Banche più avare nei prestiti internazionali
Banche più avare nei prestiti internazionali L'orientamento dei maggiori Istituti di credito europei dopo il caso Polonia Banche più avare nei prestiti internazionali PERUGIA — Le banche tenderanno ad essere sempre più «avare» nella concessione di prestiti internazionali. Una prudenza dettata dalle crescenti preoccupazioni che accompagnano l'attività del sistema bancario nel finanziamento dei deficit di bilancia dei pagamenti. E' questo l'orientamento di fondo emerso dal seminario organizzato dall'Ente per gli studi monetari e finanziari «Luigi Einaudi», presso la scuola ài formazione della Banca d'Italia a Perugia. Nei due giorni del dibattito, presieduto dal governatore onorario Paolo Baffi, 48 tra 1 maggiori banchieri italiani ed europei hanno esaminato 1 rischi dell'attività internazionale determinati dalla crisi petrolifera, dalla crescente concorrenza, dai forti squilibri economici del Paesi indebitati, dagli elevati tassi d'Inflazione. Il caso più lampante dello stato di disagio viene dalla Polonia che è indebitata con circa 460 banche di tutto il mondo per più di 28 mila miliardi di lire e che ha sempre più bisogno di nuovi prestiti. Ma «rischio-Polonia» a parte, i debiti accumulati dai Paesi che ricorrono tradizionalmente ai prestiti delle grandi banche mondiali superano nel complesso 1300 miliardi di dollari, una cifra alla lunga insostenibile. Ad aggravare le cose ci sono poi le improvvise decisioni dei governi che sovente fanno saltare la «logica professionale» nella concessione dei prestiti, come è accaduto di recente con il blocco del fondi iraniani deciso dall'ex presidente statunitense Carter per gli ostaggi di Teheran. Tutte situazioni che nascondono pericoli di insolvenza sia da parte dei debitori sia da parte di qualche banca. Nessuno dei partecipanti si è azzardato in previsioni. Ed ecco, allora, il suggerimento di una maggiore vigilanza da parte delle banche centrali sulla concessione dei prestiti ai Paesi in via di sviluppo. Così come molti oratori hanno chiesto che il Fondo monetario internazionale (Imi) sia più generoso nei suoi finanziamenti. Ma un dato è certo: le istruttorie dei singoli istituti di credito saranno condotte con maggiore severità, pur tenendo presente che non è possibile chiudere improvvisamente il rubinetto finanziario a favore dei Paesi emergenti o in difficoltà. Tirando le conclusioni dell'appassionato dibattito, il presidente del Banco di Napoli, Rinaldo Ossola, ha auspicato un maggior ruolo del finanziamento diretto a Paesi in via di sviluppo da parte degli investitori finali, sia sotto forma d'investimento di capitale di rischio che sotto forma di prestiti obbligazionari. e. p.
Persone citate: Luigi Einaudi, Paolo Baffi, Rinaldo Ossola
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