Il p.m. ha chiesto per Ambrosio sei anni e 60 milioni di multa di Clemente Granata

Il p.m. ha chiesto per Ambrosio sei anni e 60 milioni di multa Lugano: lo ha accusato di truffa aggravata per mestiere Il p.m. ha chiesto per Ambrosio sei anni e 60 milioni di multa Il «playboy» si è abbandonato a un pianto sommesso - «Suvvia, non faccia così, non si disperi» — gli ha detto l'avvocato difensore —. L'accusatore ha fatto il suo lavoro» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LUGANO — .Chiedo che Franco Ambrosio sia riconosciuto colpevole di truffa aggravata per mestiere, condannato a sei anni di reclusione e a 100 mila franchi di multa (circa 60 milioni di lire, n.d.r.) ed espulso dalla Svizzera per quindici anni*. Scende la sera. Nell'aula maggiore delle assise criminali di Lugano il procuratore pubblico Paolo Bernasconi conclude la sua requisitoria di oltre tre ore svolta con toni pacati, ma ricca d'immagini suggestive, come del resto suggerisce que sta storia finanziaria caratte rizzata da ascese improvvise e cadute rovinose, da vortici di assegni, profusione di ori e diamanti, culminata nell'ammanco clamoroso di 120 milk» ni di franchi patito dalla Svirobank, nel suicidio di Mario Tronconi, che aveva tenuto i rapporti con Ambrosio e nell'arresto all'aeroporto Agno di Lugano dello stesso Ambrosio il 22 marzo dell'anno scorso. L'ex scugnizzo di San Giuseppe Vesuviano, autore, secondo l'accusa, di un autentico atto di «pirateria bancaria», .mina vagante collocata nel porto dove operano le flotte bancarie ticinesi; 'illusionista dell'assegno a vuoto, vaso di ferro che ha stritolato quel vaso di coccio, quell'ometto debole che era il Tronconi», .truffatore del secolo» eccetera eccetera, l'ex scu gnizzo di San Giuseppe Vesuviano, dicevamo, si abbandona a un pianto sommesso, L'avvocato Gabriello Patocchi che lo difende con Mario Borghi gli si avvicina, gli stringe il braccio: «Suvvia, Ambrosio, non faccia cosi, non si disperi. L'accusatore in fondo ha fatto il suo mestiere» Ambrosio scuote il capo e si allontana tra i due poliziotti che vigilano costantemente al suo fianco. Attorno all'asse Tronconi-Ambrosio sarebbe stata architettata e consumata la truffa ai danni della Svirobank. L'accusa ha subito insistito su questo elemento per cercare di eliminare ogni sospetto su collusioni dei vertici dell'istituto di credito il che era stato adombrato dalla magistratura italiana nella sentenza (novembre 1978) con cui Ambrosio era stato asso! to dall'imputazione di ricettazione. «£' inimmaginabile che gli alti dirigenti fossero d'accordo — ha detto Bernasconi —, è invece immaginabile, e i fatti 10 hanno confermato, che ogni organiszazione bancaria nonostante i suoi sofisticati sistemi, sia vulnerabile, abbia i suoi difetti strutturali, rappresentati in questo caso dalla presenza di Tronconi che controllava se stesso. Ma la truffa si consuma proprio quando c'è quel punto debole che il truffatore sa individua re con prontezza. Al Cairo si vendono lucertole per coccodrilli, a Roma il Colosseo, in Svizzera oltre ai ghiacciai, c'è chi, come Ambrosio, riesce vendere il proprio conto scoperto e a trarne vantaggio». Come c'è riuscito? L'accu satore Bernasconi per chiari re una vicenda nella quale c'< 11 rischio di smarrirsi come in un labirinto, si è avvicinato una lavagna, ha tracciato sigle, frecce e cifre: l'anatomia di un raggiro compiuto tra giugno del '73 e il settembre del'74. Eccola in sintesi. Prima fase: Ambrosio, che già ha conti scoperti in tre istituti di credito svizzeri, si accorda con l'amico Pier Mondin!, due si emettono assegni a vqngbfalATsmBcdgsBdStbgCBpb vuoto a vicenda esibendo i quali sperano di ottenere i finanziamenti dalle banche. Il gioco per un po' riesce. Ambrosio ha dal Banco di Roma i fondi richiesti. Seconda fase: Tronconi si accorge del «losco giro». Non lo denuncia, ma chiede ad Ambrosio adeguate garanzie. Terza fase: Ambrosio spedisce in banca un autocarro con mezza tonnellata d'oro. «E questo — ha sostenuto Bernasconi — è stato il suo colpo da autentico illusionista dell'assegno. Infatti ha consegnato al Credito Svizzero assegni tratti sul suo conto al Banco di Roma. In presenza di quegli assegni, il Credito Svizzero ha pagato in contanti all'Aurofin l'oro di cui Ambrosio aveva bisogno per le garanzie. Successivamente il Credito Svizzero si è rivolto al Banco di Roma per avere in pagamento gli assegni di Ambrosio. Sicché il Banco di Ro¬ ma, per mezzo di Tronconi, ha finito per pagare di tasca propria le garanzie che chiedeva ad Ambrosio, mentre il conto di quest'ultimo tornava a essere scoperto». Nel settembre del 1974, il buco era di 120 milioni di franchi, più del capitale sociale della banca. Fu scoperto per caso dai vertici della banca e Tronconi si uccise. La banca doveva avvertire le autorità federali. Non lo fece, l'ammanco fu tenuto segreto e poi coperto con un intervento dell'Istituto per le opere religiose. .E' comprensibile che il Banco di Roma abbia taciuto — ha sottolineato Bernasconi — il timore del "run", della corsa agli sportelli da parte dei clienti preoccupati, era fondato e se quella corsa ci fosse stata avrebbe avuto disastrose conseguenze in un periodo già gravido di pericoli per il sistema bancario svizzero». Con il che Bernasconi ha voluto .assolvere» anche per questa parte il comportamento dell'istituto di credito. Oggi parla la difesa di Ambrosio. Clemente Granata

Luoghi citati: Cairo, Lugano, Roma, San Giuseppe Vesuviano, Svizzera