La cassa integrazione è ormai esplosiva Martora pensa a due «progetti speciali » di Stefano Lepri
La cassa integrazione è ormai esplosiva Martora pensa a due «progetti speciali » COSTERÀ' MILLE MILIARDI, COLPITE SOPRATTUTTO PIEMONTE E LOMBARDIA La cassa integrazione è ormai esplosiva Martora pensa a due «progetti speciali » Il ministro dell'Industria vuole varare un programma di investimenti per case, porti minori, strade - Speciali contributi a cooperative operaie per salvare le fabbriche in crisi ROMA — Gli operai in cassa integrazione non saranno mandati a costruire strade o a scavare canali. O almeno non è questa l'idea del ministro dell'Industria, Giovanni Marcerà, che è stata subito fatta propria ieri dalla direzione del suo partito, la de. All'obiettivo di ridurre l'uso della cassa integrazione (pare che nel 1981 lo Stato ci spenderà mille miliardi contro gli 80 preventivati) si intende arrivare in due modi: 1) un programma di investimenti di alto contenuto occupazionale e di basso consumo energetico», come opere stradali e idrauliche, case, sviluppo dei porti minori, risanamenti dei centri urbani meridionali, ponte sullo stretto di Messina; 2) speciali contributi dello Stato ai dipendenti di imprese in crisi che vogliano tentarne il risanamento trasformandole in cooperative e impiegandovi le loro liquidazioni. Ieri mattina Marcora ha esposto queste idee agli assessori regionali all'Industria. Il bilancio della cassa integrazione guadagni è drammatico, specie nelle regioni del Nord. Nei primi sei mesi dell'anno in corso solo in Piemonte ci sono state quasi altrettante ore di Cìg (questa la sigla) quante ce n'erano state ih tutto il Paese nei primi sei mesi del 1980. A Milano l'uso della cassa integrazione si è moltiplicato per sei dall'80 all'81. Ormai la spesa per tenere a casa i dipendenti in sovrappiù delle aziende in crisi non è più roba da poco di fronte alle grandi cifre del bilancio dello Stato, comincia ad avere un peso sensibile. Gli assessori sono stati più o meno d'accordo con il ministro, Marcora vuole che sia ben chiara una cosa: la sua inizia- tiva non è un diversivo rispetto alla politica economica globale del governo, al patto contro l'inflazione, all'aumento della produttività del lavoro; poggia sulla scelta di accelerare il piano energetico e gli investimenti nei settori ad alta tecnologia. Tuttavia, si vuole aggiungere a questi obiettivi qualcos'altro, un in tervento immediato per dimi nuire la disoccupazione; e la de vuole farne una bandiera. Non si tratta, spiega il ministro, di mandare gli operai della Fiat a fare i muratori. Ma, se per esempio si fanno i lavori per la « bacinizzazione» per regolare il flusso dell'acqua del Po e dei suoi affluenti, si avrà più lavoro per tutta una serie di industrie, quindi meno cassa integrazione; e inoltre si produrrà energia idroelettrica e si migliorerà la navigabilità nel basso corso del fiume. L'altra idea, per evitare di concedere lunghi periodi di cassa integrazione senza prospettive o addirittura di fare dei salvataggi, è di dare un contributo statale ai lavoratori che vogliono gestire da sé, in cooperativa, le aziende abbandonate dai proprietari. Marcora sostiene che spesso accade di trovare industrie risanabili, che hanno ordinazioni e prospettive di lavoro, che nessuno vuole: se lo Stato partecipasse alla formazione del capitale, aggiungendo alle liquidazioni dei dipendenti un contributo due, tre, forse quattro volte superiore, si potrebbe sperimentare questa soluzione fondata sulla responsabilità, sul lavoro cooperativo. Interventi saltuari di questo genere ci sono già stati, a cura delle finanziarie regionali: si tratta, dice il ministro, di renderli sistematici e organizzati, di provvedere i dirigenti capaci'che sono necessari attraverso la formazione e l'aggiornamento tecnico all'estero di giovani. In prospettiva, questi interventi — pare di capire — permetterebbero di rendere più rigide le norme per l'uso della cassa integrazione. Per ora gli interventi continuano: i soldi ci sono e si stanno spendendo al ritmo accelerato di cui si diceva: 250 milioni di ore -integrate» in 6 mesi equivalgono a circa 250.000 disoccupati nascosti. Stefano Lepri
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