Sulle sedie a rotelle parlano del loro futuro di Remo Lugli

Sulle sedie a rotelle parlano del loro futuro Riuniti a Rimini handicappati di 15 nazioni Sulle sedie a rotelle parlano del loro futuro Al convegno partecipano 600 invalidi - Le relazioni vertono sul loro inserimento nella scuola, nel lavoro e nella vita sociale DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE RIMINI — Ci sono, in Italia, un milione e 700 mila handicappati (psichici, poliomielitici, spastici, miodistrofici, invalidi della strada e del lavoro, ecc.). In tutto il mondo sono 410 milioni: un esercito vastissimo, che dovrebbe avere, ma scarsamente ha, una sua voce. L'uomo ha costruito la propria società per l'essere normale, come se il portatore di handicap nemmeno esistesse. Bisogna finalmente cominciare ad accorgersi anche di loro. A Rimini s'è aperto un convegno internazionale sul tema: « L'handicappato protagonista della propria promozione». L'ha indetto la comunità Papa Giovanni XXIII col patrocinio del Comune di Rimini e della Regione EmiliaRomagna. Sono presenti seicento rappresentanti di comunità, enti, istituti di quindici nazioni. Un'assise importantissima, estremamente qualificata per discutere di questo problema. Le relazioni vertono su tre branche: inserimento nella scuola, inserimento nel lavoro, inserimento sociale e cammino spirituale degli handicappati. In uno dei grandi padiglioni della fiera, davanti al palco, sono più le sedie a rotelle che le poltroncine. C'è chi, per parlare, è costretto a contorcimenti facciali; in tutti c'è una tenace forza di volontà, di essere, di fare, di agire, di dimostrare che si conta qualcosa. L'handicappato, purtroppo, è sempre stato oggetto di pietà, magari tenuto nascosto dai genitori. I tempi, fortunatamente stanno cambiando, c'è un salto di qualità, l'handicappato esce allo scoperto, con il coraggio di chi sa di dover rag giungere delle conquiste che gli pervengono. L'handicappato deve essere soggetto di diritti e quindi soggetto attivo della costruzione della società. Dice don Oreste Benzi, parroco in un paese del Rimlnese, presidente dell'associazione Papa Giovanni, pioniere nel campo degli handicappati (ha creato 19 case-famiglie sparse nell'Italia centro-settentrionale, con «genitori» volontari che ospitano 85 handicappati e cercano di aiutarli con accoglienza e amore): «Lo società solo adesso incomincia a capire che l'handicappato è un valore che porta altri valori capaci di modificare la nostra stessa struttura comunitaria. Ricordiamoci che l'handicappato anticipa le condizioni di ogni uomo perché tutti, una volta vecchi, saremo degli handicappati e quindi tutto quello che facciamo per questi, io facciamo per l'uomo». Parlano in molti, ognuno legge la sua relazione e via via si scopre che Paesi da noi sempre ritenuti in campo sociale all'avanguardia, come quelli nordici, in effetti non lo sono, tutt'altro. Perché è ancora troppo diffusa la tendenza di relegare gli spastici in strutture speciali, li emarginano con il pretesto che hanno bisogno di interventi specifici. «Da questi stranieri — dice Francesco Santanera, della rivista torinese "Prospettive assistenziali" — non si sente inai parlare di socializzazione. Noi diciamo che gli aiuti specifici per gli handicappati devono essere dati alle strutture normali perché possano accogliere nel loro interno gli handicappati che sono recuperabili. E anche coloro che sono gravi, non devono essere bloccati in strutture chiuse: ci sia anche per loro la possibilità d'apertura, il contatto con l'esterno». Dice il professor Gianni Selleri, docente dell'Università di Bologna, presidente dell'Associazione nazionale invalidi per esiti da poliomielite: «Finora la nostra cultura e la nostra legislazione hanno definito gli handicappati per quello che non hanno. Si tratta di capovolgere il concetto e di definire gli handicappati per le loro capacità residue e la loro potenzialità. Significa istruzione, inserimento scolastico, inserimento lavorativo, vita affettiva». La legislazione italiana sui portatori di handicap è ora fra le più avanzate, non tanto sul piano finanziario, quanto su quello culturale. «C'è però un rischio — dice Selleri — che dopo il trasferimento delle competenze socio-sanitarie agli enti locali si stia vivendo il rischio di una involuzione culturale che faccia riemergere le proteste di tipo assistenzialistico in modo prevalente rispetto agli interventi della socializzazione». Selleri fa anche una annotazione politica: «A forza di rincorrere l'emergenza (violenza, crisi) non ci resta la possibilità di costruire in positivo un progetto politico. Cioè i nostri governanti sono troppo alla ricerca del consenso riparando i danni dell'emergenza invece di dedicarsi all'azione sociale e alla dignità sociale. E di questa situazione ne risentono soprattutto i più deboli, gli handicappati, i poveri, i sottoculturati». E gli altri, all'estero? Spagna, Feliciano Castillo: «Abbiamo leggi moderne, ma con scarsi finanziamenti per la loro realizzazione. Non esistono solo handicappati, esistono livelli diversi di possibilità di recupero, quindi occorrono mezzi differenti per i vari gradi di malattia. Purtroppo spesso si cerca di integrare gli handicappati forzatamente, solo perché così non c'è da farei servizi». Svezia, Pie Blume: «Sono corrisposti dei salari o delle pensioni a chi lavora fuori. A scuola si fanno classi differenziate, con possibilità, però, di contatti coi bambini normali nei momenti di ricreazione. All'asilo, da uno a sette anni, gli handicappati stanno da soli». Danimarca, Helge Rishave: «Lo Stato cerca di aiutare gli handicappati con i mezzi tecnici migliori, facendoli studiare, cercando di inserirli nel lavoro, facendoli viaggiare». Grecia. Alkistis Condounis: «La nostra associazione degli handicappati ha 45 anni, ci riteniamo all'avanguardia. Dedichiamo molta attenzione anche alla prevenzione, educando ì giovani che domani potrebbero avere nella loro famiglia un handicappato». Francia, Jean L'Huillier: «La legge dà la possibilità agli handicappati di fare quei lavori protetti che sono in grado di svolgere. Esistono anche dei cantieri edili per handicappa- pcagbstsciti' Remo Lugli

Persone citate: Blume, Feliciano Castillo, Francesco Santanera, Gianni Selleri, Giovanni Xxiii, Helge Rishave, Oreste Benzi, Papa Giovanni, Selleri