Il Cremlino martella con moniti e minacce Solidarietà e i polacchi di Fabio Galvano

Il Cremlino martella con moniti e minacce Solidarietà e i polacchi Il Cremlino martella con moniti e minacce Solidarietà e i polacchi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — La Tass, le Izvestija, la radio, la televisione: in Urss la girandola delle denunce contro «Solidarietà» ha ormai assunto un ritmo che mai, nei 12 mesi della crisi polacca, era parso immaginabile da parte dei mass-media sovietici. Le accuse si ripetono, si ampliano, e viene da domandarsi se attraverso questa bordata il Cremlino non stia in verità cercando di valutare la reazione per decidere il da farsi, piuttosto che esercitare pressioni psicologiche sui polacchi. L'ennesima assemblea di lavoratori sovietici — in questo caso gli operai della Uralmash — ha votato ieri un documento di denuncia delle azioni di «Solidarietà». Si parla, come sempre in questo tipo di interventi, di -rabbia e indignazione», ma anche delle .disgustose azioni» del sindacato polacco, con un ricordo del sangue russo versato per la Polonia durante l'ultima guerra. I contenuti non sono nuovi, quello che colpisce è l'insistenza sovietica sugli stessi temi, quasi la volontà del Cremlino di creare anche all'interno dell'Urss una pressione psicologica sui fatti polacchi che fino a dieci giorni fa — cioè fino al congresso del sindacato — aveva accuratamente evitato. Le Izvestija, giornale del Soviet Supremo, ripetono che la difesa del socialismo in Polonia -riguarda direttamente gli interessi dell'intera comunità socialista», perché «la minaccia alla Polonia equivale a una minaccia contro tutti i Paesi fratelli e contro la causa della pace e della sicurezza in Europa». In particolare, il giornale sottolinea la -chiarezza assoluta- della strategia di «Solidarietà», che consisterebbe nell'-eliminare il socialismo in Polonia». Ma, aggiunge ancora, -le ambizioni degli avventurieri vanno già oltre la struttura di un Paese» : un chiaro riferimento a quei timori di «contagio» sui quali la stampa sovietica aveva sempre preferito sorvolare. Questa volta l'appello del sindacato autonomo ai lavoratori dell'Est europeo — che secondo talune indicazioni ha suscitato certe poco gradite curiosità nella stessa Unione Sovietica — indicherebbe che secondo gli •antisocialisti» di Danzica e di Varsavia «è venuta l'ora di esportare la controrivoluzione», grazie anche all'appoggio dei -centri sovversivi anticomunisti». Fabio Galvano