L'Antinori passa alla Banfi (Usa) di Piero Cerati

L'Antinori passa alla Banfi (Usa) MENTRE LA «GUERRA DEL VINO» (TRA ITALIA E FRANCIA) APPRODA A STRASBURGO L'Antinori passa alla Banfi (Usa) La casa vinicola ha ceduto il 60% del capitale alla società statunitense che importa il lambnisco delle «Riunite» e ha già investito 50 miliardi in Toscana FIRENZE — La notizia è clamorosa, non soltanto nel settore vitivinicolo, dove l'ha rilanciato la rivista «Civiltà del bere»: la Casa Antinori ha venduto il 60 per cento circa delle azioni alla società americana Banfi, che ha capitale Interamente statunitense, ma qualche parente di origine italiana. La Banfi è l'importatrice del lambnisco delle •Riunite». Agisce in Italia con la denominazione di «Villa Banfi» e ha investito circa 60 miliardi di lire nel settore dei vini di qualità a Montalcino, in Toscana, e a Strevi, dove produrrà il cortese (Principessa Gavia e Bruzzone, un'antica azienda che ha completamente ristrutturato). L'Antinori è considerata un'azienda italiana di punta per la qualità dei suoi vini, soprattutto chianti e spumante metodo champenois. La spiegazione della vendita di una cospicua parte delle sue azioni sta nel fatto che la società italiana trova nell'alleanza con 11 capitale statunitense un partner finanziario e un canale di distribuzione non indifferente per i suoi prodotti tradizionali e nuovi (il cortese bianco secco e il brunello). A Firenze molti guardano con apprensione alla mossa degli Antinori, un'a¬ zienda che porta nel mondo l'immagine del vino italiano, dopo aver messo a punto il «tignanello» e il «sassicala», due delle perle enoiche dei colli chiantigiani. Ma anche perché temono che molti altri grandi nomi del settore siano indotti a cercare oltreatlantico lo sfogo di mercato che non riescono ad avere più qui in Italia. «L'azienda bandièra italiana, del nostro chianti, rischia di tingersi a stelle e strisce». «Non è proprio cosi — spiega Ezio Riveli», manager della Banfi in Italia —: la Banfi ha acquistato il pacchetto azionario di maggioranza della Antinori, ma a capo del settore europeo della Banfi c'é, o, meglio, ci sarà il marchese Antinori». Non si tratta, dunque, di un cedimento, ma di un allettamento da parte di capitali stranieri che offrono prospettive di concorrenzialità sui mercati difficili, come quello americano. «Sappiamo che altri gruppi vitivinicoli sono in vendita, ma non trovano acquirenti in Italia», spiega ancora Rivella. La Banfi investe, dunque, in un mercato «accanito», dove i francesi sentono il terreno sfuggire sotto i loro piedi e reagiscono. La strategia non è ancora ben definita, ma non saranno pochi I miliar¬ di che verranno immessi per la campagna promozionale del chianti, del cortese e del brunello, sulla via tracciato dal lambnisco che ogni anno vede crescere le sue vendite in Usa del trenta per cento. Ma come si accorda un vino come quello emiliano con vini tipo il chianti e il cortese, più corposo l'uno, più secco e freddo l'altro? •Il lambnisco è un vino inteso negli Stati Uniti come bevanda — dice Rivella —. Antinori offrirà invece vini da pasto, da carni e da pesce: un vino adatto per il pranzo e la cena, insomma». Né bisogna dimenticare il buon successo già ottenuto dai metodi classici in bottiglia, cioè dagli spumanti champenois; anche per questo 1 francesi fanno le bizze e guardano con apprensione a questo connubio enoico. Intanto, per ora, la House of Banfi commercializzerà tutti i prodotti Antinori negli Stati Uniti, mentre Antinori curerà la distribuzione dei prodotti di Villa Banfi, tra cui, appunto, il brunello di Montalcino e il cortese di Strevi, due doc che stanno gradualmente uscendo dalle cantine delle due famose località. Piero Cerati