Bagni di Lucca: già sbancato il casinò Tra rouge et noir è uscita la polizia di Francesco Santini

Bagni di Lucca: già sbancato il casinò Tra rouge et noir è uscita la polizia Colpo di mano, la casa da gioco era stata aperta con 24 ore di anticipo sul programma Bagni di Lucca: già sbancato il casinò Tra rouge et noir è uscita la polizia Inaugurate dal sindaco con fascia tricolore, le roulette* hanno girato esattamente per 25 minuti - «A me la pallina, tutti fermi, fuori i documenti», ha urlato un commissario di p.s. precipitandosi affannato sul tavolo verde DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BAGNI DI LUCCA — I giocatori sono arrivati correndo, scalmanati e sudati, con le fiches di cartone in mano: valore 5000 lire. Al tavolo della roulette il croupier Christian Asiani si è annodato in fretta il cravattino nero sull'abito liso. Il sindaco si è fasciato i fianchi con il nastro tricolore e con solennità ha detto: «La casa da gioco è aperta, tutto regolare«. La pallina ha cominciato a girare e si è fermata sul 3. Cosi, alle 5,30 del pomeriggio di ieri, con un colpo di mano e 24 ore d'anticipo sull'appuntamento, Bagni di Lucca ha riaperto il suo casinò nel tentativo di diventare la quinta città italiana sede di una casa da gioco. La pallina ha continuato a girare soltanto per 25 minuti perché, ancora correndo, si sono presentati i poliziotti. «A me la pallina, tutti fermi, fuori i documenti», ha detto un funzionario catapultandosi sul tavolo verde. I giocatori, ingaggiati tra i giovanotti più ridanciani e polemici della Garfagnana, hanno dovuto consegnare le fiches. In sei sono stati denunciati per gioco d'azzardo illegale. Soltanto Alessandro Fazi. dopo aver preso un «pieno» sul 27, s'era presentato alla cassa per cambiare i suoi gettoni. E' stato l'unico a vincere e forse rimarrà nella storia di questo paesotto che tenta di ospitare il quinto casinò italiano. «Ho vinto, ho vinto», ha gridato Alessandro Fazi e i suoi compagni sono esplosi in un coro di gioia tanto che il croupier Asiani ha dovuto richiamarli. -Monsieur, monsieur, per favore», ha detto un po' pallido, pronto a sfidare la legge, la fronte imperlata di sudore e il volto stanco di chi nella sua vita ha consumato troppe notti in bianco con troppe sigarette in bocca. In sala, dall'altra parte del tavolo, c'era anche suo padre, croupier anche lui, ormai alla fine della carriera: «Attento papà — gli aveva sussurrato poco prima dell'arrivo dei poliziotti — hai pagato due pezzi in più al carré». Per l'altro vincitore che aveva incassato qualche fiches in più non c'è stato tempo di cambiare. La polizia era già nella sala azzurra tempestata di gigli d'oro, voluta 142 anni fa dal granduca Leopoldo di Toscana, quando, per la prima volta, il «rien ne va plus» fu pronunciato in questa cittadina termale della provincia di Lucca. Per inaugurare il casinò, sul fronte della palazzina neoclassica, erano state issate quattro bandiere rossoblu e mezzo paese era sulla nazionale che conduce alle terme. Molti curiosi, molti bambini, donne anziane in sala ed anche un signore in calzoncini corti e zatteroni bianchi allontanato all'ultimo momento dagli addetti alla sorveglianza quando il sindaco, prima dell'arrivo dei giocatori ingaggiati per l'inaugurazione a sorpresa, cingesse la fascia tricolore. • Un po' di decoro» — diceva il cassiere Roberto Pieri, compassato e attento dinanzi alle colonne di fiches che qualcuno ha fatto in tempo a nascondere prima dell'arrivo della polizia — questa casa vanta tradizioni illustri». Cosi, tra vernici fresche e damaschi antichi. Bagni di Lucca ha tentato di rispolverare il suo casinò, convinta che dopo questi primi 25 minuti di gioco, altre notti verranno per la cittadina che in passato ha visto molti giocatori illustri, dai gerarchi del regime fascista con Galeazzo Ciano in testa, fino all'anziano Chiang Kai-scek. Oggi, probabilmente, consiglio comunale, con il sindaco Tintori deciso a denunciare le autorità di tutte le sedi italiane di casinò «prefetti e questori in testa che fanno discriminazioni e consentono — a suo giudizio — l'illegalità nelle loro città, da Venezia a Sanremo, da Campione a St-Vincent». 11 sindaco Tintori era rientrato ieri notte da Roma. I «no» del ministero dell'Interno e della commissione di controllo regionale non l'avevano scoraggiato. In gran fretta aveva ordinato di spalancare il municipio e di svegliare gli assessori. La riunione notturna aveva portato una nuova delibera di giunta: stabiliva che non sarebbe stato il Consorzio delle Terme a gestire il casinò, ma direttamente il Comune, per ogni responsabilità. «Non ci avrebbero certo potuto arrestare», ha detto Tintori, sindaco democristiano, subito in polemica con la Regione Toscana che «in un batter d'occhio è riuscita a convocare il comitato di controllo per annullare la nostra delibera». Tintori non s'era scoraggiato e ai suoi aveva detto: «Noi andiamo avanti nel nostro programma, vedremo che cosa accadrà». In realtà il ruolino di marcia è stato anticipato di 24 ore. Gli ultimi ritocchi e la sala è stata pronta, nel clima familiare di un paesotto dove tutti si conoscono e scoprono il gusto della «disobbedienza» in un clima a metà strada tra le serate al circolo aziendale e la volontà di dare alla casa da gioco un tono di prestigio. In sala, sotto il palco che fu del granduca, nel ruolo di direttore c'era anche il presidente dell'Azienda di Soggiorno, Gabriele Bertani. •Mi arresteranno?», domandava al sindaco, ma subito Tintori 10 rincuorava: «Ma che arresto, al massimo una contravvenzione». Sollevato, Bertani. ripeteva: -Comunque qui il cervello di tutta l'impresa è il segretario del Comune, Pierluigi Importuno, è lui che da sette anni sogna questa impresa». Importuno, molto elegante, in sala s'è visto soltanto per qualche minuto. Chi lo conosce bene racconta che ha nei casinò una sua esperienza diretta. Bertani conferma: -In fin dei conti — dice — invece di andare a giocare altrove, la roulette ce la siamo portata qui: è un primo passo». Tra i sei denunciati dalla polizia i due croupiers Asiani. 11 più anziano spiega: -Mi hanno chiamato, sono venuto qui con la mia professionalità a tentare quest'ultima avventura della mia vita-. Ha visto ì giocatori di mezzo mondo, ha girato molti casinò, dai più grandi e importanti, a quelli più oscuri, ai limiti della bisca, in Nordafrica. •Odio il gioco», dice Asiani e ricorda Faruk come un «gran giocatore al tavolo di chemin». Ieri ha dovuto consegnare i documenti alle guardie. Francesco Santini

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