Sardegna: vietata per 1 anno la caccia a lepri e pernici

Sardegna: vietata per 1 anno la caccia a lepri e pernici La selvaggina è già stata decimata dagli incendi Sardegna: vietata per 1 anno la caccia a lepri e pernici La misura protezionistica, entrata in vigore mercoledì, ha naturalmente suscitato proteste tra i quarantamila cacciatori dell'isola CAGLIARI — L'assessore regionale all'ambiente, Mario Melis, ha firmato ieri il decreto per il divieto di cacciagione della selvaggina «mobile e stanziale», vale a dire lepri e pernici. Il divieto ha vigore per le prime cinque giornate del calendario venatorio già in precedenza stabilito, in sostanza per tutto il 1981. n provvedimento è stato motivato dal Comitato regionale faunistico, che lo ha proposto, come una misura indispensabile per impedire la totale distruzione della selvaggina, quest'anno decimata dagli incendi estivi. La misura protezionistica, annunciata alla fine del mese di agosto e ieri entrata in vigore, ha naturalmente determinato reazioni a non finire negli oltre 40 mila cacciatori che formano l'esercito che a domeniche alterne spara milioni di fucilate contro un numero sempre più ridotto di capi di selvaggina. Le minacce a caldo parlano nei casi estremi di disubbidienza civile («/. giorno 20 settembre andremo tutti a caccia; si grida), oppure di ricorsi al Tribunale amministrativo per vizio di legittimità; vi è chi non crede ai rapporti della Forestale in base ai quali il Comitato faunistico ha chiesto l'e¬ manazione del decreto; vi è chi ha proposto, in cambio della riapertura della caccia, di assumere seri e precisi impegni di lotta agli incendi. «Afi rendo conto dello stato d'animo dei cacciatori — ha dichiarato l'assessore Melis, al quale quanto meno si riconosce di aver firmato "con coraggio un provvedimento impopolare" — ma essi devono prendere atto della realtà sconfortante determinata dagli incendi ». n provvedimento non interessa i cinghiali e la migratoria. Anche i cinghiali sono stati decimati dal fuoco ma la loro presenza numerica è ancora cosi rilevante da costituire un pericolo sotto un duplice aspetto: il primo di devastazione delle colture, il secondo di veicolo di contagio della peste suina africana che ancora nell'isola non è stata debellata. Perciò non si sono poste limitazioni alla caccia al cinghiale, come neppure per quegli altri uccelli migratori (soprattutto tordi) che nel tempo delle olive si riverserebbero sugli oliveti non distrutti dagli incendi estivi Naturalmente la protesta ha investito la classe politica. L'assessore Melis ha chiesto la solidarietà delle forze politiche che sostengono la giunta (comunisti, socialisti, sardisti, socialdemocratici, repubblicani) e ha minacciato le dimissioni, ma all'interno della stessa maggioranza coloro che propendono per i cacciatori, non tanto in funzione delle loro ragioni quanto per un certo peso elettorale che essi hanno, non sono pochi. E quanto all'opposizione democristiana essa ha cominciato a dare battaglia all'interno della commissione ecologica del Consiglio regionale

Persone citate: Mario Melis, Melis

Luoghi citati: Cagliari, Sardegna