L'ultimo saluto all'handicappato ucciso per pietà

L'ultimo saluto all'handicappato ucciso per pietà Lo zio è in carcere a Regina Coeli L'ultimo saluto all'handicappato ucciso per pietà ROMA - In un'atmosfera di intensa commozione, si sono svolti stamani nella chiesa del Don Orione, alla Camilluccia, i funerali di Sandro Papini, il ragazzo idrocefalo ucciso con un colpo di pistola alla testa dallo zio e padre adottivo Luciano. Numerose le corone e i cuscini di fiori inviati dai dipendenti dell'Amalia, colleghi di lavoro di Luciano Papini, dai compagni di scuola di Sandro e dagli inquilini degli stabili di via dei Giornalisti che conoscevano il ragazzo fin dalla nascita. La bara, di faggio bianco, è stata posta in terra al centro della navata centrale; vicino un grande cuscino di gladioli bianchi con la scritta: «Con amore tutti i familiari». Sui banchi delle prime file hanno preso posto la madre Marina, la nonna Alberta, le zie Simonetta, Eleonora e Teresa, lo zio Eugenio e altri parenti. All'omelia don Giuseppe Bonsanto. parroco della chiesa, ha detto: «E' penoso essere qui ad assistere al funerale di un caro ragazzo che conoscevamo fin da quando è nato, ma è più penoso pensare che colui che tanto lo amava si trovi ora in carcere a continuare a soffrire. E' impresa difficile parlare di Sandro, che per tutta la sua vita terrena ha sofferto e che ha avuto un destino diverso dal nostro-. « Vorremmo — ha proseguito il sacerdote — che il polverone suscitato da questa amara vicenda non passasse subito. Che il problema di un ragazzo malato in una situazione in cui tanti altri soffrono non venga dimenticato. Il nostro impegno non si deve esaurire a funerale concluso. Dobbiamo prendere cosciensa che la sofferenza è un valore, non un castigo. Tutti ci dobbiamo rendere utili per alleviare le sofferenze altrui. Più che mestisia, più che dolore dovremmo essere lieti che Sandro abbia finito di soffrire». Al termine del rito funebre la bara è stata portata al cimitero di Prima Porta. Con gli occhi ancora arrossati dal pianto, donne e ragazzi si sono avvicinati ai cronisti per ribadire, come avevano già fatto in precedenti interviste, che «Luciano Papini è un santo, è innocente, non lo dovevano arrestare e non lo dovevano condannare». «Al processo faremo sentire la nostra voce — ha detto Virginia Santini, un'anziana donna che abita in via dei Giornalisti —. faremo tutto il possibile e ci batteremo affinché il dramma di Luciano venga compreso dai giudici». Alcuni dirigenti dell'associazione invalidi civili presenti alla cerimonia, dopo aver stigmatizzato d'assenza delle autorità» (ministro della Sanità e assessori alla Sanità di Regione, Provincia e Comune), hanno annunciato di aver dato incarico al loro legale, avv. Puliatti, per potersi costituire parte civile «contro lo Stato e contro la società che non assiste e non affronta con serietà il problema degli handicappati».

Persone citate: Giuseppe Bonsanto, Luciano Papini, Puliatti, Sandro Papini, Virginia Santini

Luoghi citati: Roma