Bimbi operati prima di nascere di Ennio Caretto

Bimbi operati prima di nascere LA CHIRURGIA PRENATALE IN AMERICA: SPERANZE E POLEMICHE Bimbi operati prima di nascere Ora è possibile correggere disfunzioni che causerebbero la morte del nascituro; prevenire anomalie che sfocerebbero nell'interruzione della maternità; rimediare a difetti che deformerebbero la vita fisica e mentale del bambino - Ma i miracoli della nuova scienza rendono più complesso e drammatico, negli Stati Uniti, il dibattito sull'aborto - Dalla diagnosi all'intervento DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Una nuova chirurgia, la chirurgia prenatale, è nata negli Stati Uniti. Opera sul feto dentro il ventre della madre, di solito negli ultimi quattro o cinque mesi di gravidanza. Sebbene agli albori, e quindi a impiego per ora limitato, dà risultati sorprendenti. La chirurgia prenatale corregge di-, sfunzioni che causerebbero la morte del nascituro, previene anomalie che sfocerebbero nell'interruzione della ma- I ternità, rimedia a difetti che i deformerebbero la vita fisica ì e mentale del bambino. .Le sue prospettive sono infinite» dicono alla Albert Einstein Hospital dei Bronx, dove essa incomincia a essere applicata. «Attualmente, le a i e , a i è i n i e e e a e n o o a r o a rdi o e aoo el operazioni si svolgono dall'esterno, attraverso la parete addominale materna e la placenta, con la tecnica della microchirurgia. Ma non è lontano il giorno che potremmo aprire l'utero della gestante compiendo l'intervento necessario sul feto e potremo chiuderlo senza pericoli». Tre casi di chirurgia prenatale sono stati resi pubblici nelle scorse settimane, e hanno avvinto la pubblica attenzione. Nel primo, accaduto a San Francisco in California, è stata estratta da un feto di sei mesi e mezzo l'urina accumulatasi nei reni e nella vescica, che minacciava di bloccare i polmoni. Nel secondo, registrato a Denver nel Colorado, si è liberato un altro feto di sei mesi del fluido cerebrospinale che aveva invaso la cavità cervicale. Nel terzo, verificatosi a New York, un terzo feto, il feto di un bambino che sarebbe nato con gravi deformità, anche mentali, è stato ucciso al quinto mese di gravidanza. Quest'ultimo caso, già segnalato dai giornali, è altresì l'unico di eutanasia prenatale di cui si sia a conoscenza negli Stati Uniti. In tutti e tre i casi nessuna delle madri ha risentito degli interventi. Come si è giunti a questa nuova scienza? All'Albert Einstein spiegano che essa è un portato della diagnostica prenatale. I medici oggi sono in grado di seguire lo sviluppo del feto nel grembo della madre con estrema precisione. L'ecografia consente loro di individuare posizioni e dimensioni dei nascituri, e l'analisi del liquido amniotico, che viene prelevato con una siringa, come il sangue, di determinare il sesso, e la salute. Sono questi i mezzi che hanno consentito ai medici dell'Herbert Moffitt Hospital di-San Francisco di operare nel corpo di Rosa Skinner. Quattro settimane fa, la signora si è presentata in clinica per una serie di visite di controllo. Rosa Skinner, quarantunenne, di San Mateo in California, in attesa di gemelli, un maschio e una femmina, aveva accusato frequenti disturbi. Ha dichiarato Michael Harrowied, il chirurgo che successivamente ha operato il feto: «L'ecografia accertò che il maschio soffriva di gravi disordini alla vescica, che aveva raggiunto dimensioni impressionanti». Insieme col ginecologo Mitchell Golbus, il chirurgo ha inserito una microscopica sonda nella vescica del gemello, perforando la parete addominale materna, l'utero e la placenta. Ha quindi travasato l'urina nel fluido amniotico. Due settimane più tardi, il maschio e la femmina nascevano settimini, per ragioni naturali, e in perfetta salute. Ha precisato Michael Harrowied: «Dopo il parto, si è resa necessaria un'altra suzione: più tardi, dovremo ricostruire uno dei tratti urinari con un'altra operazione. Ma l'intervento nel ventre della madre è perfettamente riuscito. Ha salvato il feto». Analoghe sono state le circostanze dell'operazione del centro medico dell'università del Colorado a Denver, portata alla luce da un giornalista del quotidiano locale, Simon del Post. Di nuovo grazie a una microsonda, inserite nella scatola cranica del feto, una équipe medica è riuscita a prosciugare la cavità cervicale del fluido cerebrospinale che l'aveva invasa. Hanno guidato l'intervento i professori Paul Never e William Clewell, che mantengono però l'anonimato della gestante e del bambino. «Il nascituro aveva 24 settimane, hanno dichiarato. Nascerà presto. I suoi estremi saranno resi pubblici a tempo debito». Non ci sono state né complicazioni né conseguenze negative. I due professori hanno definito «decisivo» il contributo di un celebre neurochirugo, Robert Herdee, «con cui. hanno concluso, riteniamo di avere svolto opera di pionieri». lbmrfmmepass«ndmtfepczEutanasia La decisione più sconvolgente, in questo nuovo campo della chirurgia prenatale, è toccata ai medici dell'ospedale Mount Sinai di New York, dove ha avuto luogo il caso di eutanasia. Anche qui, l'anonimato è assoluto. Come per Rosa Skinner, si trattava di due gemelli, non monozigotici, ma entrambi maschi, di cui uno si sviluppava irregolarmente. La madre, una donna di 40 anni, senza figli, non voleva perderli entrambi. Hanno scritto in un rapporto il chirurgo Thomas Kerenyi e il ginecologo Usha Chitkara: «L'esame dei cromosomi di un feto aveva accertato che esso soffriva del- la sindrome di Down. Sarebbe nato con terrìbili deformazioni. I genitori ci chiesero se avremmo potuto non farlo nascere, senza compromettere l'integrità del gemello». L'intervento venne eseguito con una siringa, che perforò il cuore del feto, asportandogli metà circa del suo sangue. Alla nascita, il sopravvissuto pesava oltre tre chili: «Era uno splendido bambino», hanno asserito i due studiosi. «Dell'altro non era rimasto che un frammento di tessuto. Ci siamo trovati di fronte a un problema morale e di etica professionale senza precedenti. Abbiamo perciò chiesto e ottenuto l'autorizzazione della magistratura». In una dichiarazione alla stampa, i genitori hanno mo-, tivato così la decisione: «Sarebbe stato disumano per la nostra creatura morta e per la famiglia farla nascere mentalmente e fisicamente deforme. Siamo grati all'ospedale Mount Sinai di New York per la sua comprensione». La vicenda ha profondamente scosso gli Stati Uniti, dove il dibattito sull'aborto, in corso da quattro o cinque anni, non è ancora terminato. Referendum Secondo il dottor Golbus, e i medici dell'Albert Einstein, le prime applicazioni della chirugia prenatale a grembo aperto della madre potrebbero riguardare i muscoli tra il petto e l'addome del feto. Più delicati, e inizialmente forse impossibili, sarebbero quelli sugli organi ancora in via di formazione: «E' inopportuno azzardare previsioni, osservano tutti unanimamente. Stiamo aprendo nuove frontiere. E' un po' come le esplorazioni spaziali 20 anni fa. Chi avrebbe potuto indicare date certe per lo sbarco sulla Luna, o il viaggio dalla Terra all'orbita e ritorno dello Shuttle Columbia?». Golbus insiste comunque che questa microchirurgia è destinata a cambiare il concetto della cu¬ ra dell'infanzia: «Essa diventa preventiva, commenta. La scienza della pediatrìa si estende. Presto saremo in grado di anticipare alcune malattie dei bambini, anche le più perniciose». La chirurgia prenatale sembra destinata a rendere più complesso il dibattito sull'aborto. Golbus dice che «senza dubbio, saremo costretti a considerare il feto come un bimbo». Ma aggiunge subito: «Quali dilemmi dovremo però risolvere? Che cosa succederà se. aperto l'utero, scopriremo che siamo impotenti a rimediare a una disfunzione gravissima, a cancellare una deformità spaventosa? Salveremo l'essere che viene in vita, e che dovrà ricevere cure estenuanti giorno per giorno? O ne decreteremo la morte?». Il ginecologo teme che la società non sia ancora pronta ad affrontare il problema. «Purtroppo, dice, la scienza procede più in fretta della meditazione o della legge. E' una tragica ironia che la chirurgia prenatale, scoperta per salvare vite, possa stroncarle». Le opinioni degli esperti sono già divise. La dottoressa Leonie Watson di San Francisco, che ha seguito tutte queste vicende, sostiene che «nel momento stesso in cui si sottopone un feto a un intervento chirurgico si riconosce la sua qualifica di essere umano, e quindi il suo diritto all'esistenza». Philip Stubbelfield, un autorevole ginecologo dell'ospedale Massachusetts di Boston, ribatte che il criterio deve essere un altro: «Solo se il feto è capace di sopravvivere da solo fuori del grembo materno si deve considerarlo un bambino». Lo Stato e la magistratura' per ora tacciono, preferendo pronunciarsi caso per caso. Un referendum è inevitabile: per gli americani, i miracoli degli ospedali di San Francisco, di Denver, di New York costituiranno motivo di ulteriore angoscia e tormentata ricerca. Ennio Caretto