B satellite ci informerà dove avviene un terremoto di Bruno Ghibaudi

B satellite ci informerà dove avviene un terremoto Trasmetterà la mappa dell'area e l'intensità del fenomeno B satellite ci informerà dove avviene un terremoto ROMA — Un aiuto importantissimo a contenere le tragiche conseguenze delle catastrofi naturali ci può venire dai satelliti. Ce lo conferma uno studio dei ricercatori italiani G. Beretta, impegnato presso l'Agenzia spaziale europea di Parigi, e S. Rossignoli, responsabile delle attività spaziali della Fiar di Milano, presentato al Congresso mondiale di astronautica concluso ieri a Roma. Il terremoto dell'Irpinia ha ulteriormente confermato che il conoscere tempestivamente l'estensione dell'area effettivamente interessata da un sisma, la gravità dell'evento e la consistenza e la dislocazione dei sopravvissuti nelle varie zone, e la possibilità di garantire le comunicazioni con le zone devastate, rappresenta la condizione necessaria e indispensabile per far affluire i soccorsi con ordine e rapidità. A tutto questo possono provvedere i satelliti televisivi per le trasmissioni dirette, e cioè quelle che ogni utente può ricevere con una sua an- tenna personale, senza intermediazioni di stazioni tipo Telespazio e di ripetitori di superficie. Ed ecco come. In Italia si potrebbero dotare tutte le stazioni dei carabinieri (o altri edifici pubblici, se si desidera una distribuzione ancora più capillare) di un'antenna parabolica di un metro di diametro orientata verso un satellite geostazionario posto all'incirca sulla verticale del territorio nazionale. All'antenna è accoppiato un dispositivo capace non soltanto di ricevere i segnali del satellite, ma anche di farne rimbalzare contro degli altri, che possono essere poi captati dal Centro nazionale per la protezione civile. Un sensometro sismologico entra automaticamente in funzione quando la terra trema oltre un certo limite, lanciando verso il satellite un segnale d'allarme la cui intensità è direttamente proporzionale all'intensità del terremoto. Analizzati dal computer del Centro, questi segnali consentono di preparare in pochi attimi, e di aggiornare in continuazione, la carta della zona interessata dal terremoto. Oltre al segnale d'allarme automatico, il dispositivo può anche trasmettere e ricevere in fonia. Carabinieri e responsabili di zona della Protezione civile possono cosi informare il Centro su quanto accade intorno a loro, segnalando le caratteristiche dei soccorsi necessari (in modo da evitare l'invio disordinato o intempestivo di materiali superflui o inutili), la condizione delle vie di comunicazione (il che potrebbe per esempio consigliare l'impiego preferenziale degli elicotteri) e tutto ciò che necessita per realizzare meglio gli interventi di soccorso. Qualora le scosse avessero interrotto l'erogazione di energia elettrica, l'apparato di telecomunicazione potrebbe ugualmente funzionare con la corrente di una batteria d'auto. All'inizio, tanto per evitare spese superflue quanto per snellire la nuova struttura di telecomunicazione, le postazioni d'allarme potrebbero essere sistemate soltanto nelle zone a rischio sismico più elevato; in seguito sarebbe certamente opportuno estenderle a tutto il territorio nazionale. Se poi il progetto verrà attuato anche dalle altre nazioni confinanti, un solo satellite potrà servire un'area grande come il bacino del Mediterranee, le spese d'esercizio del sistema, che i relatori ritengono piuttosto contenute, potrebbero quindi essere ripartite fra più Paesi. Dal punto di vista tecnologico non esistono difficoltà insormontabili. Una prima serie di esperimenti potrebbe essere fatta utilizzando il satellite televisivo europeo L-Sat, che nel 1985 inizierà un servizio preliminare di trasmissione televisiva monocanale sul territorio italiano. La proposta di Beretta e Rossignoli rientra in uno dei due principali filoni di aggiornamento del congresso appena concluso. Mentre un gruppo di ricercatori in tutto il mondo sta indagando sulle concrete possibilità di dominare il «quarto ambiente*, prospettando stazioni orbitali abitate in permanenza e insediamenti di colonie umane sui mondi inospitali del nostro sistema solare, un altro gruppo di tecnici cerca di accelerare i tempi per trasferire i frutti della ricerca spaziale alla nostra vita di tutti i giorni. Bruno Ghibaudi

Persone citate: Beretta, Rossignoli

Luoghi citati: Italia, Milano, Parigi, Roma