Come fotografano i Fotografati
Come fotografano i Fotografati RE, POLITICI, ARTISTI E ALTRI VIP DIETRO L'OBIETTIVO Come fotografano i Fotografati Pubblicate le immagini che personaggi più o meno famosi hanno «scattato» Craxi ed Elisabetta sulla copertina di un mensile che si occupa di fotografia: tutti e due con un occhio al mirino e l'altro ovviamente strizzato, come al tirassegno. Lui a torso nudo e catenella d'oro da eleganza mediterranea; lei in tweed e foulard. Che cos'è? Per il suo numero di mezza estate quella rivista ha proposto, maliziosa, una antologia di «cosa fotografano i Fotografati: Estate, tempo di clic: il concorso «te vostre foto migliori» stavolta è riservato ai Vip, quelli che tutto l'anno vediamo davanti all'obbiettivo. Scoprirli dietro al mirino non è soltanto una curiosità, è una trappola d'indiscrezione perché chi ha accettato ha finito nientemeno che col confessarsi, gusti, letture, classe, educazione, tendenze. Le foto dei dilettanti sono sempre negativi del personaggio: foto di chi fa la foto, insomma. Ecco ad esempio il presi' dente Spadolini che nell'anno '40, ragazzo, riesce ancora a produrre lastre che si direbbero dell'Ottocento. Sono due controluce; il celebre nonno marchigiano posa attorniato dai familiari, un fattore gesticola a un cane di casa. Siamo a Pian de' Giullari, il materiale da ripresa era certamente antiquato ma risultano evidenti il coraggio dell'ambizione e un gusto di vecchia narrativa toscanomacchìaiola. Per un politico, insomma, è già un Dell'intridersi di letteratura. Gli altri colleghi presenti nella irriverente antologia saranno più bravi, ma dopo tutto meno azzardati. Ecco addirittura Vittorio Emanuele III che fotografa abbastanza bene, bellissima, una sua bambina in un prato; ed ecco Togliatti dedicarsi ai panorami delle Alpi o alla Jotti nelle luci nette della montagna: sono piemontesi, questi due, pignoli primi della classe nella scuola fotografica del Sella e del Club Alpino, esatti ma senza fantasie. Cambio di generazione: anche Craxi rimane sul concreto, però con un pizzico di scolastica influenza pubblicitaria: su una spiaggia del Sud un nudo e ricciuto pescatore (o è Claudio Martelli?) legge i titoli dei giornali che annunciano la vittoria di Mitterrand. Poche pagine dopo, le fotografie scattate dal nuovo presidente francese nel suo collegio elettorale di provincia: una finestra rustica, una vecchia sul portico di casa. Siamo nelle Lande e l'occhio di Mitterrand seleziona (e tradisce) una letteraria immagine strapaesano di quel 'Messogiorno meno un quarto» che ha i suoi estremi in Tartarino einMauriac. Per finire Elisabetta fotografa Filippo in calzoncino da bagno, più magrolino e indifeso di quanto credessimo e la coscia un poco allentata; e lui la fotografa da mamma felice in un lettone e con in braccio il neonato Edoardo. Meglio, allora, la regina Elena di Savoia che era andata a lezione dal vecchio torinese Secondo Pio, il fotografo della Santa Sindone: è davvero brava a inquadrare Umbertino alla marinara, sulla riva, con appena un sentimentale filo di fumo all'orizzonte. Ma siamo nel 1910, a San Rossore, non molto lontano da Massaciuccoli e Puccini, insomma. Quanto alla zarina Alessandra anche lei una bellissima inquadratura alle manovre navali del 1905. Cambiamo generazione, ancora: le acque di Carolina Kennedy sono quelle dello yacht di Onassis e il ritratto della madre è imitato da Harper's Bazaar. L'occhio dei grandi, oramai, è quello medio. «Il Banale Reale — dice anche la rivisto — è uguale al nostro Banale. Diverse celebrità hanno ammesso di fare fotografie, ma non ce l'hanno volute mandare. Perché? Cosa nascondono costoro? Qualcuno, ad esempio An- dreotti, ci ha perfino risposto di non aver mai toccato una macchina fotografica in vita sua». Cosi l'antologia fotografica passa ad altri Vip. Alle pretenziosità semiprofessionali della Lollobrigida. A nugoli di architetti ovviamente fin troppo esperti (il più sensazionale è lo stilista Giugiaro, che non per niente ha disegnato la nuova Nikon). A pittori che fotografano «come se stessi»: Guttuso che scatta un Guttuso, Degas un Degas, Magritte un Magritte, Rauschenberg un Rauschénberg, Delacroix dei Delacroix, Lautrec che prepara una inquadratura per la futura Hollywood, Hemingway dei mediocri appunti di corride, Polanski un'amica nuda. Esistono, insomma, delle verità in questa «altra faccia della luna» che è il rovescio segreto delle Celebrità? Ci sono. Gli autoritratti di Napoleone III in carcere, di Santa Teresa di Lisieux travestita da Giovanna d'Arco, del poeta Rimbaud ad Harrar, le foto con gli amici cacciatori del pittore Alberto Burri, i pescatori siberiani di Cecov. Sono foto, codeste, che non mostrano il tappeto al rovescio, per il rotocalco, ovvero la trama esibizionista e banale di un hobby estraneo. Burri dice di una siesta d'amici durante una caccia. Cecov di naufraghi in terraferma. Napoleone di una melodrammatica disgrazia. E Teresa di una sciocca retorica scolastica, ma recitata davvero da un cuore semplice. Rimbaud manda una foto a sua madre, su nel Nord della Francia, perché veda che sta bene e gli mandi gli oggetti di cui ha bisogno. Le foto delle vacanze, qui, sono solo cartoline dal vivere. Claudio Savonuzzi
Luoghi citati: Francia, Harrar, Hollywood, Pian De' Giullari
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