Ortis ha ritrovato se stesso «Vorrei sapere quanto valgo» di Giorgio Viglino
Ortis ha ritrovato se stesso «Vorrei sapere quanto valgo» Il mezzofondista è uscito dal suo «lungo inverno» Ortis ha ritrovato se stesso «Vorrei sapere quanto valgo» ROMA — In questa atletica italiana che è sempre più squadra, alta nei livelli medi ma con pochi uomini di punta, ritorna grande d'improvviso e quasi per tutti inaspettatamente Venanzio Ortis. Il mezzofondista, rivelazione agli Europei del '78, si infilò in quello che lui stesso definisce un lungo inverno. Ventiseienne, friulano delle montagne al confine con l'Austria, un'infanzia serena in una casa modesta. «Mio padre faceva l'operaio, io ho studiato. Sono stato un ragazzo normale, un po' impegnato negli studi e un poco nel fare dello sport, ma soltanto cosi per divertimento. Prima era lo sci da fondo con tanto di scudetto italiano nel campionato allievi, poi l'atletica. La scelta tra far le cose seriamente o smettere l'ho fatta nel '74, e ho scelto di fare il militare, nel modo e con i vantaggi che ci offre l'atletica». Ortis non ha rivincite da prendersi sul mondo, non è un ragazzo del Sud né un velocista, nei lunghi allenamenti ha imparato a conoscere se stesso: «Non è un sacrificio correre, far chilometri. Per noi non c'è soltanto la pista, c'è il parco, la strada, i boschi. La mente è libera di seguire i propri pensieri. Certo, la garea ma anche dove si andrà a finire; cosa ci riserva il domani». Ripensa alla gara di venerdì sera, al valore tecnico di quel primo posto ritrovato a livello europeo con un tempo ragguardevole. Esita un momento nel definire cos'ha provato, cerca le parole adatte e il suo viso affilato — c'è una vaga somiglianza con un altro fondista che si esprime in bicicletta, Francesco Moser — assume un'espressione concentrata. «Non vorrei dire che è stata la mia più grande soddisfazione, perché c'è sempre quel titolo europeo, però... Ecco è stata una grossa soddisfazione, uno di quegli episodi che ricorderò per sempre». — Soprattutto perché nessuno credeva in Ortis, tutti erano convinti che l'atleta fosse perduto. «Si. è importante stupire gli altri, ma in verità durante questo mio lungo inverno, nemmeno io credevo in me stesso. E pensare che in questa gara non ho certo raggiunto i miei limiti; mi sono imballato di gambe *— e questo è un problema tecnico — ma ero ancora fresco, con energie da spendere. Sarò completo, potrò raggiungere grossi traguardi, quando riuscirò ad arrivare sui miei limiti reali. Sono curioso di scoprire quanto valgo, questa è forse la mia motivazione migliore ». — Che cos'è per Venanzio Ortis l'atletica? «L'atletica è tutto e niente. L'atletica è viaggiare, stare in ogni parte del mondo, pensare alle gare, ma anche guardarsi intorno, il più possibile. L'atletica è aver degli amici, amici come "Giuspin" Cerbi e Carlo Grippo, amici per la vita». —/{domani? «Adesso sono incerto. Sto finendo scienze forestali perché volevo appunto fare l'ispettore, occuparmi di questo nostro disastrato Paese: incendi, terremoti, inondazioni. D'altro canto, mi piacerebbe rimanere nello sport». — 17 sogno più folle e più bello? «Fare il record del mondo e vincere un'Olimpiade nella stessa gara. Allora un appello di Venanzio Ortis per salvare questa nostra natura sarebbe più ascoltato». _, .... ,. Giorgio Viglino
Persone citate: Carlo Grippo, Francesco Moser, Ortis, Venanzio Ortis
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