Piscicelli guarda Napoli con l'occhio di Antonioni

Piscicelli guarda Napoli con l'occhio di Antonioni VENEZIA CINEMA: Presentati in concorso «Le occasioni di Rosa» e «L'assoluzione» dell'americano IJlu Grosbard Piscicelli guarda Napoli con l'occhio di Antonioni Un film «napoletano» asciutto nello stile e programmaticamente sgradevole - Nella malattia della metropoli, la difficile lotta per la vita delle nuove generazioni Conflitti familiari nella pellicola americana, un finto giallo fatto per piacere con Robert De Niro e Robert Duvall in due caratterizzazioni di alto livello professionale DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — Guardare la gente che vive, l'intreccio smarrito dei gesti dentro le case, rincontro della indifferenza o dell'ira lungo le strade, certi discorsi che esauriscono tutto e non dicono nulla, i vecchi e i giovani, e nei giovani un abbandono sem- plice e biologico alle circostanze, agli impulsi, l'amore fatto qua e là magari per soldi, le periferie mostruose e teatrali, un antico genio dell'irrisione, i necessari traffici illeciti, la droga come abitudine, i travestiti con un brivido di femminilità, la fabbrica come un'intrusione e un modello, le ciminiere di Bagnoli, l'Alfa Romeo, Posillipo, le sere che calano su Napoli con una luce di velluto e poi con un buio complice, come 11 buio di tuttele grandi citta. Con Le occasioni di Rosa Salvatore Piscicelli fa un nuovo passo verso la restituzione di Napoli all'attualità, rompendo i luoghi comuni, pareggiando i conti col ricatto sentimentale del napoletanisti, riconquistando per sé e per i suoi personaggi il diritto alla malattia comune della metropoli, l'imponderabilità sociologica e culturale delle nuove generazioni, ritrovando un appassionato sguardo di ghiaccio per vedere e non raccontare. L'autorità dell'esordio, che segnalammo subito, nel primo film Immacolata e Concetta, trova conferma nella seconda opera di Piscicelli, ancora più asciugata nello stile e programmaticamente sgradevole, non consolatoria, molto consapevole delle proprie ambizioni. Immacolata e Concetta conserva nell'impegno analitico del regista uno scarto di tradizione, lo schema sentimentale della sceneggiata. I<e due donne «nuove» pagano un tributo col delitto di gelosia alle pretese del sentimento profondo, dell'eredità culturale. La donna nuova Rosa non porta un'eredità, solo una costrizione (la condizione metropolitana delle periferie) alla quale cerca di sottrarsi con una vitalità che non fa calcoli, paga di rivelarsi o di ribellarsi volta per volta. Rosa abita con la madre, l'amante di lei e un fratellino in un lembo di trionfi architettonici degradanti, quartieri di piccolissima borghesia, l'impiegato vicino al modesto trafficante, il contrabbandiere e il disoccupato disorganizzato, la prostituzione occasionale. Rosa che ha abbandonato la fabbrica si mantiene prostituendosi ogni tanto; il suo uomo, Tonino, lavora in un'officina di demolizioni, un terzo amico, Angelo, sogna di reimbarcarsi e di partire per i mari del mondo. Stanca della famiglia, la ragazza si trasferisce da Angelo e in casa sua riceve all'occorrenza i clienti, Tonino si spartisce tra Rosa e un commerciante ricco, un omosessuale che ha dei progetti: •Sposatevi, penso io alla casa, voi mi fate un figlio, io vi mantengo'. L'omosessuale è l'unico che ha un piano, e che ha i soldi. Rosa e Tonino si sposano. Rosa resta incinta nell'indifferenza del marito (ma non del commerciante). Non le piace di stare a quel gioco, abortisce, aiutata amo¬ rta(sMRiisslptncps(ursruli rosamente da un travestito. Tutto qui, e a dirlo sembra troppo. Piscicelli con l'aiuto di attori non professionisti (straordinaria la presenza fisica, l'istintiva prepotenza di Marina Suma nella parte di Rosa) ha steso i fatti e i gesti in una rarefazione calcolata, in una casualità ferrea, distante e partecipe. E' uno che sa molto bene quello che vuole, pronto ad evitare con l'impassibilità dello sguardo la retorica «maledetta» dei personaggi. Il vero papà di questo cinema è Antonioni. Ieri è arrivato in concorso il primo americano. Uhi Grosbard con L'assoluzione («True Confessions»). Non è un film eccezionale, ma piacerà perché ha molte risorse: sembra un giallo ed è una storia di fratelli cattivi, sembra una dura requisitoria contro la corruzione che tocca anche i preti ed è un percorso edificante verso la comprensione e l'assoluzione, sembra una battaglia su temi civili ed è soprattutto una prova d'attori. Robert Duvall e Robert De Niro, i due fratelli, si confrontano in due caratterizzazioni di alto livello professionale Duvall è un poliziotto con molto fiele in bocca, perché prima di indossare la divisa era il fattorino di uno del racket. Jack Amsterdam. De Niro è un prete cattolico dotato di intraprendenza, durezza, senso degli affari: è monsignore, ma si presume che diventerà presto vescovo. Le opere della diocesi fioriscono anche perché Jack Amsterdam, passato alla speculazione edilizia, dà una mano, ge nerosamente. Quando monsignor De Niro pensa che sia opportuno troncare ogni rapporto col corrotto, è tardi. La scoperta di un delitto, una povera ragazza fatta a pezzi, mette in moto l'Indagine sul giro losco di Amsterdam. Il poliziotto Duvall non fa niente per bloccare lo scandalo, anche se capisce che il fratello sarà coinvolto: è questione della vecchia ruggine e di un affetto fraterno assai scarso. Passano gli anni, eravamo nel '48, siamo nel '62. De Niro, malatissimo parroco di una parrocchia sperduta nel deserto riceve la visita del fra¬ tello Duvall. Scusami, adesso sono pentito di tutto. Risposta di De Niro: non importa, qui ho imparato qual è il mio posto, la mia vera vocazione. Anche per i preti corrotti c'è assoluzione e salvezza, per i poliziotti non si sa. Duvall è al suo meglio. De Niro un poco si tiene, ma è difficile trovare uno come lui che entri con la faccia, con la pelle, coi gesti dentro un personaggio. Il regista Grosbard (di lui si ricorda Chi è Harry Kellerman?) ha diretto con un'opportuna ambiguità, ma forse non dipende dal suo melilo. Stefano Reggiani Brian De Palma, regista di «BIow out», insieme con i due attori del suo film: Nancy Alien, che è sua moglie, e John Travolta

Luoghi citati: Amsterdam, Napoli, Posillipo, Venezia