Aiutarli sì, ma in che modo?

Aiutarli sì, ma in che modo? Aiutarli sì, ma in che modo? Metadone si, metadone no? Che fare del tossicodipendente? Come intervenire in modo corretto senza violare più che la norma scritta una regola di comportamento cui si appellano sia il drogato sia i suoi famigliari seppure da opposte posizioni? Il dramma degli interrogativi potrebbe continuare come una litania cui intercalare teorie ed esperimenti non sempre positivi, buona volontà e incomprensioni, polemiche e forse sterili personalismi. Una babele, purtroppo, mentre urge da ogni parte chiarezza di idee e di interventi. Vediamo quali sono le posizioni su questo drammatico tema che rischia di entrare in breve tra le priorità sociali. C'è una legge, la 685, che tutti ritengono superata e che le forze politiche intendono modificare. Buoni i propositi, ma anche a livello parlamentare qualcosa non funziona visto che Con. Tina Anselmi ha denunciato proprio qui, a Torino, che in commissione prevalgono le assenze di parecchi partiti ad esclusione del pei e della de. Chi non vuole, allora, la modifica della legge? Secondo punto: come curare e recuperare i tossicodipendenti? Ecco da una parte la Lenad (lega antidroga che raccoglie la voce dei famigliari dei drogati) proporre con decisione il ricovero dei tossicodipendenti. Ma le strutture mancano: non ci si può rivolgere agli ospedali, le comunità (a carattere spontaneo o di ispirazione cattolica) sono insufficienti, mentre, come tendenza, prevale la pratica della somministrazione, neppure controllata, del metadone che genera a sua volta dipendenza allo stesso modo di una droga pesante. Sul versante opposto, una costellazione di operatori che fanno molta accademia: ci sono i «ciottiani» (seguaci del Gruppo Abele) che affermano il diritto del drogato di scegliere il proprio destino (•Uno esce dal tunnel se è motivato e se lo vuole»); ci sono i docenti della liberalizzazione, che predicano che la droga leggera non è dannosa e che per stroncare il traffico di eroina e roba simile basta fornire la giusta dose al drogato, subito e sempre. E c'è chi propone come esempio la comunità di S. Patrignano, accusata da altri di usare 'metodi forti». C'è poi il pei combattuto tra un'anima giovanile (Fgci) che si pronuncia per la liberalizzazione di metadone e affini, e i «compagni» della Lenad schierati su opposta sponda. La de, almeno, una linea ce l'ha: no alla liberalizzazione, va bene garantire la libertà ma non si può accettare la libertà di diventare schiavi della droga; si, ad aiutare con ogni mezzo il drogato, per farlo uscire dalla tossicodipendenza. Paradossalmente, i comunisti nella Lenad e Tina Anselmi democristiana, che in un dibattito alla Festa dell'Unità si è presa non pochi applausi, parlano lo stesso linguaggio. p. p. b.

Persone citate: Tina Anselmi

Luoghi citati: Torino