Ambrosio sarebbe protagonista della più grossa truffa svizzera di Clemente Granata

Ambrosio sarebbe protagonista della più grossa truffa svizzera Lugano: processo per un buco di 120 milioni di franchi Ambrosio sarebbe protagonista della più grossa truffa svizzera DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LUGANO — Inappuntabile come sempre nell'abito blu, la folta capigliatura aggiustata da mano sapiente, ma smagrito nel volto, un po' appannato (anche se talora di fronte alle contestazioni pare riacquistare lo smalto, le capacità dialettiche di un tempo), è comparso ieri mattina davanti ai giudici delle «Assise criminali» il detenuto numero 261 delle carceri di Lugano: Franco Ambrosio, «Ciccillo. per gli intimi, miliardario venuto dal nulla, grande anfitrione protagonista di glorie mondane che prima San Vittore e poi le celle svizzere hanno rivelato effimere, fondate sulla sabbia. Assolto nel novembre del '78 dal tribunale di Milano dall'accusa di ricettazione aggravata, è chiamato ora dal procuratore pubblico della •giurisdizione sottocenerina* a rendere conto dello stesso fatto, che però qui ha una denominazione diversa, con una sfumatura forse più infamante: «Ripetuta truffa aggravata siccome commessa per mestiere». n provento è, secondo l'accusa, un buco di 120 milioni di franchi verificatosi a cavallo tra il '73 e il '74 ai danni del Banco di Roma per la Svizzera (la Svirobank), circa 22 miliardi di lire al cambio dell'epoca. Denaro, dice l'accusa, in parte dissoltasi tra faraoniche feste e costosissimi hobby, in parte destinato a società create dallo stesso Ambrosio, in parte reinvestito in beni immobili e in diamanti e solo per una parte modestissima recuperato dalla Svirobank. Tra intrattenimenti e preziosi, tra fidi estorti con l'inganno e il vortice di paurosi ammanchi, tra ville e motoscafi, auto lussuose e aerotaxi, si disegna anche l'ombra di un suicidio da taluni ritenuto misterioso, quasi un risvolto giallo. E' la morte del vice direttore della Svirobank, Mario Tronconi, gettatosi sotto il treno l'8 settembre 1974 dopo aver rivelato in un dossier le complicate manovre, i raggiri di stampo bizantino che avrebbero permesso all'Ambrosio di raccogliere in Svizzera la copiosissima messe di denaro. Tronconi, dice il procuratore pubblico, fu ingannato dall'Ambrosio, «il quale gli ostentava il proprio tenore di vita elevato e le relazioni personali e al quale vantava capacità e disponibilità finanziarie in realtà inesistenti e prometteva, ovvero lasciava credere falsamente, che avrebbe restituito i fondi ottenuti a credito». Secondo la magistratura italiana che assolse l'Ambrosio, le intricate operazioni finanziarie non potevano essere il frutto di un rapporto esclusivo tra l'imputato e Tronconi. Un ammanco di tali proporzioni non avrebbe potuto verificarsi, in sostanza, senza la complicità espressa od occulta degli alti vertici della banca. Di qui il proscioglimento con formula ampia dell'Ambrosio. Ma la conclu¬ sione non piacque alla Svizzera, ferita nella sua suscettibilità e nel suo orgoglio dai sospetti che avrebbero potuto scalfire o addirittura gravemente nuocere alla credibilità, alla fama di efficienza e di irreprensibilità del suo sistema bancario. Ambrosio, tornato libero, trasvolato subito a Parigi e di 11 approdato il 22 marzo dell'anno scorso all'aeroporto di Lugano Agno, si vide accolto alla frontiera dai poliziotti elvetici che gli esibirono, assieme alle manette, tanto di mandato di cattura dettagliato e fitto di contestazioni. Il succo dell'accusa è che l'ammanco fu dovuto alla sua ope¬ ra esclusiva consistente in inganni, colpevoli silenzi, false promesse, subdole manovre». Diciotto mesi di carcere sulla cui durezza l'imputato non ha mancato di lamentarsi durante una pausa dell'udienza («Mi hanno ispezionato e spogliato tre volte prima di condurmi al dibattimento»), un maldestro tentativo di suicidio (dicono), un altrettanto maldestro tentativo di fuga nel bidone della spazzatura (dicono sempre, senza che ci siano conferme ufficiali). Ed eccolo ora nell'aula insonorizzata e modernissima del Palazzo di Giustizia davanti a nove giudici, sei popolari e tre togati (ma è un modo di dire perché anche i magistrati ordinari vestono abiti borghesi ancorché severi), i quali tentano di raccapezzarsi in una vicenda scandalistico-finanziaria complicatissima tra piogge di cifre e di documenti contabili. Ecco Ambrosio prima affermare che •disconosce la giuria perché già la magistratura italiana lo ha prosciolto», poi accettare il processo e difendersi qualche volta in modo pacato, qualche altra volta con scatti improvvisi. Adduce argomenti che talora sembrano lasciare un po' perplessi i giudici («Il buco dei 120 milioni di franchi non esiste»), ricorda che con i traffici di diamanti in Inghilterra poteva guadagnare anche 60 mila sterline alla settimana, sicché le garanzie che dava alla banca erano tutt'altro che infondate, ricorda anche che se non proprio contribuente modello, di certo al fisco pagava fette rilevanti ancorché dopo accertamenti suppletivi. Tenta di disegnare, insomma, l'immagine di un buon manager, semmai un po' sfortunato, senz'altro vittima di raggiri. La vera vittima della vicenda giudiziaria in sostanza sarebbe lui. Esclama: «La Svirobank non mi ha mai chiesto i soldi indietro, comunque sarei pronto a restituirli». E aggiunge, per dimostrare che oltre confine la sua credibilità è intatta: «/I Banco di Roma in Italia nel "77 mi concesse finanziamenti per un tale numero di miliardi che non vi immaginate neppure. Per ottenerli mi bastava alzare la cornetta del telefono». Al che la parte civile replica con tono asciutto: 'Queste non sonò cose che ci riguardano» E il pubblico accusatore insorge: «Lei è il protagonista della più grossa truffa finan ziaria della storia giudiziaria svizzera». Clemente Granata mm dMVcsGrdnClM

Persone citate: Adduce, Franco Ambrosio, Mario Tronconi, Tronconi

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Lugano, Milano, Parigi, Svizzera