Tra moderata eleganza e retrospettive spunta il film anticomunista di Fuller

Tra moderata eleganza e retrospettive spunta il film anticomunista di Fuller Tra moderata eleganza e retrospettive spunta il film anticomunista di Fuller DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — C'è un po' di eleganza alla serata d'inaugurazione della Mostra: le signore e le attrici hanno messo vestiti belli (quello di Jeanne Moreau è del nuovo sarto finlandese-parigino che lei ha deciso di lanciare come in passato Pierre Cardini, un ragazso ritardatario ha in testa un berretto grigioverde con stella rossa a cinque punte, è in abito scuro anche il bambino di dieci anni che si è fatto accreditare alla Mostra come giornalista: e alla fine, tutti alla festa offerta dagli americani del film iniziale. C'è un film di più in concorso: promosso è lo svissero Villi Herrmann, col suo I maltosà e con spiegasioni ufficiali goffamente minuziose ('«Era stato visto in fase di premissaggio, vistolo ora in copia definitiva ci siamo decisi»). Ci sono film in meno: si lascia capire che i francesi hanno boicottato Venesia, a stento cedendo un'unica opera e preferendo che l'inedito La femme d'en face di Truffaut venisse proiettato tra pochi giorni a Firense. C'è il consueto dominio televisivo: su cinque film italiani in concorso, quattro sono prodotti o coprodotti dalla Raitv, coproduttri.ee pure di Da un paese lontano, film di Zanussi del Papa. C'è una spiegazione del direttore Lissani per la biszarria di regolamento che stabilisce di premiare col Leone non solo le opere prime, anche le opere seconde: «Per mancanza di soldi, un regista realizza il suo primo film con tali sforzi e fatiche e arrampicate sugli specchi e difficoltà, che spesso soltanto al secondo film riesce ad esprimersi davvero». Ci sono gli esperti indicati come possibili successori di Lissani che s'affannano a smentirsi in gara. Alla radio, il presidente del sindacato critici cinematografici Grassini invoca una modifica statutaria che raddoppi o prolunghi il mandato dell'attuale direttore della Mostra. Edoardo Bruno, docente universitario di cinema a Firense, dice: «Non ci penso affatto, non soneppure se mi piacerebbe: ridotta com'è a una fiera, chissà se si potrebbe mai fare di Venezia una vera Mostra internazionale di cinema». Qualche idea però l'avrebbe: «Non ha senso organizzare retrospettive, oggi che se ne svolgono in continuazione alla tv pubblica e privata e in ogni Comune anche con meno di cinquemila abitanti. E' ridicolo che pure le rassegne minori vengano organizzate dalla Mostra, dovrebbero avere come al festival di Cannes una propria autonomia organizzativa e culturale». C'è un caso politico o quasi? Il classico di Sam Fuller Mano pericolosa, già visto l'anno scorso a Telemontecarlo e rispolverato dall'archivio stori¬ co della Mostra per inaugurare ieri sera la rassegna Mezzogiorno-Mezzanotte, è davvero troppo anticomunista per essere sopportabile? Susciterà le proteste, reazioni polemiche e raccolte di firme sdegnate che provocò alla sua prima apparizione al festival di Venesia del 1953, quando nel clima della guerra fredda Vinse pure un suo Leone di bronzo? I critici innamorati di Fuller lodano del film «l'erotismo radicale». Il regista dichiarava a suo tempo (santo cielo ventotto anni fa, e siamo ancora lì): «C'è una ragazza che senza saperlo diventa complice d'un agente comunista. Non d'un comunista, di un agente comunista; l'agente comunista non è necessariamente comunista: può esserlo, ma può anche disprezzare i comunisti e agire per soldi. E' soltanto il tipo d'uomo che compravende informazioni. Ma adesso di dare battaglia hanno voglia pochi, e il critico dell Unità. Aggeo Savioli dice pacatamente: «Bisogna vedere il film. Probabilmente è una grande scemenza, Fuller che a me piace poco fu anche autore d'un infetto Elmetto d'acciaio sulla guerra di Co rea; ma può anche darsi che fosse una scemenza, allora, contestarlo». 1.1

Luoghi citati: Cannes, Venezia, Zanussi