I maggiori tagli dell'Eni (3000 posti?) previsti negli impianti sardi della Sir
I maggiori tagli dell'Eni (3000 posti?) previsti negli impianti sardi della Sir Che cosa c'è nel «polo chimico» presentato da Grandi ai sindacati I maggiori tagli dell'Eni (3000 posti?) previsti negli impianti sardi della Sir RÓMA — Il piano dell'Eni per il risanamento del «polo pubblico» della chimica prevederebbe il «taglio» di quasi 3000 posti dì lavoro soprattutto nel Mezzogiorno (Sicilia. Calabria, Lucania). Oltre la metà (circa 1600) sarebbero concentrati in Sardegna. Lo si è appreso in ambienti sindacali in relazione all'incontro di martedì con il presidente dell'Eni Grandi. La federazione Cgii, Cisl e Uil e la Fulc non hanno ancora espresso una valutazione complessiva sul piano dell'Eni; il segretario confederale della Uil. Walter Galbusera. ha sottolineato che l'ente ha proposto «una sfida che va raccolta e prevede la creazione di attività sostitutive da parte della Gepi, dell'Indeni, di strutture finanziarie regionali e di soggetti imprenditoriali privati». Galbusera ha rilevato la gravità del problema occupazionale in Sardegna difficilmente risolvibile anche a causa della difficoltà dei trasporti. «Lo crisi degli stabilimenti sardi della Sir — ha detto Galbusera — è una questione nazionale che coinvolge il governo e lo Stato in quanto pone problemi sociali insuperabili. Occorre evitare in tutti i modi strumentalizzazione e polemiche, sorte da parte di alcune forze politiche sarde, e lavorare con il massimo dell'impegno per una soluzione in tempi credibili». Galbusera ha infine proposto che la Cassa depositi e prestiti, e quindi il Tesoro, rinunci ai suoi crediti per evitare il fallimento della Sir. Veniamo al piano vero e proprio. Prevede: 1) la razionalizzazione delle partecipazioni dell'Eni nel settore chimico; 2) il rinnovamento dell'apparato produttivo della chimica primaria: 3) lo sviluppo accelerato della chimica secondaria (settore della nutrizione, farmaceutica e para farmaceutica); 4) il potenziamento della ricerca; 5) l'ammodernamento dell'apparato commerciale, internazionalizzazione. Quanto ai problemi occupazionali, i dirìgenti dell'Eni e del- l'Asap (l'associazione delle aziende del gruppo Eni) hanno detto ai sindacati che «livelli e strutture occupazionali del polo chimico pubblico devono tener conto di vari elementi, quali la integrabilità o meno di impianti Sir e Liquichimica, le prospettive di risanamento che si offrono agli stabilimenti, compresi quelli dell'Anic, l'esigenza di articolare un progetto ricostruttivo globale della chimica che non può non prevedere ridimensionamenti, soste, riqualificazione». Il presidente Grandi — viene fatto notare all'Eni — ha comunque insistito sul «massimo impegno dell'Eni per far si che a conclusione del complesso progetto il saldo occupazionale al 1986 risulti il meno oneroso possibile». Questi problemi, per poter essere affrontati in una cornice di adeguatezza anche finanziaria — è stato rilevato —. ipotizzano anche il rifinanziamento di leggi speciali (come la 675) e la integrazione del fondo di dotazione dell'Eni. I dirigenti dell'ente, nell'incontro con i sindacati, hanno anche affrontato il problema della dichiarazione di stato di crisi dell'Anic, sia sotto l'aspetto della registrazione dello stato dell'azienda, sia sotto il profilo dell'utilizzo delle provvidenze di legge.
Persone citate: Anic, Galbusera, Walter Galbusera
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