Il porto di Venezia forse avrà 3 alleati

Il porto di Venezia forse avrà 3 alleati Progetto che preoccupa gli scali del Nord Europa Il porto di Venezia forse avrà 3 alleati Allo studio un accordo per una collaborazione con Trieste, Fiume e Capodistria -1 problemi da risolvere però sono molti VENEZIA — I porti del Nord Europa sono preoccupati: l'iniziativa degli scali marittimi della Comunità. Alpe Adria, di instaurare tra loro una collaborazione e forse una vera e propria integrazione, sembra essere ben avviata. Il «Northern Range», come sono chiamati i porti nordeuropei, teme infatti che la collaborazione tra Venezia, Trieste, Piume e Capodistria possa preludere a un «cartello» che condizioni i traffici portuali. La Comunità di lavoro Alpe Adria, presieduta da Carlo Bernini, presidente della giunta regionale del Veneto, riunisce nove regioni delle Alpi Orientali: Veneto e Friuli Venezia Giulia, per l'Italia; la Baviera per la Germania Federale; la Carinzia, l'Austria Superiore, la Stiri a e Salisburgo per l'Austria; la Croazia e la Slovenia per la Jugoslavia. L'organismo ha il proposito di affrontare e di coordinare, a livello informativo e tecnico, i problemi prioritari delle regioni aderenti, elaborando progetti che vengono sottoposti sia ai governi dei singoli Stati, sia al vertice della Comunità Europea. La partecipazione del Veneto a questa Comunità trova una spiegazione in tutta la storia della regione, da sempre votata a essere terra di relazione, collegamento tra l'Italia e l'Europa Centro-Orientale. La collaborazione tra i porti, quindi, viene a essere un necessario corollario dell'istituzione dell'Alpe Adria. Uno dei più appassionati sostenitori dell'integrazione è l'ammiraglio Sergio Stocchetti, provveditore al porto di Venezia e coordinatore dei quattro porti interessati all'iniziativa. «E'possibile — ha affermato recentemente Stocchetti parlando a Zagabria — verificare come il concetto integrativo si ponga quale preminente se non unico concetto informativo di una nuova portualità dell'intero arco adriatico'. Certo, a questo punto è ne cessano verificare se esistano le premesse a questa «unio ne»; premesse che sono costituite dalle infrastrutture, dalla presenza di attività industriali, da una spontanea distribuzione di funzioni tra i vari porti. Altre domande che richiedono una risposta sono queste: esiste un hinterland internazionale ecoi unicamente valido, una pluralità di attrezzature, che possano costituire «l'insieme trainante» per una collaborazione che tende a realizzare un processo integrativo? Stocchetti ha approfondito questo argomento durante un incontro svoltosi ad Amburgo: per accertare se esistono le condizioni per instaurare questa collaborazione, Stocchetti ha rilevato che è necessario compiere un'indagine, la quale 'Consentirà in ogni caso di toccare con mano i problemi posti dalla necessità di dare ai porti nordadriatici una organizzazione adeguata alle numerose e talvolta contraddittorie esigenze». Non sono esclusivamente esigenze di carattere tecnico o economico: pensare questo significherebbe voler mortificare entro una limitata dimensione tecnico-aziendale, geograficamente circoscritta, una realtà come quella portuale, -che — secondo Stocchetti — per sua natura si colloca a messo di relazioni le più diverse e della più diversa e lontana proveniensa e destinazione, anche se naturalmente vi è un aspetto economico-aziendale e un aspetto geografico-locale che non possono essere, per eccesso opposto, affatto dimenticati». L'iniziativa, è evidente, potrebbe presto portare all'avvio di una nuova politica portuale per il Nord-Adriatico. Non è ancora possibile dare tutto ciò per scontato e nessuno si nasconde le difficoltà da superare e i problemi delicati da affrontare. L'importante — nota Stocchetti — è che questa ipotesi di collaborazione sia oggetto quanto prima di una verifica. Gigi Bevilacqua

Persone citate: Carlo Bernini, Gigi Bevilacqua, Northern, Range, Sergio Stocchetti