Stipendi in ritardo alla Ceat e debiti di oltre 160 miliardi

Stipendi in ritardo alla Ceat e debiti di oltre 160 miliardi Il sindacato teme che la crisi possa precipitare Stipendi in ritardo alla Ceat e debiti di oltre 160 miliardi La Fulc presenterà proposte concrete nei prossimi giorni alla conferenza di produzione TORINO — La crisi Ceat allarma il sindacato che. proprio in questi giorni, ha deciso di convocare, al più presto, una «conferenza di produzione* nazionale dei delegati di tutti gli stabilimenti. Motivo: «La situazione può precipitare da un momento all'altro, con conseguenze immaginabili per l'occupazione*, dice una nota diramata dalla Fulc torinese in cui si fa il punto sul «caso Ceat*. Un «caso* che. secondo il sindacato, oggi è questo: l'azienda (5000 dipendenti in Italia sparsi tra gli stabilimenti di Torino. Settimo, Ascoli ed Agnani) ha «una situazione fortemente debitoria nei confronti dei fornitori e delle banche* e ha «problemi di mancanza di materie prime con cui lavorare e di pezzi di ricambio*. Inoltre ha «difficoltà di pagamento dei dipendenti*: non solo «i salari sono stati pagati più volte con alcuni giorni di ritardo* ma il premio ferie, che doveva essere liquidato a luglio, è stato «rateizzato fino a novembre*. Ce n'è insomma quanto basta, precisano alla Fulc. per far suonare il campanello d'allarme, mobilitare i lavoratori e ricercare, anche «con il coinvolgimento del governo, una via d'uscita*. Quale? Alla Fulc non forniscono indicazioni precise. Alla «conferenza di produzione* il sindacato si impegna però a «elaborare una proposta globale* che avrà al centro «la difesa dell'occupazione, la modifica dell'organizzazione del lavoro, i problemi produttivi e tecnologici della Ceat*. « Tutti temi — dicono alla Fulc — che hanno fatto parte già di importanti accordi e che, almeno in parte, si sarebbero potuti risolvere con l'arrivo del partner, di cui si parla da anni*. Ma questo partner sinora è rimasto un fantasma, e i problemi della Ceat si sono aggravati, tanto che l'azienda, dopo un anno e mezzo, non è stata ancora in grado di «presentare al Cipi un piano di ristrutturazione che poteva permetterle di utilizzare la legge 787 che consente il consolidamento dei debiti verso le banche e di alleggerire cosi la sua posizione verso il sistema bancario*. Nata all'inizio del secolo a Torino, la Ceat. va detto, è da alcuni anni in difficoltà. La sua crisi, comunque, si è esasperata verso la fine del '77. prima che il proprietario, il maestro e compositore di musica Alberto Bruni Tedeschi, decidesse di ritirarsi e passare la mano ai membri della sua famiglia. A dirìgere la Ceat in un primo tempo venne chiamato un manager. Aldo Sala, l'ex presidente della Esso Italiana, che promise il bilancio in pareggio nell'81, e mise in atto un vasto piano di risanamento. Poi. all'inizio dell'anno, quando la Ceat venne trasformata in holding. Sala passò a sua volta la mano ad Alberto Marsaglia. che prese in mano le redini della capogruppo, la Ceat Spa. Sala comunque restò a dirigere la Ceat Cavi, mentre il gruppo pneumatici passò sotto la guida di Angelo Tealdo. In questi tre anni, comunque, alla Ceat molte cose sono cambiate: la situazione industriale, dopo la chiusura di alcune sedi stravecchie, come quella torinese di via Leoncavallo. è notevolmente migliorata: il costo del lavoro, tra il '79 e l'80. è sceso dall'81.1 al 77.3% : il fatturato per dipendente è passato da 40.4 a 49,3 milioni: il fatturato di gruppo ha avuto un balzo rilevante. Dai 241 miliardi del '79 si è passati ai 289 dell'80 e ai 330 previsti per quest'anno per la Ceat italiana (mentre quello della Ceat International, la perla del gruppo, fatturerà quest'anno oltre 1000 miliardi). Ma sul gruppo sono continuati a gravare pesantemente i debiti (oltre 160 miliardi che comportano una quarantina di miliardi di oneri finanziari netti, tutti soldi che la Ceat deve versare alle banche per pagare gli interessi). Ed è quest'ultimo, forse, il punto che allarma oggi più i sindacati, i quali sono convinti però che «la Ceat è un'azienda che ha un suo ruolo nel mercato, non florido, ma neppure fra i più sofferenti*. E per un suo rilancio il sindacato, come ha già fatto in precedenza, anche con \'«accordo assai avanzato sul sesto giorno lavorativo*, è disposto a un confronto costruttivo e a una «verifica globale* Cesare Roccati

Persone citate: Alberto Bruni Tedeschi, Alberto Marsaglia, Aldo Sala, Angelo Tealdo, Cesare Roccati

Luoghi citati: Italia, Torino