Nel mondo sono oltre 55 milioni i bambini costretti a lavorare

Nel mondo sono oltre 55 milioni i bambini costretti a lavorare Da Ginevra appello delle Nazioni Unite contro lo sfruttamento infantile Nel mondo sono oltre 55 milioni i bambini costretti a lavorare GINEVRA —La necessità di un'azione alla ricerca di soluzioni urgenti che fronteggino la piaga del lavoro infantile nel mondo è stata sottolineata ieri a Ginevra durante una conferenza stampa tenuta nell'ambito della commissione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite. Il tunisino Abdelwahab Bouhdiba, che sul problema del lavoro infantile ha presentato una relazione ad un'apposita sottocommissione dell'Orni, ha illustrato ai giornalisti il voluminoso documento che fornisce elementi particolareggiati. Basato su materiale fornito essenzialmente da un organismo privato, la «Società contro la schiavitù» britannica, e dall'Ufficio internazionale del lavoro (Bit) la relazione fa apparire evidente che il problema del lavoro infantile e dello sfruttamento dei giovani non è un'esclusiva dei Paesi in via di sviluppo, ma colpisce anche le nazioni industrializzate. Nel mondo, la popolazione inferiore ai 15 anni è più di un terzo del totale, un miliardo e mezzo su quattro miliardi. I minori di 15 anni che lavorano — ma si tratta di stime che sarebbero di molto inferiori alla realtà —sarebbero stati, nel 1975, 54,6 milioni, cosi suddivisi: 30,5 milioni nell'Asia meridionale, 9,9 nell'Asia orientale, 9,6 in Africa, 3,3 in America Latina e 1,3 in Nord America, Europa, Oceania ed Unione Sovietica. La documentazione, fitta di dati, si riferisce a molti Paesi del Terzo Mondo. Ma non mancano cifre ed esempi che riguardano le nazioni socialmente più sviluppate. Tra i più significativi i seguenti: un milione di bambini messicani lavorano negli Stati Uniti, come stagionali, praticamente in tutti i settori dell'economia. In Spagna, circa 250 mila ragazzi sot- to i 14 armi erano impiegati in varie industrie (commercio, attività alberghiere, alimentazione) nel secondo trimestre dell'anno scorso, quando il Paese contava oltre un milione e mezzo di disoccupati. In Italia — e si citano dati forniti dalle Acli — i bambini lavoratori sarebbero circa 500 mila. Per i Paesi in via di sviluppo non vengono fornite cifre molto precise, ma esse sono egualmente significative: in India, a Bombay, in alcuni quartieri, quasi il 25 per cento dei bambini comincia a lavorare tra i 6 ed i nove anni. Nel Pakistan un milione e mezzo di bambini e bambine lavorano ai telai dei tappeti e spesso a partire dai sei anni d'età (il Pakistan è al quarto posto nel mondo per l'esportazione di tappeti) con un guadagno di poco più di diecimila lire al mese. Nel continente africano vengono valutati a circa sedici milioni i bambini lavoratori con meno di 13 anni. Ritornando ai Paesi industrializzati, il rapporto fornisce nel suo primo capitolo alcuni esempi di casi particolari sull'Italia. Tra questi si precisa che ad Altamira, nelle Puglie (50 mila abitanti e 10 mila disoccupati) si svolge ogni 15 agosto il «mercato» dei bambini: «I grandi proprietari acquistano i servizi di ragazzi da 12 a 14 anni per impiegarli come pastori per 5 ore al giorno con salari di 100-180 mila lire all'anno». Senza fornire altri particolari si rileva che l'Italia ha addirittura raggiunto un primato, quello del più giovane «pensionato del lavoro». Si tratterebbe di un certo Salvatore (del quale non vengono specificati né il cognome né l'età) che dopo aver perso una mano lavorando in una segheria si è visto assegnare una pensione mensile di 160 mila lire, contro le 8 mila che percepiva prima dell'incidente.

Persone citate: Altamira