Vivere con il terremoto a Potenza di Giuseppe Zaccaria

Vivere con il terremoto a Potenza Lunedì sera la gente si è riversata nelle strade, come un anno fa Vivere con il terremoto a Potenza Dopo l'ultima scossa è tornata la grande paura e la sensazione della inutilità di qualunque sforzo - La città si è svuotata: gli abitanti sono scappati dal centro, dove il pericolo è maggiore quando la terra trema La fuga continua da qualche mese: negli ultimi tempi in tutta la provincia se ne sono andati in 15 mila DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE POTENZA — Le scuole, ieri, hanno riaperto come se nulla fosse accaduto: la citta doveva ritrovare le sue cadenze, la gente riabituarsi a vivere col terremoto. Ma le aule, soprattutto alle elementari, sono rimaste vuote: non erano stati proprio i bambini, negli ultimi «temi liberi; a raccontare la paura di una nuova scossa? L'ultima, lunedi sera, alle 18,14, non era di quelle a cui è possibile abituarsi: an¬ cora quel brontolio che prende alle viscere, quell'allucinante balletto di muri. La gente s'è riversata come dieci mesi fa nelle strade, ha preso come allora cuscini e coperte, è saltata in macchina scendendo a velocità folle e clacson spiegato i tornanti che dai vicoli semidistrutti del centro storico portano giù, fino alla Basentana. Se ne sono andati al più presto, il più lontano possibile. E adesso si dovrebbe ricominciare. Ieri, chi aveva im- pegni di lavoro è tornato, magari in ritardo, magari lasciando i familiari in campagna. I tre cinema lasciati in piedi dal terremoto di novembre, l'.Ariston», il «Fiamma» e 11 «Due Torri», sono rimasti pateticamente aperti, in attesa di spettatori che non sono arrivati. La terminologia sismica, a Potenza, fa parte ormai del vocabolario comune: tutti sanno cos'è v.effetto frusta; quel lungo, quel lungo ondeggiamento — prima da una parte, poi dall'altra — che in caso di forti scosse si verifica nelle costruzioni poste più in alto. E i cinema sono proprio 11 in cima, intorno a quel che resta di via Pretoria. La gente ha ricominciato ad andarsene; dice Pietro Simonetti, il segretario della Cgil che l'altra sera ha incontrato, con una delegazione, il prefetto Agostino Stellato. «Restono Quelli che devono fare i conti col lavoro, ma già nell'apparato burocratico si aprono nuove falle; Al prefetto, continua, i sindacati hanno chiesto di rimettere in piedi quell'organizzazione di «primo intervento» che, nel dopo terremoto, si era prima sfilacciata poi quasi disciolta. Dai comuni della provincia, soprattutto dal «cratere», la zona maggiormente devastata nell'inverno scorso, arrivano richieste sempre più pressanti. Pescopagano, Bella, Muro Lucano chiedono invìi di roulottes: la gente non vuol saperne di dormire in casa. Da tutto il circondario si sollecitano nuove perizie sulla stabilita dei palazzi. .In tutto questo — continua Slmonetti —il gruppo dei vigili del fuoco è stato praticamente smantellato, manca qualunque piano di evacuazione. Persino il 91° Fanteria, l'unico presidio militare che potrebbe compiere interventi immediati, anziché rafforzarsi ha diminuito i propri effettivi». n prefetto ha risposto, ieri sera, con un censimento di tutte le forze disponibili In caso di disastro; Zamberletti e il Viminale sono stati tempestati di fonogrammi. Si fa tutto il possibile per prepararsi a un evento che tutti si augurano non debba più verificarsi e contro il quale tutti, in fondo, sanno che ci sarebbe ben poco da fare. Le riunioni, i discorsi, le telefonate con Roma finiscono con l'assumere quasi un valore scaramantico. Vivere col terremoto, non significa solo abituarsi alla paura. La sensazione peggiore, che si insinua lentamente in tutti, è quella dell'inutilità di qualunque sforzo. Un senso di precario che finisce con l'accompagnare ogni atto della giornata. Nel caso di Potenza, a tutto questo si unisce un dato particolare, forse unico: la citta è come «esplosa» verso l'esterno, al suo centro si è svuotata. •Prendete via Pretoria; spiegano al «Gran caffè Italia», una volta punto di ritrovo della città intera: •Fino al terremoto in quel vicolo di tre metri prima o poi trovavi chiunque; Adesso via Pretoria è nuovamente deserta: pur di tornarci, i potentini si erano abituati anche ai segni del dopo terremoto, al passeggio tra le transenne e i pali di sostegno. Ma l'ultima scossa ha ricordato che quel vicolo potrebbe trasformarsi in un pericoloso budello: e Potenza, cosi, non ha perso soltanto l'antico rito dello •struscio». Via Pretoria era centro, a suo modo immagine di quanto a Potenza era vivo e vitale. Adesso non c'è più nulla: il Comune si è trasferito in periferia, a Sant'Antonio La Macchia; la Provincia, nel museo archeologico di Santa Maria. Il prefetto si è sistemato in questura, giù in basso, a corso Garibaldi. Intorno al campo di case prefabbricate che sta per sorgere alla contrada Bucaletto, sulla Basentana (anche se delle settecento case in programma per il 30 settembre non se ne vedrà che un terzo) si sta creando tutta una nuova rete di interessi, di traffici, di nuovo movimento. Bersagliata dalle scosse, quasi rassegnata a cambiare del tutto il suo volto, Potenza si è svuotata anche all'interno. E quelli che l'abbandonano, si fanno di nuovo numerosi, «/n questi mesi — continua Slmonetti — fra città e provincia se ne sono andati in quindicimila». Se questa vita d'inferno continua, dicono, vorranno restare solo quelle seicentocinquanta famiglie che sperano di avere per sempre le case popolari ottenute con la requisizione. E a confermare questa tendenza, c'è un dato sorprendente: prima o poi, forse entro 1115 novembre, le settecento case prefabbricate della contrada Bucaletto saranno ultimate. Chi vive ancora in maniera precaria, chi è andato ad abitare in provincia, dovrebbe fare la fila per ottenerne una. Non è cosi: in tutto, finora, le domande sono state poco più di seicento. Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Agostino Stellato, Macchia, Pietro Simonetti, Zamberletti