Un mare bollente di Ferdinando Vegas

Un mare bollente Gheddaf i e le crisi del Mediterraneo Un mare bollente Le minacce verbali di Gheddafi, dopo lo scontro armato nel Golfo della Sirte, riportano l'attenzione al Mediterraneo, sono l'occasione per constatarne ancora una volta la centralità sulla scena internazionale. Ultimamente il conflitto a scala planetaria tra le due superpotenze aveva trovato un punto focale nel cosiddetto «arco della crisi», che dall'Afghanistan si protende sino al Corno dell'Africa, scavalcando l'Oceano Indiano; ed è certo suggestivo contrapporre la vastità immensa di un oceano, come teatro aperto della gara di potenza tra Mosca e Washington, alle dimensioni ben minori di un mare chiuso, interno. Il Mediterraneo, però, rimane sempre una via di transito fondamentale, che proprio gli apprestamenti militari americani sul Mar Rosso, il Golfo Persico e l'Oceano Indiano rimettono in pieno valore. Ma la funzione determinante, appunto centrale, del Mediterraneo nella situazione internazionale risalta con la massima evidenza dal gioco serrato tra tutte le potenze, interne o esterne, remote o vicine, vecchie o nuove, che gravitano su di esso. Le acque del Mediterraneo non sono agitate solo per la concorrenza tra le superpotenze e tutte le conseguenze sui Paesi minori. All'interno stesso del sistema occidentale vi sono conflitti di non lieve entità, come quello che vede alle prese due alleati, la Grecia e la Turchia, per le questioni di Cipro e della piattaforma commenta le dell'Egeo. All'altra estremi tà, la questione di Gibilterra oppone, in maniera certo mol to meno grave, la Gran Breta gna e la Spagna; ma forse l'in gresso di Madrid nella Nato potrà facilitarne la soluzione, certamente rafforzerà il fianco occidentale dell'Alleanza. Dominante è comunque la contesa tra le superpotenze per il predominio sul Mediterra neo. Alla sua origine sta, come per altre regioni del globo, il fatto che nessuna precisa linea divisoria è stata mai concorda' ta, come quella che alla fine della guerra fu tracciata nel cuore dell'Europa continentale tra la sfera sovietica e la sfera occidentale. Il Mediterraneo era «naturalmente» dominio riservato dell'Occidente, che si preoccupò di sbarrarne l'accesso all'Unione Sovietica appoggiando prima la Grecia e la Turchia («dottrina Truman», 1947) e poi ammettendo questi Paesi alla Nato (1952). Il Mediterraneo costituì cosi la frontiera meridionale dell'Alleanza atlantica durante la guerra fredda e la costituisce tuttora, ma in condizioni grandemente mutate. Il movimento di liberazione dei popoli già soggetti a il- minio coloniale ha trasformato oggetti passivi in soggetti attivi: dal Marocco all'Egitto al Medio Oriente, i nuovi Stati indipendenti sono cosi usciti dall'orbita occidentale (francese o britannica) e hanno cercato, in diverse maniere, di far valere i propri interessi, comunque li intendessero. Di conseguenza, il Mediterraneo cessò di essere un «lago» occidentale, divenne campo di contesa, nel quale non poteva tardare ad offrirsi al¬ l'Unione Sovietica l'occasione per intervenire. Non essendo delimitate le sfere di influenza. Mosca ha ritenuto di poter rispondere alla potenza americana ed occidentale in una gara libera, con tutti i rischi che questa poteva comportare. Rischi anche per Mosca, come hanno dimostrato gli scacchi che essa ha subito, maggiore di tutti la «perdita» dell'Egitto, tanto faticosamente acquistato ai tempi di Nasser e portato invece da Sadat nell'orbita americana. Washington, al contrario, dopo un periodo iniziale di insuccessi, ha saputo attuare una politica molto più elastica, che ha dato buoni risultati. Inutile dire che il gioco delle superpotenze doveva inserirsi nelle situazioni locali, non poteva esso stesso creare a proprio piacimento le situazioni che Mose? o Washington potevano considerare desiderabili. Il caso massimo è quello del conflitto arabo-israeliano, che condiziona l'intera situazione del Medio Oriente e quindi del Mediterraneo Orientale; e si è appena detto come gli Stati Uniti abbiano dimostrato una maggiore abilità nel trarne vantaggio, sino a potere oggi contare tanto su Israele quanto sull'Egitto. Mosca ha cercato pertanto di rifarsi in altri settori del Medio Oriente, alleandosi tra l'altro con la Siria, ma restando sostanzialmente in posizione secondaria nel settore del Mediterraneo Orientale. Ora le si offre la possibilità di avanzare nel settore centrale, accogliendo le profferte di Gheddafi, ma resta da vedere se i dirigenti sovietici riterranno opportuno cedere a una tentazione che potrebbe riservare imprevedibili sorprese. Il conflitto tra Est e Ovest, in senso geografico e in senso politico, si incrocia, in conclusione, nel Mediterraneo con quello tra Nord e Sud, tra il mondo europeo ed il mondo dell'Africa arabo-musulmana. Il vecchio mare sul quale si bagnano Paesi orientali e occidentali, settentrionali e meridionali rimane così terreno e campo privilegiato di scontri e di incon- Ferdinando Vegas

Persone citate: Gheddafi, Nasser, Sadat