Due terapie per un'economia malata di Marco Borsa

Due terapie per un'economia malata Tre giorni di discussioni tra ministri, politici, sindacalisti, studiosi Due terapie per un'economia malata Al convegno organizzato dallo Studio Ambrosetti sono emerse due linee - La prima, che fa capo a De Michelis, punta sulla guida dello Stato, la seconda, che si ispira a Andreatta, vede nel vincolo finanziario il perno del risanamento MILANO — L'attuale governo è gravemente indebolito dalla riluttanza dei partiti che lo sostengono in Parlamento a fornirgli un appoggio duraturo e efficace. Il negoziato per un accordo contro l'inflazione Confindustrìasindacati in corso dall'inizio dell'estate non si concluderà, come previsto, il 30 settembre prossimo ma è destinato a slittare fino ad agganciarsi ai rinnovi contrattuali, con esito molto incerto. La situazione economica e finanziaria sta rapidamente peggiorando sia sul fronte interno, dove tendono a crescere disavanzo pubblico e tassi di interesse mentre il sistema degli enti e delle aziende pubbliche mostra i segni di una pesante crisi di li quidità (difficoltà recente dell'Italsider a pagare gli stipendi, blocco dei pagamenti Enel), sia sul fronte esterno per la perdita di competitività dell'industria italiana sui tradizionali mercati di sbocco (soprattutto Cee). I soli due dati positivi sono una decelerazione dell'inflazione dovuta alla recessione produttiva un recupero delle esportazioni verso i Paesi dell'area del dollaro. Sono questi i tratti salienti dello scenario economico dei prossimi mesi emerso da tre giorni di discussioni fra ministri, politici, economisti, sindacalisti, imprenditori, managers, riuniti a Villa d'Este dallo Studio Ambrosetti. Se abbastanza univoca è risultata la diagnosi, la discussione sulle terapie ha fatto emergere due linee contrapposte, espressione di opposte concezioni di politica economica, che dividono in due schieramenti il governo e il Paese. Da una parte c'è quello che si potrebbe definire il polo De Michelis (perché è il ministero delle Partecipazioni statali ad esprimere con maggiore autorevolezza questa lineai dall'altra il polo Andreatta (perché la linea opposta fa perno sul Tesoro). Il solo punto di incontro è il riconoscimento della necessità di una politica di medio periodo che ripristini le condizioni per un rilancio dello sviluppo economico imperniato sulle nuove sfide tecnologiche individuate efficacemente dal presidente del Cnen, Umberto Colombo, sul terreno dell'energia, della microelettronica, delia telematica (telecomunicazioni più informatica) che richiedono fra l'altro massicci e rapidi investimenti infrastrutturali nei trasporti. Lo scontro riguarda invece i tempi, i modi dell'accumulazione nonché la gestione dei capitali necessari a finanziare la ripresa dello sviluppo. Il polo De Michelis punta sulla capacità dello Stato di assumere la guida di questo processo, non necessariamente allargando l'intervento pubblico (anzi magari decidendo la riprivatizzazione della Montedison), ma favo rendo da una parte scelte strategiche di politica industriale valide per l'intero sistema produttivo e dall'altra garantendo il massimo di difesa dei salari e dell'occupazione compatibili con le con dizioni della finanza pubblica dentro la quale debbono trovare accomodamento tutti i conflitti. Vittime di questa politica la stabilità del cambio che è subordinata alla necessità di mantenere occupazione e produzione ai massimi livelli possibili, il risparmio delle famiglie che deve affluire nelle casse dello Stato ai tassi più bassi possibili, la politica di libero scambio che potrebbe subire forti limitazioni sulla linea del neo-protezionismo francese allo scopo di evitare condizionamenti internazionali. La richiesta avanzata pub- blicamente da De Michelis di una massiccia iniezione di fondi nelle Partecipazioni statali giustificata dalla necessità di coprire le perdite del passato ma priva delle garanzie sulle perdite future (in aziende dove il management non è neppure in grado di programmare il pagamento degli stipendi) è destinata però a scontrarsi con il ministero del Tesoro che ha fatto invece del vincolo finanziario la leva principale per riportare ordine nel medio periodo nella finanza pubblica. I principali centri di spesa che oggi assorbono metà del disavanzo pubblico sotto forma di trasferimenti (alla finanza locale, agli enti publici, alle aziende statali e parastatali, alle imprese private, all'Inps, ecc.) debbono tornare ad essere responsabili della propria gestione finanziaria così come il Tesoro, con il divorzio dalla Banca d'Italia, è costretto a misurare il proprio fabbisogno sulla base della capacità di assorbimento del mercato. Una politica quindi che richiede un rientro rapido, anche se non brusco, dall'inflazione, difesa del risparmio che deve poter affluire liberamente verso gli impieghi più remunerativi, __ „ Marco Borsa

Persone citate: Ambrosetti, Andreatta, De Michelis, Umberto Colombo

Luoghi citati: Este, Milano