Libri e sequestri alla fiera di Mosca di Fabio Galvano

Libri e sequestri alla fiera di Mosca IERI LA CENSURA HA BLOCCATO UN'OPERA SULL'EUROCOMUNISMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Sono mancati i sequestri a raffica, come era accaduto nelle due edizioni precedenti, ma anche quest'anno la «Fiera del libro» — aperta mercoledì nei padiglioni dell'Esposizione delle realizzazioni economiche sovietiche — ha fatto qualche vittima. Hanno superato le forche della censura il Che fare? di Lenin che aveva creato due anni fa qualche problema alla Einaudi per l'introduzione di Vittorio Strada, la rivista Russia curata dallo stesso Strada, le Lettere agli amici georgiani di Pasternak, i racconti di Bulgako v (sequestrati l'ultima volta). Ma in dogana sono rimasti i cataloghi degli editori francesi Gallimard e Stock, colpevoli di avere elencato opere non gradite ai sovietici, e una serie di libri d'origine israeliana: un reportage sulla guerra dei sei giorni, la Breve storia del popolo Israeliano di Ettinger e. per editori americani, una versione per ragazzi di Abba Eban (Il mio popolo: una storia degli ebrei; la versione integrale, per adulti, non è stata toccata) e VAnnuario degli ebrei d'America Ieri, a fiera in pieno svolgimento, sono stati sequestrati altri tre libri americani: Solzenicyn: una visione morale' di Edward Ericson, La promessa dell'eurocomunismo di Cari Marzo ni e Un decennio idi politica estera (una raccolta di saggi della rivista Politiica estera). Nel complesso, concordano gli espositori di 80 Paesi, la censura è stata più mite e ra gionevole che nelle passate edizioni della fiera moscovita. Quanto ciò sia dovuto a un nuovo atteggiamento delle autorità sovietiche, o all'autocensura di alcuni editori, i quali hanno rinunciato a portare a Mosca le loro opere più controverse, resta da vedere. In parte ciò può essere anche dovuto all'assenza in blocco degli americani (salvo poche eccezioni: le case d'Oltreoceano non hanno avuto quest'anno alcuna sovvenzione dal governo), dei norvegesi, degli svedesi. Si è notato, rispetto all'ultima fiera di due anni fa. una contrazione dei titoli esposti negli stands dei Paesi occidentali. Dicono alla Penguin (2000 volumi): «Per noi è una questione commerciale. A Mosca non vendiamo diritti di riproduzione e. se ci andrà male anche questa volta, fra due anni non torneremo». Eppure le case editrici rappresentate a Mosca sono quest'anno circa 2300. contro le 2000 del '79 e le 1300 del '77. Girando per i 25 mila metri quadrati si è abbagliati da copertine in ogni lingua. Già nella prima giornata, tutti o quasi tutti gli stand hanno lamentato i primi furtarelli: è anche questo un indice dell'interesse con cui il pubblico sovietico accoglie la manifestazione, nella quale compaiono molti, forse troppi, «frutti proibiti» (per prezzo o per colorazione) dell'editoria libera. E scompare di tutto. Limitandoci a una rapida rassegna '".elle case italiane, si registra l'improvviso amore del pubblico per un manuale del lavoro a maglia della Fabbri e per un romanzo di Laura Conti degli Editori Riuniti, per il Lungo addio di Trifonov allo stand della Einaudi e per un catalogo d'arte piemontese allo stand allestito congiuntamente (per la mostra del catalogo italiano) dai nostri ministeri degli Esteri e : j j I I ' i | dei Beni culturali. La passio-1 ne per questo «frutto proibì- j to». si direbbe, non ha confini, i né colori politici. Oltre alle case già citate,, l'editoria italiana — assentii Mondadori e Rizzoli — è rap- i presentata da nomi come Napoleone, Teti. Electa. Un discorso a parte meriterebbero la Giunti di Firenze e la Espolito di Torino: la prima presenta il volume inaugurale, quello d'illustrazione generale, di una impegnativa coedizione sui tesori dell'Ermitage di Leningrado, che formerà a conclusione un catalogo scientifico di 15-20 volumi stampato in cinque lingue (francese, inglese e tedesco oltre a italiano e russo); la seconda si presenta con una nuova serie di cinque litografie di Guttuso (ira le quali un bronzo di Riace con nudo femminile, e un altro nudo molto audace se si tiene conto del puritanesimo sovietico) e con altre litografie di artisti piemontesi: Quaglino. Calandri. Attardi. Soffiantino. Da Milano. Campagnoli. Purificato, Emilio Greco. La polemica sul visto a Vittorio Strada, che quattro anni fa infiammò la fiera moscovita, non si è ripetuta: lo studioso di letteratura russa è rimasto in Italia, e con lui l'edi: tore Giulio Einaudi, presumi j bilmente per protesta contro j quello che in passato essi ebI bero a definire «settarismo I burocratico da guerra fredda ' e da caccia alle streghe». Gli americani non hanno riproi posto le opere «proibitissime» | di Orwell (1984 e La fattoria 1 degli animali) o i libri di Sol j zenieyn. di Svetlana Alilueva. i Ecco invece la storia fotogra , i i e fica del pei degli Editori Riuniti, tanti libri per bambini, studi di musica e d'arte, la Storia d'Italia e La storia dell'arte di Einaudi, le varie edizioni di Pinocchio e le riproduzioni leonardesche della Giunti. «I libri servono la pace e il progresso», è il motto della rassegna. E per la pace, in qualche caso, si è anche rinunciato al progresso. Fabio Galvano Libri e sequestri alla fiera di Mosca Solzenicyn visto da Levine (Copyright N.Y. Revlew of Boote. Opera Mundi e per l'Italia .La Stampa*)