Andreatta si dimette solo per qualche ora
Andreatta si dimette solo per qualche ora Andreatta si dimette solo per qualche ora ROMA — Sconfitto nel «braccio di ferro» con i ministri socialisti. Andreatta è uscito l'altra notte dal drammatico vertice di Palazzo Chigi più che mai deciso a mollare per sempre tutte le amare e ingrate responsabilità del Tesoro. Le dimissioni, del resto, le aveva già minacciate la settimana scorsa a Bruxelles, denunciando, senza mezzi termini, «un bilancio elettorale del governo». Per il ministro del Tesoro, quello uscito dal super-vertice notturno era qualcosa di peggio di un bilancio elettorale: era la Caporetto della de. 18 settembre della politica economica del suo partito, sconfitto, ancora una volta, dalla «prepotenza e dalla determinazione» di Craxi e dei suoi uomini. Le dimissioni, mai formalizzate, sono rientrate dopo una mattinata tempestosa, densa di colloqui frenetici, al termine dei quali Andreatta, per esigenze di «realpolitik» ha detto «obbedisco» senza però chinare la testa né deporre definitivamente le armi. Al consiglio dei ministri di domani, infatti, è pronto a battersi contro tutti e tutto per bloccare l'istituzione del fondo di 5 mila miliardi per gli investimenti. Ripresenterà le dimissioni se anche questa impresa gli andrà male? Quando, ieri mattina, ha comunicato a Piccoli la decisione di dimettersi, il segretario de è riuscito a controllare i nervi già duramente messi alla prova e gli ha replicato con voce ferma, solo a volte incrinata dall'emozione: «Le dimissioni!? Ti rendi conto delle conseguenze?! Crisi di governo ed elezioni anticipate. Il partito non è pronto e tu lo sai benissimo. Che vogliamo? Una nuova sconfitta?». E' stato un colloquio lungo ed agitato. E' da quando esiste il governo Spadolini, ed anche da prima, che Piccoli ed Andreatta sono in contrasto un po' su tutto: dalla gestione del partito alla linea di politica economica del governo. Sul partito, il ministro del Tesoro è uno dei critici più duri dell'attuale «staff» dirigente, che a suo giudizio dovrebbe, in blocco, abbandonare le stanze di piazza del Gesù e far entrare aria nuova: «La de non ha oggi una leadership». Sulla politica economica, il ministro rimprovera alla segreteria di cedere continuaLuca Giurato (Continua a pagina 2 in quinta colonna)
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