Piacenza: polemica per la centrale Enel le caldaie tolgono aria pura alla città di Ernesto Leone
Piacenza: polemica per la centrale Enel le caldaie tolgono aria pura alla città Il sindaco: «O combustibili meno inquinanti oppure si arriva al blocco» Piacenza: polemica per la centrale Enel le caldaie tolgono aria pura alla città PIACENZA — Forse non si arriverà al temuto braccio di ferro fra il Comune di Piacenza e l'Enel per la centrale termoelettrica che si trova a ridosso della città. Il sindaco ha chiesto che l'impianto utilizzi combustibile meno inquinante, minacciando di arrivare nell'inverno a un provvedimento di blocco. Gli ha risposto personalmente il presidente dell'ente elettrico. Francesco Corbellini. L'Enel brucerà nei momenti cruciali gasolio leggero, nei limiti della disponibilità del combustibile; e ciò in attesa di far funzionare le caldaie solo a metano. Per comprendere la portata del problema bisogna tener conto che Piacenza in fatto di centrali non è soltanto alle prese con l'impianto nucleare di Caorso. Lungo il tratto piacentino del Po ci sono anche ie grandi centrali termoelettriche di Piacenza e di Castel San Giovanni che assieme a Caorso producono qualcosa come 2700 megawatt di ener¬ gia. Tutto questo escludendo gli impianti minori di Isola Serafini (sempre sul Po). Salsominore. Valboreta, Pianello e del Molato che sfruttano l'energia idrica. I problemi dal punto di vista ambientale sono comunque collegati alle centrali maggiori. Dai giganteschi camini di Piacenza e Castel San Giovanni escono ogni anno, per piovere poi nelle zone circostanti. 130 mila tonnellate di anidride solforosa. 14 mila tonnellate di ossido di azoto e 2300 di polveri. Per questo si chièdono filtri elettrostatici per ridurre la massa inquinante, oltre che l'uso di combustibile a basso contenuto di zolfo. Quello del tipo di combustibile è il problema più dibattuto nel capoluogo. Il sindaco Stefano Pareti ha chiesto che la centrale di Piacenza utilizzi nell'immediato gasolio leggero per arrivare poi a funzionare a metano. .Esistono condizioni obiettive — ha spiegato — per le quali il caso di Piacenza esige una particolare attenzione». Si tratta soprattutto della vicinanza della centrale all'agglomerato urbano. Da piazza Cavalli, cioè dal cuore della città, allo stabilimento elettrico c'è una distanza in linea d'aria di appena un chilometro, più o meno: come dire — osserva il Comune — avere caldaie e camini dell'Enel nel centro storico. Il complesso elettrico, che sorge sulla sponda del fiume ed è letteralmente sfiorato dal viadotto collegante l'autosole all'autostrada dei vini per Torino, è formato da due centrali distinte. C'è la più vecchia e più piccola, che un tempo era chiamata «Adamello» e che è stata ribattezzata «Emilia»; c'è poi la «Piacerla levante», più grande, costruita a fianco ed entrata in funzione quindici anni fa con due potenti gruppi generatori. Il sindaco si dice convinto che è soprattutto il secondo più gigantesco impianto che non doveva essere costruito così a ridosso della città. Ma poiché esiste, bisogna cercare di renderlo meno dannoso. A sostegno della richiesta si richiama all'esperienza fatta in questi anni. Vengono in sostanza presentati dati tecniciderivati dai rilevamenti eseguiti. Cercando di tradurre in parole povere la relazione fatta di numeri, si potrebbe dire che specialmente d'inverno, quando l'aria in questa bassa zona padana è stagnante, l'atmosfera respirata dai piacentini è. per certi aspetti, di seconda mano. Il passaggio al combustibile leggero non porterà certo ai piacentini flussi di pura aria di montagna. Si spera, però, che l'atmosfera diventi meno sporca: un traguardo che siritiene possibile soprattutto se si passerà all'uso del meta-no. L'Enel sembra disposta ad accontentare i piacentini, ma sarà necessario adattare gli impianti. Ernesto Leone
Persone citate: Francesco Corbellini, Isola Serafini, Pianello, Stefano Pareti
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