Piccoli ha convinto Andreatta « La dc non è pronta alla crisi» di Luca Giurato

Piccoli ha convinto Andreatta « La dc non è pronta alla crisi» Il ministro era deciso a dimettersi per i tagli Piccoli ha convinto Andreatta « La dc non è pronta alla crisi» Nel Consiglio dei ministri di domani il responsabile del Tesoro chiederà nuovamente di bloccare il fondo di 5 mila miliardi per gli investimenti - In caso contrario forse lascerà rincarico - Giornata di grande tensione nel governo e nei partiti (Segue dalla 1 ' pagina) mente al ricatto della crisi e delle elezioni anticipate: «Non le vuole neppure il psi. Craxi però fa valere le sue tesi con Spadolini. Noi finiamo sempre per cedere ed arretrare. Si può andare avanti cosi?». Che cosi, per le esigenze della democrazia cristiana, non si possa andare avanti, ne era convinto, nella riunione di palazzo Chigi, anche l'altro ministro de presente al vertice: Giovanni Marcora. Il responsabile dell'Industria (che per temperamento e decisione, nel governo, non prende lezioni da nessuno) ha appoggiato il suo amico-collega contro l'agguerritissimo «asse socialista- anti-misure fiscali fino all'orlo di un abis¬ so politico che almeno per il governo Spadolini sarebbe stato senza ritorno. Uomo più politico che tecnico (al contrario di Andreatta) Marcora si è fermato — ed ha cercato di fermare l'implacabile amico — quando si è accorto che anche la paziente mediazione di Spadolini aveva ormai imboccato la «corsia preferenziale- di una possibile intesa sui 9 mila miliardi di tagli alla spesa pubblica senza novità fiscali. E' a quel punto che Marcora ha detto «basta», passando dalla parte del «nemico». Ieri, dopo la tempesta. Marcora ha criticato, in varie sedi e con interlocutori importanti, la condotta di Andreatta. «Non si può agire solo sulla spesa. Questo è già un bilancio ridotto all'osso. Cosi non si risoWono i problemi dell'inflazione. E' indispensabile agire anche sulle entrate. Le cifre, del resto, parlano chiaro-, insisteva quella notte Andreatta, ormai cavaliere solitario di una battaglia comunque ingrata. Uno dei protagonisti dell'asse socialista (sembra il ministro De Michelis) alla fine è sbottato: «Ci hai rotto le palle con queste cifre! La settimana scorsa concordavano con le nostre. Ora sono cambiate. Ci vuoi spiegare che cosa è successo?-. E Formica, di rincalzo: -C'è già una intesa di massima con i sindacati, che vengono qui giovedì. Che facciamo? Cambiamo all'improvviso tutte le carte in tavola e ci becchiamo uno sciopero generale, giusto e sacrosanto, una volta tanto!?-. Tali argomenti — sotto i quali emerge con spietata evidenza lo scontro, non solo economico, ma politico, tra due linee di fondo, che sempre hanno coabitato con estremo disagio in tutti i governi di coalizione — sono stati per Andreatta un invito continuo alla replica, alla precisazione analitica. In altre parole, il ministro attaccava invece di arrendersi, con un tono — ci è stato riferito — «un po' sprezzante, soprattutto per quell'atteggiamento da testa d'uovo, di grande superiorità intellettuale, che ha finito per far arrabbiare anche Marcora-, L'unico che non ha mai perso la calma è stato Spadolini. Fatto l'accordo, è andato a dormire e, di buon'ora, ha avuto un paio di interminabili colloqui telefonici con Piccoli, prima e dopo la «cura Andreatta». Quando si è recato alla Camera per illustrare le misure del piano, il presidente del Consiglio ha risposto con diplomazia a chi chiedeva conferma delle dimissioni del ministro del Tesoro: «La cosa è del tutto nuova. Io non so niente-. Poco dopo, una nota ufficiosa di palazzo Chigi precisava: -Il ministro Andreatta sta lavorando alla predisposizione della legge finanziaria per il 1982 sulla base delle indicazioni emerse nella riunione tra il presidente del Consiglio e i ministri economici-. Con quale stato d'animo Andreat¬ ta abbia lavorato per tutto il giorno al documento (disertando l'incontro tra Spadolini e i capigruppo della maggioranza) lo spiega indirettamente, meglio di qualsiasi nuova indiscrezione su una notte e una giornata roventi, questa dichiarazione di Marcora: -Una cosa, principalmente, si è decisa ulla de: niente crisi-. Solo un paio d'ore prima, in molti ambienti che contano della Roma politica proprio Marcora era stato indicato come - il nuovo ministro del Tesoro». Luca Giurato