La periferia dc a Piccoli: destinare alle sezioni metà dei fondi pubblici di Giuseppe Fedi
La periferia dc a Piccoli: destinare alle sezioni metà dei fondi pubblici Le richieste dei «quadri» riuniti a Roma per l'assemblea di novembre La periferia dc a Piccoli: destinare alle sezioni metà dei fondi pubblici ROMA — «Cosa emergerà dall'assemblea nazionale della de? Un tentativo di recupero del mondo cattolico in maniera verttcisUca?». Indirizzata a Piccoli, Fori ani. Oui e Sanese, seduti al tavolo della presidenza del convegno, l'insinuazione è di uno dei tanti segretari regionali e provinciali (molti dei quali di recente nomina) venuti a Roma per gettare con la dirigenza democristiana le basi di quella che dovrà essere la partecipazione della periferia alle assise in programma dal 25 novembre. Piccoli, che ha appena annunciato alla platea la possibilità di un deferimento ai probiviri del deputato calabrese Ligato, «per alcune gravi espressioni contro il partito», prende appunti. «Se da questo appuntamento non uscirà una proposta politica precisa e prevarrà ancora una volta la logica delle correnti — incalza l'oratore —, avremo gettato al vento un'altra occasione decisiva». Gl'interventi riempiono la mattinata e dopo le 13 Nicola Sanese, responsabile del dipartimento organizzativo, invita gli ultimi iscrìtti a parlare a stringere, mentre un gruppo sta lavorando alla stesura di un documento conclu- sivo. Dal palco della saletta dell'«Hotel Ergife» piovono sui dirigenti inviti a cambiare l'immagine del partito, a riacquistare una capacità propositiva che la de sembra avere smarrito, ad elaborare, in prospettiva, una strategia a lungo termine, anche se si dà atto a Piccoli di aver avviato in qualche modo questi processi. C'è chi invoca modifiche statutarie per accelerare il rinnovamento dei quadri, prima fra tutte la vecchia proposta di eleggere il segretario direttamente al congresso. S'infittiscono i proclami per l'abolizione delle correnti, ma non manca chi, una volta enunciati i buoni propositi, finisce per impantanarsi in suggerimenti che sanno tanto di correntismo. •Siamo assenti dal mondo del lavoro — ricorda Boccia, segretario provinciale di Potenza—e abbiamo perso ogni collegamento con la Osi. E poi il raccordo col mondo cattolico. Perclié considerarlo, come si ostinano a fare molti nostri dirigenti, alla stregua di un fatto burocratico? La democrazia cristiana deve mettere questa gente nella condizione di riconoscersi nel partito. Altro che calcolarla in percentuale!». TJbaldini è il segretario provinciale di Terni. *Non c'è — premette con tono raggelante — tutta questa attesa per l'assemblea. Il motivo—chiarisce — è questo: non siamo riusciti a finalizzarla ad un rinnovamento di contenuti politici e dell'immagine della de. D'altronde — aggiunge — le sezioni sono in crisi in moltissimi centri, spesso mancano addirittura i locali dove riunirsi. Non parliamo poi dei finanziamenti: nella nostra provincia non c'è più una tipografia che ci stampi un manifesto». Sentiti gli umori, Piccoli tranquillizza i segretari provinciali e regionali: «Voglio togliere ogni sospetto. Nessuno di noi ha pensato o sta pensando all'assemblea di Roma come ad una operazione gattopardesca. E' un appuntamento che è nato nella convinzione più profonda di contribuire in ogni senso al rilancio del partito. L'assemblea di novembre ci servirà a ripresentare i nostri valori, i nostri ideali, in una forma adeguata ai cambiamenti avvenuti. La seconda esigenza è quella di modificare lo statuto per garantirlo dai nodi degli stati maggiori delle correnti». Longo, di Gorizia, illustra al microfono il documento con cui 23 segretari rivolgono ai dirigenti una serie di istanze. La prima riguarda la nomina dei delegati all'assemblea su tre livelli: sezionale, provinciale e regionale. La seconda chiede che almeno il 50 per cento del finanziamento pubblico venga destinato alle sedi periferiche e che la legge all'esame del Parlamento garantisca •l'effettiva possibilità e liceità dei finanziamenti privati ai partiti e la trasparenza dei loro bilanci». Quindi, dopo le brevi repliche di Piccoli, Gui e Sanese, chiude i lavori Forlani. Il presidente della de paragona l'assemblea a una specie di «concilio» del partito, che «si raccoglie per ripensare se stesso, tornare ad essere forza traente rispetto alle altre». Se il pei tha creduto di risolvere la sua crisi di identità e di prospettiva tornando indietro, le altre forze democratiche debbono andare avanti e rafforzare la loro alleanza». Giuseppe Fedi
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