Un «blitz» di poliziotti e carabinieri per trasferire da S. Vittore 97 detenuti di Susanna Marzolla

Un «blitz» di poliziotti e carabinieri per trasferire da S. Vittore 97 detenuti L'operazione ieri mattina all'alba ha impegnato circa trecento uomini Un «blitz» di poliziotti e carabinieri per trasferire da S. Vittore 97 detenuti Il provvedimento adottato «per rendere il servizio sanitario più efficiente» (è stato sgomberato il raggio dell'infermeria) - Ma si pensa a motivi più politici poiché fra i trasferiti vi sono i reclusi che avevano guidato le ultime lotte - Forse dietro la decisione uno scontro tra agenti e direttore accusato di «lassismo» MILANO — Sono arrivati circa 300 agenti e carabinieri, ieri all'alba, al carcere di San Vittore. Lo scopo: portare via un centinaio di detenuti da trasferire in altre prigioni sparse per l'Italia. L'operazione ha fatto salire la tensione dentro il carcere; ci sono state reazioni di detenuti che cercavano di opporsi al trasferimento. A queste reazioni si sarebbe risposto in modo duro. La moglie di un recluso ha telefonato ad una radio locale il racconto che le ha fatto suo marito: si parla di «picchiati» e «buttati giù dalle scale». La direzione del carcere ha però decisamente negato che ci siano stati «pestaggi». n motivo ufficiale del provvedimento è un «alleggerimento» del carcere in modo da consentire lo sgombero del raggio in cui si trova l'infermeria «per rendere il servìgio sanitario più efficiente». I nomi dei trasferiti, in particola re quelli del secondo raggio, che avevano avuto un ruolo di direzione nelle ultime lotte dei detenuti, fanno però pensare ad una motivazione molto più politica del provvedimento. L'operazione è cominciata verso le 4 del mattino, quando il carcere è stato praticamente circondato. All'interno agenti e carabinieri cominciavano anche un'accurata perquisizione, mentre prelevavano le persone da trasferire, caricandole sui mezzi blindati. L'intervento delle forze dell'ordine ha provocato reazioni che in un primo momento sembravano simili ad una mini-rivolta: si parlava di carcerati barricati nelle celle. In realta ci sono state solamente azioni «di carattere individuale» di detenuti che hanno protestato contro il provvedimento. Lo ha poi spiegato a palazzo di giustizia il dottor Luigi Bitto, presidente della sezione distrettuale di sorveglianza. I reclusi che andranno via da San Vittore sono in tutto 130: 97 sono stati trasferiti ieri, e gli altri lo saranno nei pressi mi giorni. Alcuni sono stati assegnati in carceri lontane centinaia di chilometri, in Calabria o in Sicilia: ciò ha provocato la protesta di mogli e madri che si sono recate a palazzo di giustizia per chiedere la revoca del provvedimento. Lo stesso dottor Bitto ha dichiarato che i trasferimenti erano stati decisi il 13 agosto, a Milano, durante un incontro sui problemi del carcere presente il ministro della Giustizia Darida. Secondo al cune voci, però, questa sarebbe stata una decisione molto più recente, che troverebbe giustificazione nell'aggravamento del «clima» di San Vit tore e che comunque sarebbe stata in qualche modo «imposta» alla direzione del carcere, più propensa al dialogo che ai provvedimenti amministrativi. Sempre secondo queste voci, infatti, negli ultimi tempi ci sarebbe stato uno scontro di vedute tra il direttore del carcere e il comando delle guardie, che accusava il dottor Luigi Dotto di eccessivo «lassismo»: sarebbe stata quest'ultima posizione a prendere il sopravvento e a trovare alleati nel ministero. Fatto sta che quanto è avvenuto ieri a San Vittore porta un «duro colpo» al dialogo che si stava avviando. Lo dice Emilio Molinari, di democrazia proletaria, che assieme ad altri esponenti politici della de, del pdup e del psi aveva condotto riunioni e trattative con carcerati e guardie. «/ trasferimenti decisi e le modalità con cui sono stati attuati — dichiara — rischiano di vanificare il lavoro che avevamo condotto negli interessi sia dei detenuti sia degli agenti». E fa il punto su ciò che si era riusciti ad ottenere: «/ reclusi avevano cominciato ad organizzarsi democraticamente, con una rappresentanza riconosciuta che portava avanti le loro richieste. Le istituzioni regionali iniziavano a muoversi, a partire dalla visita in carcere dell'assessore alla Sanità. Inoltre lo stesso ministro sembrava propenso a venire a Milano per incontrarsi con guardie e detenuti. Ora i meccanismi che si erano messi in moto rischiano di incepparsi». Venerdì i terroristi avevano assassinato 11 vicebrigadiere Rucci dicendo chiaramente: lo abbiamo fatto per opporci alla riforma del carcere. Domenica e lunedi c'erano stati a S. Vittore due omicidi, un'aggressione, uno in fin di vita per troppa droga. Da più parti si andavano chiedendo «provvedimenti risolutivi». Quello di ieri può sembrarne uno. Ma c'è un rischio: che in carcere i «duri», quelli che sparano e ammazzano dentro e fuori, abbiano il soprav vento. Susanna Marzolla

Persone citate: Darida, Emilio Molinari, Luigi Bitto, Luigi Dotto, Rucci

Luoghi citati: Calabria, Italia, Milano, Sicilia