Il groppo Br scoperto a Genova preparava attentati all' Italsider di Clemente Granata

Il groppo Br scoperto a Genova preparava attentati all' Italsider Arrestate cinque persone e scoperto un importante covo Il groppo Br scoperto a Genova preparava attentati all' Italsider Il casolare sulle alture di Montaggio sarebbe stato, per parecchio tempo, il quartier generale dei terroristi - Trovati documenti, armi e l'elenco delle vittime designate DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — Il casolare sorge sulle alture di Montoggio, mezz'ora d'auto da Genova. Immerso nella quiete e nel verde appariva abbandonato. E' stato invece per parecchio tempo il quartier generale delle Br liguri, capi e gregari, che dopo i colpi durissimi assestati dagli inquirenti al gruppo eversivo-criminale (via Fracchia nel marzo dello scorso anno; l'arresto del .48», Gianni Cocconi in testa, alcuni mesi dopo) tentavano di riorganizzare le fila, predisporre il terreno favorevole all'offensiva d'autunno nelle fabbriche, annunciata a lettere di fuoco con l'ultima •risoluzione strategica': obiettivo Italsider, vittime designate medici e quadri intermedi che operano nello stabilimento, come risulta dai documenti sequestrati dagli investigatori. I carabinieri cercavano il casolare da mesi. Sapevano che si trovava nell'entroterra ligure. Avevano setacciato a lungo la zona, frugato ogni anfratto. La base importante infine è stata scoperta la settimana scorsa subito dopo l'arresto di Roberto De Luechi, operaio Italsider, delegato sindacale, gran mestatore sino a qualche tempo fa e guardato talora con sospetto dai vertici liguri dell'Flm, poi gradatamente defilatosi: all'attivismo sfrenato e agitatorio aveva sostituito la più «discreta» opera di riorganizzatore e reclutatore di elementi per la banda armata. Il rustico di Montoggio appartiene al nonno di De Lucchi. Con il delegato sindacale sono finiti in carcere la moglie, Corinna Sgroi, e un operaio edile, Antonello Pisu, originario di Cagliari. In cella li avevano preceduti alla fine di luglio due impiegati dell'Azienda municipale dei tra- sporti, Paola Neri e Vittorio Biffo. Di buona famiglia borghese, prossima alla laurea in biologia, tranquilla, ordinata, serena lei, diligente e buon lavoratore lui: due impiegati modello, insomma. Cinque persone arrestate dunque al termine di un'ottima operazione compiuta dai carabinieri e sequestrati, assieme a una pistola munita di silenziatore, importante materiale propagandistico, documenti programmatici con l'indicazione dei prossimi obiettivi dell'organizzazione eversiva. Che significato ha l'arresto dei cinque individui accusati di attività terroristica alla vigilia di un autunno che si preannuncia molto drammatico sul fronte dell'eversione? Gli inquirenti sono certi di aver colpito il vertice dell'appena ricostituita brigata Italsider e tirano un comprensibile respiro di sollievo. I terroristi hanno annunciato, e già, messo in pratica nell'intero territorio nazionale durante gli ultimi mesi, tre offensive: contro i familiari dei pentiti; nelle zone socialmente disgregate come quelle del Sud; nei confronti delle fabbriche dove più acuti sono i dissidi e più accentuate le tensioni, il tutto nel tentativo di far scendere lo Stato sul piano di una trattativa e di un riconoscimento formale del gruppo eversivo. Delle tre offensive a Genova si temeva particolarmente quella nei confronti del complesso industriale più rilevante, l'Italsi der appunto, le cui travagliate vicende d'ordine economico possono contribuire a creare, se non proprio un terreno propizio, almeno un alone di simpatia, ancorché limitato, verso la propaganda e un certo tipo d'azione criminale degli eversori. L'aver colpito ora il gruppo che operava proprio all'Italsider con quell'importantissima pedina interna costituita dal De Lucchi, giustifica il conforto. Ma l'ottimismo diventa più cauto e prudente non appena si pensa alle capacità di recupero che i gruppi armati, anche in Liguria, hanno dimostrato in un recente passato. E le perplessità diventano più accentuate quando si traccia il probabile «organigramma» delle forze eversive a Genova. Se è vero che, per ora, la «Brigata Italsider» non esiste più e che le «Brigate Ludmann» e «Dura», operanti al¬ l'ospedale San Martino e al porto, da tempo non fanno sentire la loro presenza, è altrettanto vero che è ancora in piedi una «brigata» per alcuni aspetti un po' misteriosa come la «Buranello», operante nella periferia del capoluogo ligure. Essa, dopo mesi di polemica interna con il vertice nazionale strategico delle Br, negli ultimi tempi, a detta degli inquirenti, ha finito per accoglierne le direttive ed è pronta all'azione anche se con un organico un po' ridotto. Ed è altresì vero che sedici brigatisti liguri molto noti come Barbara Balzarini, Giuseppe Lo Bianco, Livio Baistrocchi o meno noti, ma ugualmente temibili, come Leonardo Bertulazzi e Gregorio Scarfon sono latitanti, li beri di agire e non si rassegnano certo ad avere sprovvisto di basi logistiche un centro importante come Genova. Non è da escludere, dunque, che essi già siano all'opera per ritessere ciò che i carabinieri hanno disfatto. Tanto più che si profila una data importante. Il 28 ottobre s'inizierà il processo contro il gruppo di presunti terroristi arrestati l'autunno dell'anno scorso. Nell'aberrante simbologia dei brigatisti quella data potrebbe costituire il pretesto per qualche grave azione delittuosa. Clemente Granata

Luoghi citati: Cagliari, Genova, Liguria, Montoggio