Di Giesi accusa Longo: il psdi non torni all'epoca di Tonassi di Ezio Mauro

Di Giesi accusa Longo: il psdi non torni all'epoca di Tonassi Comincia la guerra precongressuale fra i socialdemocratici Di Giesi accusa Longo: il psdi non torni all'epoca di Tonassi ROMA — Pietro Longo è partito ieri mattina per Parigi, dove si riunisce il Bureau dell'Internazionale socialista, portandosi in tasca la lettera di dimissioni della segreteria e di tutto l'esecutivo della federazione romana del psdi. E' l'ultimo contraccolpo della battaglia delle giunte, che per due mesi, ha dominato la scena politica italiana e che oggi sta dividendo il psdi. opponendo il vertice del partito alla periferia. Roma, con le dimissioni in massa, è la prova concreta di questa spaccatura, dopo che già a Genova il psdi è entrato in giunta nonostante il divieto della direzione nazionale socialdemocratica. «Quello della direzione era un diktat, di fronte al quale un gesto di protesta diventava inevitabile — accusa Lamberto Mancini, presidente della Provincia di Roma e vicesegretario della federazione provinciale del psdi. — Per la giunta di sinistra alla Provincia eravamo ad un passo dall'accordo, il documento conclusivo era in pratica approvato, l'organigramma pronto. Longo sapeva tutto, fin dal mese di luglio. A settembre, ha cambiato idea, e ci ha chiesto di cambiare linea. Non potevamo accettare. Andremo avanti per la nostra strada, verificando l'intesa con psi, pei e pri: se reggerà, entreremo in giunta». Come risponderà il partito a questi gesti isolati di ribellione? Franco Nicolazzi, ministro dei Lavori Pubblici e leader con Longo della maggioranza che governa il partito, annuncia che la direzione «esaminerà il comportamento della federazione di Genova e, se sarà il caso, anche di Roma, prendendo i provvedimenti necessari». Ma intanto, la sinistra del partito soffia sul fuoco e vede nella ribellione a Longo della periferia socialdemocratica un buon cavallo di battaglia in vista del congresso di gennaio. «Anche nel psdi — dice Michele Di Giesi, ministro del Lavoro, capofila della sinistra socialdemocra¬ tica — i nodi stanno per venire al pettine. Con la vicenda delle giunte, Longo ha provato a sterzare, per portare il partito su posizioni moderate, ma ha sbagliato la curva. E adesso, il partito si ribella, perché non è disposto a ritornare al tanassismo. La linea dei congressi dì Firenze e di Roma rendeva possibile la nostra partecipazione a giunte di sinistra. Questa linea oggi deve essere riconfermata, perché noi non siamoilpli». Sono accuse che la maggioranza respinge. «Da Palazzo Barberini in poi, io non ho mai cambiato posizione politica, anche se ho visto cambiare molte etichette di corrente attorno a me — dice il ministro Nicolazzi —. L'obiettivo del psdi deve essere quello di creare un polo autonomo dalla de e dal pei. Su questo, a parole, siamo tutti d'accordo. Ma poi, nei fatti, qualcuno vorrebbe un psdi autonomo solo dalla de. per entrare qua e là in tutte le giunte di sinistra a fianco dei comunisti. E allora, noi diciamo che questa è una linea non accettabile, come non sono accettabili certe strumentalizzazioni delle nostre posizioni fatte a puri fini congressuali». «Chi parla di erosioni della maggioranza, chi vede indebolimenti nelle nostre file, si sbaglia — aggiunge il vicesegretario del partito, Carlo Vizzini —. In realtà, la guerra congressuale contro Longo è già incominciata, e qualcuno in queste settimane batte la periferia del psdi per eccitare gli animi contro il segretario, strat>olgendo la sua linea, dicendo che tutti gli uomini del psdi dovranno uscire da tutte le maggioranze di sinistra. Chi tira i fili di questa operazione? Basta leggere i giornali per capire che è Di Giesi, convinto di poter puntare alla successione di Longo. Io dico che si sbaglia, perché le sinistre hanno il 20 per cento del partito, contro V80 per cento della maggioranza». Sono cifre che non disarmano la minoranza socialdemocratica. «Per esperienza, so che quando si dà battaglia i conti è meglio farli alla fine, non all'inizio delle operazioni — dice il ministro Di Giesi —. Andremo ad un primo scontro in comitato centrale, la prossima settimana, e chiederemo che la maggioranza si impegni a non far slittare il congresso, fissato per gennaio. Qui, misureremo le forze, e vedremo i risultati. Nel partito, c'è ormai un malessere che va al di là dei confini della sinistra, e sta logorando la maggioranza. «Storie — ribatte Nicolazzi —. Nel partito non c'è nessun vuoto, e il segretario è ben saldo in sella. Anche noi aspettiamo il congresso. Ma attenzione: l'unica cosa da verificare, a gennaio, sarà la consistenza della minoranza, non certo della maggioranza». Ezio Mauro

Luoghi citati: Firenze, Genova, Parigi, Roma