Maertens nascosto fino allo sprint mondiale Gli italiani già si scambiano accuse feroci di Maurizio Caravella

Maertens nascosto fino allo sprint mondiale Gli italiani già si scambiano accuse feroci Maertens nascosto fino allo sprint mondiale Gli italiani già si scambiano accuse feroci Uno dei nostri presente in ogni fuga dall'inizio - L'attacco determinato degli azzurri, lanciati da Moser - Hinault, sorpreso, rimane staccato fino a l'46", ma trova la forza per rinvenire sui fuggitivi - Saronni, nervoso, spende molto nelle fasi finali - Il sacrificio di Baronchelli, reso inutile all'ultimo metro DAL NOSTRO INVIATO PRAOA — La squadra più forte e stata quella Italiana, i corridori più (orti sono stali Beppe Saronni e Bernard Hinault. l'unico francese che conti davvero: eppure il nuovo campione del mondo e Freddy Maertens. un belga che nessuno dei nostri — e questo e stato un errore — aspettava all'appuntamento con la maglia iridala. Maertens e stato abilissimo nel mimetizzarsi in (ondo al gruppo del migliori, come se non volesse disturbare, come se la sua presenza in quella compagnia (osse del tutto occasionale. Ma poi. quando ha sentilo odore di vittoria. e. schizzato via. come spinto da una molla, superando Saronni proprio negli ultimissimi metri. Per l'azzurro, di quella maglia che credeva già sua. è rimasto soltanto il profumo e sul suo volto si è dipinta subito la smorda del grande scondito. Sul circuito di Strahov. la nazionale italiana ha dominato la corsa (ino all'ultimo chilometro, anzi (ino a un so!lui dal traguardo. Maertens. campione del mondo a Ostuni e poi bloccato da guai a catena ((raltura di un polso in una caduta al Mugello nel Giro d'Italia del '77. cortisone troppo abbondante, una carriera che sembrava imiiai non era — o almeno pareva che non (osse — l'avversario numero uno dei nostri. L'uomo da battere si chiamava Bernard Hinault. il vero campione del mondo, il fuoriclasse che l'anno scorso a 8allanches si tolse tutti dalla ruota, come una locomotiva che lasci i vagoni a spegnere l'abbrivio sui binari. Ieri a Praga quella locomotiva e andata forte, ma non abbastanza per mettere k.o. il resto del ciclismo, in compenso e •resuscitalo» Maertens e la sconfitta azzurra ha il sapore amaro di una beffa. Il belga ha raccolto in pochi metri ciò che i nostri avevano seminalo in 280 chilometri. Otto azzurri nel gruppo di 31 all'arrivo, due terzi della squadra all'avanguardia (mancavano soltanto Vandl. Torelli. Loro e Amadori). Knetemann. il furbo olandese che aveva beffato Moser sul NUrburgring e che tutti temevano, già ritirato da un pezzo. De Vlaemir.ck. il belga che avrebbe fatto carte false (e magari ha tentato di farle) pur di vincere un campionato del mondo prima di andare in pensione, già in albergo, con Willems e molli altri. Hinault ancora temibile, si. ma provalo da un lungo inseguimento, che era stato un vero capolavoro: c'erano tutte le premesse, insomma, perché gli azzurri completassero l'opera. Invece sono rimasti con la cornice in mano: il quadro se l'è portato via Freddy Maertens. ringraziando per il bel regalo. Per grazia ricevuta, si potrebbe dire. Com'è potuto succedere? Innanzitutto. Saronni aveva speso troppo prima dello sprint. Aveva fatto l'ultimo scallo per riacciuffare lo svedese Nllsson, che aveva tentalo l'avventura solitaria scattando all'Inizio dell'ultimo giro del circuito, a dodici o tredici chilometri dal traguardo: poi aveva fatto un altro grosso sforzo per riportare tutti su Miliari!, che aveva allungalo a quattro chilometri dall'arrivo ed era già stato riacciuffato da Baronchelli (doveva far lavorare gli altri. Beppe, visto che Oibl in volala avrebbe sicuramente superato l'inglese) Saronni, evidentemente. si sentiva sicu¬ ro, spendeva convinto di poter attingere alle proprie energie a mani piene. E' stalo un peccato di presunzione. Rivediamo lo sprint al rallentatore. Oli azzurri sono olio, ma non si organizzano bene. Moser e Saronni non si parlano (perché ognuno vuol giocare le sue carte, o perché non riescono? Perché ciascuno del due vuol vincere, questa forse è la risposta più vera). Oavazzi è uno sprinter, ma ormai ha le gambe dure, legnose: lo grida a Saronni, perché si sappia regolare. Moser. a seicento metri dal traguardo, grida invece a Baronchelli di scattare. Oibl crede di avere nella scia sia Moser che Saronni, ma nell'ultima curva si infilano anche Maertens e Hinault e Francesco perde qualche posizione. Oibl non può saperlo. Baronchelli dà tutto quello che ha. poi cede di colpo e Saronni si trova in lesta, con Maertens a ruota. Insi¬ ste, sembra che riesca a tenere, ma a cinquanta metri dallo striscione si accorge quasi all'improvviso di non aver più nulla da spendere e vede minacciosa la ruota di Maertens che avanza, sulla sua destra. Col cuore in gola, tenta ancora di resistere, ma quando la ruota di Maertens e all'altezza della sua. cede di schianto, non dà più neppure l'ultima pedalala. Il trionfo diventa scondita cosi. Primo Maertens. secondo Saronni, terzo Hinault. sesto Moser. decimo Gavazzi. E tanta rabbia per ciò che poteva essere e non e slato: un po' perché Baronchelli ha lasciato troppo presto Saronni allo scoperto, mollo per la (urbizia dì Maertens. succhiaruote premiato oltre i meriti: un po' anche perché Saronni ha corso come se (osse il miglior Hinault e non lo è. o almeno non lo e ancora. Ha preteso iroppo da se stesso e una possibile medaglia d'oro e diventata d'argento, cioè e diventata la medaglia del primo sconfitto Fino in vista del traguardo, la corsa dei nostri era stata un capolavoro, e proprio questo rende il risultato più amaro. Già nella prima fughetta, durante il quinto dei ventun gin in programma, cera un italiano: Torelli, che ha seguilo l'australiano Wiggins. il (rancese Beucherie. II britannico Sherwen e l'olandese Wijnands. Ma era un fuoco di paglia. Dopo 140 chilometri, la prima fuga vera, ancora con due italiani iBatiaglin e Gavazzi). in compagnia di quattro francesi (Duclos-Lassalle. Bernaudeau. Berard e Madioti. uno spagnolo (Fernandez). due svizzeri (Schmutz e Wolfer). due olandesi (De Rooy e Van De Velilo e un solo belga, il trentottenne Van Springel. Vantaggio massimo 2'20". ripresi anche loro. Dopo un tentativo solitario del francese Arnaud. una fuga a ire (Beucherie. Baronchelli e Marino Lejarretai che diventa a cinque perché arrivano anche Winnen e Masciarelli. Knetemann. De Vlaeminck e Willems (caduto due volle) sono già ritirali. Poi. sotto la spinta di Moser. anche il gruppo si fraziona: ne! primo ci sono otto azzurri (ma c'e anche Maertens). nel secondo resta intrappolato Hinault. Ma a questo punto il francese compie un capolavoro: in una trentina di chilometri recupera praticamente da solo (lo spagnolo Ismael Lejarreia gli sta a rimorchio) un distacco che era salilo fino a l°46" e si riporta sui primi, che già credevano di averlo eliminalo. Un'impresa, la sua. che da sola vale quasi quanto un campionato del mondo. Ma il circuito d: Praga non e come quello di Sallanches. Hinault non può più seminare per strada lutti. Forse non ne ha più la torta. La fuga di Nllsson. quella di Millar. lo sprint e ìa grande beffa. I tifosi stavano per urlare: -Saronni-. Ma quell'urlo e rimasto in gola a tutu Maurizio Caravella

Luoghi citati: Italia, Ostuni, Praga