Critiche al piano economico di Mauroy da imprenditori e sindacato comunista di Paolo Patruno

Critiche al piano economico di Mauroy da imprenditori e sindacato comunista Critiche al piano economico di Mauroy da imprenditori e sindacato comunista DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Il piano anti-disoccupazione del governo socialista ha suscitato «una moderata soddisfazione» fra i sindacati, come rileva anche un giornale che guarda con simpatia alla presidenza Mitterrand come «Le Monde», e una misurata ostilità da parte degli ambienti industriali. A 48 ore dal discorso programmatico del primo ministro Mauroy non si può quindi avanzare ancora una fondata valutazione sulle possibilità di successo della «sfida» alla crisi economica lanciata dal nuovo potere socialista, almeno basandosi sulle riserve delle parti sociali. Che cosa rimproverano gli imprenditori all'Eliseo? Dopo lo choc delle nazionalizzazioni e del «giro di vite» fiscale, gli industriali s'attendevano un insieme di misure organiche che restituisse loro la fiducia pe>° investire e lavorare a pieno regime, pur in un paese profondamente mutato rispetto a pochi mesi addietro. Ma. come ha dichiarato il presidente della Confindustria francese Ceyrac, «te contrad- disioni inquietanti e l'assenza di coerenza delle misure annunciate non ispirano la fiducia necessaria alla ripresa: Il rappresentante degli industriali riconosce certo al governo Mauroy «te volontà di una espansione sostenuta, basata sulla riconquista del mercato interno». Si compiace per il mantenimento della libertà dei prezzi, il rafforzamento delle risorse finanziarie delle imprese e l'alleggerimento delle formalità amministrative che intralciano l'attività imprenditoriale. Ma a fronte di questi pochi punti positivi. Ceyrac ha elencato le lamentele degli industriali. Anzitutto, la tassa sugli strumenti produttivi abbinata all'imposta sul capitale varata dal governo socialista, che contraddice secondo la Cnpf -gli obiettivi di investimenti e di assunsioni» sollecitati dall'Eliseo. Poi, le nazionalizzazioni, naturalmente, da Ceyrac definite 'inutili, costose e pericolose, che non risolvono il problema dell'occupazione né quello della competitività internazionale della nostra industria». Infine, sulla suddivisione del lavoro (che è uno dei principichiave di Mauroy contro la disoccupazione), il rappresentante degli imprenditori afferma che «in Questo modo si volta la testa di fronte alla realtà dimenticandosi che il Giappone, paese tecnicamente più avanzato, è anche quello dove la durata del lavoro resta la più lunga». Naturalmente diverso è il giudizio che di questi provvedimenti danno i sindacati. La filo-socialista Cfdt considera il programma di Mauroy come «un postero contributo al¬ te lotta contro la disoccupazione», ma è l'unico sindacato che non esprime alcuna riserva. La moderata «Force ouvrière» (diretta dal socialista Bergeron) prende tempo chiedendo una 'riflessione approfondita», lamentando però la 'mancanza di concertazione» del governo su temi essenziali quali l'occupazione, la previdenza sociale, il pensionamento. La filo-comunista Cgt. infine, ammette che il governo si sta muovendo 'nella buona direzione», ma registra «te insufficienze dei provvedimenti, e reclama un aumento 'reale» dei salari e la riduzione dell 'orario di lavoro. Le «riserve» della Cgt rispecchiano l'intervento nel dibattito parlamentare del leader comunista Marchais, che ha proposto un «diritto sospensivo» dei sindacati contro i licenziamenti, chiedendo poi un aumento dei salari più bassi, il controllo dei prezzi, accresciuti mezzi contro la frode fiscale e una rapida attuazione delle 35 ore settimanali nel settore pubblico. Paolo Patruno

Persone citate: Bergeron, Marchais, Mauroy, Mitterrand

Luoghi citati: Giappone, Parigi