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Esplodono a Venezia gli incontri triangolari del cinema di Stefano Reggiani

Esplodono a Venezia gli incontri triangolari del cinema «E tutti risero»», film fuori concorso di Peter Bogdanovich, apre stasera il Festival Esplodono a Venezia gli incontri triangolari del cinema La Mostra si presenta fin d'ora come una gara fra Stati Uniti (fascino del mercato), Italia (pressioni nazionali) e Terzo Mondo (vocazione di Lizzani) DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — Nello sport si chiamano incontri triangolari, quelli dove tre nazioni, tre scuole atletiche si confrontano escludendo idealmente tutti gli altri. La Mostra di Venezia si presenta in partenza come un incontro triangolare di cinema tra Italia, Stati Uniti e Terzo Mondo. Nella scelta del programma ufficiale (i film inediti in concorso e fuori concorso) si sente un laborioso compromesso tra il fascino del mercato (gli Stati Uniti), le pressioni nazionali (cinque film italiani in gara), la vocazione di Lizzani verso il Terzo Mondo. Sulla prevaricazione italiana abbiamo riflettuto ieri in una nota da Venezia: si vedrà alla conclusione se è stato un boccone troppo ingordo, ma siamo fin d'ora d'accordo sullo spazio concesso ai registi giovanissimi, Giordana, Pisciceli!, Moretti, siamo d'accordo sul segnale di svolta che la Mostra deve sbandierare per il cinema italiano in crisi economica, forse non più in crisi di idee. Ai Sogni d'oro di Moretti apologo sull'autore giovane e sull'Italia banale, alle Occasioni di Rosa di Piscicelli, storia di una ragazza nella Napoli impassibile, alla Caduta degli angeli ribelli, amore e violenza tra una borghese e un ex terrorista, s'aggiungono il Bosco d'amore di Bevilacqua, che lo scrittore-regista ha tratto da un racconto boccaccesco interpretato con l'occhio dei tempi e Fiso pisello di Del Monte, favola milanese di un bambino che diventa padre. Fuori concorso il maestro Ferreri con le Storie di ordinaria follia raccolte dagli umori agri di Bukowsky. E poi altri italiani nella sezione Officina con la rievocazione di Blasetti dedicata alla mostra venezia¬ na, e poi un film con una partecipazione economica e morale italiana, Da un paese lontano, che racconta la Polonia di papa Wojtyla per mano di un regista appassionato (e abile) come Zanussi. E l'America? Lizzani ha preso solo due film in concorso. Quello di Lumet (The Prince oj the City) riprende i modelli intramontabili della denuncia civile per analizzare la corruzione nella polizia e l'ambiguità che può, in America, corrompere anche i buoni. Il film ha ottenuto un grande successo di critica negli Stati Uniti. Il secondo concorrente, True confession (L'assoluzione) di Ulu Grosbard porta Robert De Niro, nella parte di un prete, dentro una corruzione ancora più sottile: di clero compromesso il cinema aveva fornito pochi esempi, Grosbard rimedia. Limitati nel concorso, i film Usa naturalmente straripano fuori, nella sezione Mezzogiorno-Mezzanotte, dove Lizzani intende costruire un limbo per i film giocattolo. Primo di tutti, il giocattolo fornito dalla coppia Lucas-Spielberg, / predatori dell'arca perduta, che è un saggio di archeologia avventurosa tuffato nel linguaggio cinematografico e fumettistico degli Anni 30-40. Lo scienziato Harrison Ford in lotta con i nazisti nel 1936 per trovare l'antica arca delle leggi, l'arca biblica che dona la potenza. Non vi diciamo se trionferanno le ricerche americane o tedesche, si spera solo che la po¬ tenza biblica sia caduta in buone mani. Promettono spettacolo anche Blake Edwards con Sob (sigla che sta per figlio di puttana), l'esule cecoslovacco Istvan Passer con Alla maniera di Cutter, Brian De Palma col poliziesco Blow out che coin¬ volge anche John Travolta in un brivido lungo come la notte. C'è anche un Samuel Fuller, strano recupero, e un John Huston di guerra che già si vide a Cannes. Bogdanovich con E tutti risero apre stasera il festival fuori concorso. Il Terzo Mondo, nell'incon¬ tro triangolare montato da Lizzani, conta soprattutto sull'indiano Mrinal Sen (Caleidoscopio), opera presa a scatola chiusa perché Sen è dopo Ray il maggior nome dell'India. La Jugoslavia viene di rinforzo con la Caduta dell'Italia di Zafranovic, storia di un Paese invaso a ripetizione, dai fascisti in prima fila, e con Ti ricordi di Dolly Bell? di Kusturica. La morale di Zafranovic dovrebbe essere pressappoco che tutti gli invasori sono fascisti. Nel Terzo Mondo giocano anche il Brasile (Non portavano lo smoking di Hirszman) e il Libano (L'incontro di Alouia). Certo, le assenze più clamorose, le mancanze più vistose riguardano Francia, Gran Bretagna e Germania. Il cerotto posto sulla Francia ha il nome dell'esordiente Catherine Binet (Les jeux de la comtesse Dolingen de Graz), più sostanzioso, importante il film che occupa da solo il posto della Germania: Gli anni plumbei. La regista Margarethe von Trotta vi affronta il problema del terrorismo in Germania raccontando di Gudrun Ensslin presunta suicida nel carcere di Stammheim. Chi vuol fare il gioco delle previsioni sui premi (due Leoni d'oro e tanti, troppi riconoscimenti privati o semipubblici) non dimentichi Jancsó (// sangue del tiranno) e il sovietico Talankin (La caduta delle stelle) di cui si parla assai bene, il cecoslovacco Jiri Menzel (Ritagli), tenga conto di Anja Breien (Caccia alla strega). prenda nota degli spagnoli Mimos e Trujillo (Kargus), si rammarichi per la forzata esclusione (niente sottotitoli) di Bigas Luna e di Weir. Stefano Reggiani Ben Gazzara e Audrey Hepbum in una scena del film: «E tutti risero» di Peter Bogdanovich