Grande e debole Cina dice la vedova di Ciu di Arrigo Levi

Grande e debole Cina dice la vedova di Ciu Grande e debole Cina dice la vedova di Ciu DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PECHINO — La parte ufficiale della visita in Cina della delegazione del Parlamento europeo si é conclusa ieri, con un incontro all'Assemblea popolare nazionale tra i parlamentari europei e la signora Deng, vedova di Ciu En-lai, uno dei grandi personaggi del partito comunista cinese, di età oramai vicina agli ottant'anni. La signora Deng, che è ancora membro del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale, è stata l'unica, tra gli interlocutori cinesi della delegazione europea guidata dal socialista francese Gilles Martine!, a nominare Mao Tse-tung. Nei precedenti lunghi incontri non ne avevamo mai sentito fare il nome. Di Mao, la vedova di Ciu En-lai ha citato — per illustrare il significato della visita che la delegazione europea aveva compiuto il giorno precedente alla Grande Muraglia — un famoso poema che dice: «Non si è uomini nel vero senso della parola se non si è stati alla Grande Muraglia. Chi è stato alla Grande Muraglia è uomo nel vero senso della parola. Che vuol dire essere uomo nel vero senso della parola? Vuol dire essere un eroe». I deputati europei non si sentivano necessariamente eroi per avere compiuto questa visita, e non hanno reagito all'ovvia allusione politica, ma sono stati lusingati dalla squisita citazione. Il lungo scambio di cortesie francesi e cerimonie cinesi si è chiuso su una più pungente nota politica, quando finalmente la vecchia signora, che indossava un elegante completo giacca-pantaloni color tortora, per nulla militaresco, è passata con garbo dalle formalità alla sostanza. «Tra voi e noi — ha detto — attraverso un aperto scambio di opinioni che testimoniano la sincera amicizia tra l'Europa e la Cina, sono emerse anche diversità di vedute. I nostri Paesi hanno avuto una storia diversa. Ma sui aroleti, blemi essenziali si è arrivati, e ne siamo all'identità di posizioni». La signora Deng ha ripetuto con forza due volte questo concetto e ha proseguito: «Questo ci ha permesso di rafforzare la nostra unione. La nostra opinione è che la situazione internazionale sia diventata nell'ultimo anno più difficile. Il compito fondamentale è di fermare la guerra, di fare in modo che la guerra non scoppi. A questo proposito abbiamo un compito comune dettato da interessi comuni. E' per questo che noi cinesi auspichiamo ardentemente di vedere una Europa forte e unita. Un'Europa forte è conforme non soltanto all'interesse degli europei, ma a quello dei popoli del mondo e alla causa della difesa della pace». «Quanto alla Cina — ha concluso — qualcuno di voi ha detto che la Cina è un grande e forte Paese. E' grande, ma non è forte. Noi ci sforziamo di fare della Cina un Paese forte e ricco, ma forte la Cina non è. Questo non vuol dire però che non affronterà le sue responsabilità, nella lotta contro l'egemonismo e nella difesa della pace mondiale». La parte ufficiale e politica della visita si è chiusa quindi sulla stessa nota sulla quale, da parte cinese, si era aperta: la lotta all'egemonismo sovietico. Ha commentato più tardi Gilles Martinet: «Si potrebbe forse dire che i cinesi sono più europei degli europei». Arrigo Levi

Persone citate: Ciu En-lai, Gilles Martine, Gilles Martinet, Mao