Anche agli esimi scrittori scappano gli «scerpelloni»

Anche agli esimi scrittori scappano gli «scerpelloni» LA LINGUA CHE PARLIAMO Anche agli esimi scrittori scappano gli «scerpelloni» Se si dovesse prestare attenzione a certi segni, si potrebbe concludere che, per l'italiano, la partita, se proprio non è perduta, sta andando male. Ci si mettono a sgraffiarlo non solo persone di mezza tacca culturale, alle quali molto può e deve essere perdonato, ma anche scrittori e studiosi ai quali va il rispetto di molti e che questo rispetto ampiamente meritano. Uno è addirittura arrivato a rimproverare chi dice e scrive speleologi perché, secondo lui (e non ha, in questo caso, ragione, a meno che non si tratti di errore di battitura), si deve dire speleologhi. Un altro ha scritto: «J libri da egli stesso considerati minori» con quell'eoli per lui che sarebbe, diciamo cosi, raccomandato in ogni scuola anche non elevata. Anche chi scrive al direttore su questioni linguistiche (ma siamo in un'altra sfera) spesso si avventura in un terreno non familiare. L'ultimo è un lettore di Lugano che sulla «Stampa» del 23 agosto, a proposito dell'ormai troppo chiacchierato sgarbellato. scrive: .Si aggiunga poi che esiste l"italianissimo scerpellone». Eh no! Intanto in italiano scerpellone significa .grosso errore commesso parlando o scrivendo, strafalcione» ed è dato come raro da vocabolari come lo Zingarelli ed il Palazzi-Folena. Più drastica è l'edizione del Devoto-Oli curata da Luciano Satta che non lo registra neppure. Stando cosi le cose, sarebbe davvero uno «scerpellone» equiparare questo sostantivo all'aggettivo (si noti) sgarbellato che significa, come ormai si è detto fin troppo ai lettori di questa rubrica. .privo di garbatezza, costruito male» e simili. Quanto alla possibilità del¬ l'aggettivo di entrare definitivamente nell'italiano comune, ogni pronostico deve essere rigorosamente evitato, dopo insigni esempi di previsioni sbagliate. Leggo in un articolo pubblicato in una rivista scientifica che nel 1840 Victor Hugo riteneva sicuro che la parola kilomètre «chilometro» non sarebbe mai stata accolta in francese! In un altro articolo, questa volta economico, leggo inflattivo «che si riferisce all'inflazione, inflazionistico». Ebbe ne. apro il già citato Devoto-Oli-Satta e trovo «inflativo» (errato, anche se comunemente usato, inflattivo)». Le ragioni sono chiare: inflativo, a parte la sua probabilissima derivazione straniera, che ad ogni modo non giustificherebbe il doppio t, ha la sua remota origine nel latino inflatus con un t solo. Ma come si spiega inflattivo? Molti aggettivi e sostantivi italiani hanno il doppio t: attivo, cattivo ecc. La loro origine è da voci che in latino hanno et o pt: activus, captivus ecc. I più tirano i meno, anche nella lingua: ed ecco le ragioni di inflattivo. Ho fatto un sobbalzo quando, nell'articolo di un esimio critico e scrittore, ho trovato in tràlice, sissignori, con l'ac cento sulla a bello scritto sul la carta stampata. L'avevo già sentito in televisione e ne avevo parlato con lo stato d'animo di chi ha sentito un do invece di un fa in una sinfonia di Beethoven. In italiano tràlice non esiste, esiste bensì tralìce usato nelle locuzioni in tralice e di tralice «obliquamente, di traverso». L'accento sulla i è richiesto dall'uso ma si fonda sull'etimologia che è l'accusativo latino tralicem che ha la i lunga e perciò porta l'accento. Anche qui l'errore (perché di errore si tratta) ha una spiegazione. Quando una parola in italiano non è molto nota a chi l'adopera, c'è la tendenza a ritirare l'accento verso le sillabe iniziali. Gli esempi sono numerosissimi ma basterà fermarsi su uno: scandinavo che spesso si sente pronunziare scandinavo e che anche in una recente lettera al direttore di un giornale a larga diffusione veniva considerato accettabile. Finiamo con una voce che, per gli atti di prepotenza compiuti da certe grandi potenze, è diventata di uso comune: diktat per «condizioni imposte d'autorità da una delle due parti in trattati internazionali». Alla televisione l'ho già sentita varie volte pronunziata diktat invece di diktat, come è giusto. E' una delle tante voci dotte del tede sco che hanno origine latina da dictatum e l'accento sull'a è il solo legittimo. Abbiamo parlato dei peccati e non dei peccatori perché ci interessano i fatti e non le persone, tanto più che qualcuna potrebbe incolpare il tipografo che di solito, però, è molto più innocente di quanto non si creda. Tristano Boleti:

Persone citate: Beethoven, Folena, Luciano Satta, Satta, Tristano, Victor Hugo

Luoghi citati: Lugano