Nell'inchiesta milanese 12 personaggi «fantasma» di Marzio Fabbri

Nell'inchiesta milanese 12 personaggi «fantasma» Nell'inchiesta milanese 12 personaggi «fantasma» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — Dodici nomi di persone che però non è stato possibile identificare si affiancano a quelli dell'editore Angelo Rizzoli e a quello dell'amministratore delegato del gruppo Bruno Tassan Din nell'elenco degli imputati, depositato in cancelleria, nell'inchiesta che ha portato al ritiro dei passaporti di Rizzoli e del suo più stretto collaboratore. Non è però stato possibile ancora accertare di che cosa devono rispondere queste persone i cui nomi, risulta, sono stati mostrati tempo fa dagli inquirenti ad un dirigente della casa editrice il quale ha spiegato di non conoscerne nessuno. Il documento stilato dalla Procura della Repubblica presumibilmente su informazioni pervenute dalla Guar dia di Finanza elenca: Giuseppe Andreani, Giovanni Battista Beretta, Renzo Caimonte, Armando Ceroni, Do menico De Lillo, Luigi Ferra rio, Guido Fagioli, Francesco Gaddi, Giuseppe Marzano, Alberto Pacinotti, Cataldo Suppa e Rinaldo Zerloni. Questi nomi, che almeno per ora rimangono «fantasmi», non sono i soli che compaiono nella vicenda di esportazione di valuta sulla quale indaga la magistratura milanese. Sin dall'inizio c'è un certo Elio Grandi, intestatario di un conto corrente presso la sede milanese della Banca Popolare di Novara, cui l'inchiesta non è riuscita a dare corpo. Grandi sarebbe particolamente importante perché il suo conto è sospettato di essere stato usato per esportare valuta in Svizzera senza mai farlo uscire dal territorio italiano. Il sistema era semplice: chi voleva mandare il proprio denaro all'estero lo depositava su un conto italiano compia cente e si vedeva trasferire ol tre confine la corrispondente somma in franchi svizzeri usando fondi che venivano rastrellati presso i nostri connazionali all'estero. Il denaro versato in Italia serviva poi per rimborsare i parenti italiani dei nostri emigrati. Si stema molto usato che però venne in parte scoperto tanto che nella primavera scorsa sono andati sotto processo davanti al tribunale di Milano più di cento persone. L'operazione in cui secondo l'accusa sono coinvolti Rizzoli. Tassan Din e gli altri dodici assomiglierebbe non poco a quella che è costata la condanna a quattro anni di carcere al presidente della Finanziaria «La Centrale» Ro berto Calvi. La «Savoia assicurazioni (controllata da Rizzoli) avrebbe venduto alla «Sparfin (della «Centrale») un pacchetto di azioni della Banca Mercantile di Firenze, riacquistandolo quasi subito direttamente attraverso il Banco Ambrosiano. In questa operazione la «Savoia» avrebbe realizzato un guadagno di due miliardi e 300 milioni sui quali accusa e difesa non sono d'accordo. Per la difesa il denaro è stato cosi ripartito: un miliardo a Rizzoli e duecento milioni (come prestito) a Tassan Din, tutti regolarmente contabilizzati. Poi ci sarebbero 800 milioni finiti alla «Cineriz. e altri duecento pagati al legale milanese Michele Lener per l'intermediazione nell'affare. Di queste ultime due tranches. dice Rizzoli, non sappiamo nulla, né siamo tenuti a saperne dalla legge; se i soldi sono stati esportati con il sistema della compensazione di conti correnti dalle due parti del confine noi non c'entriamo. Ma la Procura della Repubblica è di parere diverso. Si interessa infatti non solo del secondo gruppo di assegni circolari pagati (quelli della «Cineriz» e di Lener), ma anche del miliardo e duecento milioni finiti all'editore e all'amministratore delegato. Marzio Fabbri prapscvqrnpncs

Luoghi citati: Italia, Milano, Novara, Savoia, Svizzera