1940: chi voleva «vendere» la flotta?

1940: chi voleva «vendere» la flotta? Dagli archivi segreti inglesi una serie di documenti sulla Marina italiana 1940: chi voleva «vendere» la flotta? Un mensile fa i nomi di due alti ufficiali della Marina che avrebbero avuto contatti con l'ammiragliato britannico Quarantanni fa. all'indomani della tragica «notte di Taranto» del novembre '40. un gruppo di alti ufficiali della Marina italiana discusse segretamente con gli inglesi la possibilità di consegnare la nostra flotta alla Gran Bretagna in un porto neutrale, .vendendo» le navi da guerra a tanti dollari l'una. e in questi contatti col nemico d'allora furono coinvolti l'ammiraglio Domenico Cavagnari. sottosegretario alla Marina e suo capo di Stato Maggiore, e il successore, ammiraglio Arturo Riccardi: ecco le clamorose affermazioni che compaiono su «Storia Illustrata», con un articolo dello storico Franco Bandini corredato da carte inedite degli archivi del Public Rekord Office di Londra. ..Storia Illustrata» documenta che nel 1940 il ministro inglese a Stoccolma, Mallet. entrò in contatto con uno svedese il quale, tramite un italiano (rimasto finora ignoto e indicato come «Mr. A.»), aveva rapporti con gli ambienti antifascisti di Roma. L'intermedia > informava che la nostra Marina dava «segni di insoddisfazione» perché temeva, dopo quella «débàcle», di cadere sotto il controllo tedesco e al suo vertice, in tale allarmante prospettiva, si pensava addirittura di «vendere» la flotta alla Gran Bretagna a certe condizioni finanziarie (300.000 dollari una corazzata. 60.000 un incrociatore) che consentissero di sopperire alle necessità delle famiglie degli equipaggi rimaste in patria. Le relazioni, attraverso Mallet. giunsero al Foreign Office e a Churchill (il quale, peraltro, sotto il rapporto che parlava di «vendita» delle navi italiane, scrisse di proprio pugno: «rutto questo mi sembra fuori della realtà»), mentre l'agente svede¬ se a Roma ebbe anche la possibilità di conoscere il parere di Cavagnari (ch'egli indicò, con Grandi e Badoglio, quale probabile membro di un triumvirato che sostituisse Mussolini al governo d'Italia) e del suo successore. Riccardi. Costui, però, non riteneva «realistica» la possibilità di consegnare la flotta ma dava assicurazioni agli inglesi che il supremo comando navale italiano non sarebbe mai finito in mani tedesche. Questi, per sommi capi, i documenti di «Storia Illustrata». Forse essi rappresentano la punta dell'iceberg che potrebbe rivoluzionare — come nota acutamente Bandini— «quell'immaginepiuttosto imbalsatnata della nostra guerra ultima». Nessun dubbio sulla loro autenticità ma d'altronde Cavagnari e Riccardi non sono ricordati come ammiragli che. seppure «in pectore», cercarono intelligenza co! nemico ma semplicemente come due incompetenti (Cavagnari. poi. non costruiva portaerei perché diceva — citando Mussolini — che «tutta l'Italia è una portaerei»). Tuttavia è evidente, nell'inquietante quadro di questa trama che s'intravede, l'amarezza della Marina per le sconfitte e il tentativo, dinnanzi alle prevaricazioni tedesche, di cercare un contatto: però, quanto di vero, di falso, di supposto contenevano quelle indiscrezioni? Non dimentichiamo che il 1940-1941 fu stagione di grandi inganni diplomatici e psicologici fra le nazioni in guerra, e tutti col fine ultimo di dare fiato alla Gran Bretagna assediata da Hitler e di rendere ancora più esitante il Fuehrer davanti al passo — al quale non si sapeva decidere — dell'invasione. Già uno svedese sospetto, il diplomatico dilettante Dahlerus. s'era rivelato strumento di Goe- ring nei colloqui anglo-tedeschi alla vigilia del conflitto; un altro svedese, il ministro Prytz. comparve nella strana vicenda di quella pace di compromesso che. nell'estate '40. taluni ambienti inglesi sembravano voler raggiungere al di fuori del governo Churchill; ancora a quell'epoca l'inglese Hoare. in Spagna, lasciò credere che il supremo vertice britannico, terrorizzato dalle armate di Hitler, fosse in procinto di fuggire in Canada. Contemporaneamente si instaurò una curiosa trattativa segreta fra il quacchero americano Malcolm R. Lovell e l'ambasciatore britannico a Washington. Lothian. per un accordo Inghilterra-Germania mentre il duca di Windsor, a Madrid, si comportò con una tale doppiezza che Heydrich credette di poterlo far rapire per insediarlo re (nazista) di Gran Bretagna. In questa ottica di mezze verità, di «ballons d'essai», di contatti inconfessabili, di informazioni drogate e di aperture più o meno esplicite verso l'uno o l'altro blocco di nazioni (come quella che il governo di Franco si apprestava a fare nei confronti della Germania ritenendo imminente l'invasione pacifica del suo Paese) non sarebbe illogico supporre che i rapporti dell'intermediario svedese a Mallet. anche perché provenienti da una non precisata fonte antifascista italiana, fossero stati — sia pure involontariamente — inquinati: in quella decisiva stagione di politiche segrete Hitler, per esempio, si era convinto — sulla base di informazioni riservate ricevute dall'America e confermate da quel disgraziato di Colin Ross — che gli Stati Uniti preparassero l'«Anschluss» col Canada. Giuseppe May da