Neumann acciaccato ma pieno ai grinta

Neumann acciaccato ma pieno ai grinta Il tedesco bloccato da una infiammazione al tendine di Achille tornerà presto in campo Neumann acciaccato ma pieno ai grinta «Non sono Haller. io gioco con più ordine» - «In Italia ci si difende per paura: chi si sente forte attacca» BOLOGNA — Fa un certo effetto girondolando tra i campi erbosi e la foresteria del centro tecnico di Casteldebole imbattersi in un Herbert Neumann corrucciato, schivo ancorché non scortese, con un'espressione da 2 novembre sul viso. In questi ultimi tempi il tedesco del Colonia i diventato esattamente l'opposto di quel simpaticone che si presentò al raduno di precampionato un mese fa accompagnato dalla moglie Maria, venticinquenne di origine portoghese, una belletta da copertina, da concorso di belletta. Da tre settimane Neumann è alle prese con una fastidiosissima infiammazione al tendine d'Achille della gamba destra, un malanno per ora insensibile ad ogni trattamento e che gli procura acuti dolori non appena tenta di fortore un po'sul piede. •Fu a Pavullo — dice — dopo una settimana dall'inizio del ritiro. Non ci feci caso sul momento e tacqui col nostro medico, il dottor Dalmastri. perché pensavo si trattasse di cosa da nulla. Non l'avevo mai provato prima, quindi smentisco nella maniera più assoluta di aver sofferto In passato di simile malanno». La sua parlata, ormai facilmente comprensibile, i un misto di tedesco italianizzato, di spagnolo e di friulano ormai conditi con qualche tipica espressione puramente petroniana stile goliardia. La prossima settimana verrà sottoposto ad una serie di sedute con agopuntura ed avrà il permesso del medico di muoversi sul campo, cosa che talvolta fa di nascosto. I duemila e oltre tifosi che l'accolsero un mese fa con bandiera tedesca e slogans rossoblu, sono tornati con la memoria ad Helmut Haller. l'indimenticabile . tedesco di ferro*, il fantasista che contribuì a creare un irripetibile Bologna, quello di Fulvio Bernardini, che giocava come si gioca in paradiso, secondo una felice espressione coniato dallo stesso allenatore. Quando glielo ricordiamo, il biondo centrocampista. ISO centimetri di fisico pos¬ sente, capigliatura leonina, occhi mare, dentatura Durbans. espressione determinata, scoppia in una risata agrodolce: -Nem. grande bestialità! Lui era un grande inimitabile fantasista, io sono molto più ordinato e geometrico. Ed anche nel carattere non ci assomigliamo: lui tedesco di Baviera, io tedesco di Colonia, come dire lui napoletano, io... bolognese». Della nuova città ha subito apprezzato la cucina, la jordialità dei cronisti, il tiepido interesse dei tifosi che dopo l'accoglienza .ufficiale' lo hanno lasciato in pace. Tiene subito a precisare di essere felice: -Adesso c'è questo malanno. Ma sono contento di essere a Bologna, dovevo venire l'anno scorso quando ero nel mirino di Perani e mi ero abituato all'idea di giocare nella società di Haller. il mio "ambasciatore" in Italia. Anche mia moglie ha accettato con gioia, vuol vivere le esperienze di una città civilissima, ospitale, una via di mezzo tra la grande Colonia e la pìccola Udine-. Del resto amici italiani lui e la moglie ne hanno ancora parecchi a Colonia. •Frequentavamo i loro locali, impazziamo per gli spaghetti e la pizza, ascoltiamo musica italiana: Lucio Dalla. Branduardi. Vendltti. tutta gente in gamba, poi c'è la Urica, naturalmente». Analizza in poche battute le differenze tra il calcio tedesco e quello praticato in Italia: »Noi giochiamo per segnare dei gol. voi per evitare che segni l'avversario, sono due mentalità profondamente diverse, quasi due diversi modi di interpretare la vita, chi attacca si sente forte, sicuro di sé. a differenza di chi si difende perché timoroso di prenderle. Siete più furbi, quello si. ma la furbizia non è una virtù». Se ha accettato lo scambio Udine-Bologna i anche perché spera di poter giocare a modo suo: per vincere, e lo dice chiaramente. A Udine ha dovuto lottare in ogni partita, sempre con l'assillo della retrocessione, ha cambiato tre allenatori in otto mesi eppur risultando il migliore in assoluto non ha potuto esprimersi secondo le sue possibilità. Herbert è un centrocampista eccezionale, capace di precisi lanci sulle fasce come facevano un Fogli o un Haller, come di giocare a ridosso dell'area di rigore con la palla al piede meditando la soluzione a sorpresa. In entrambi i casi è meglio se davanti a lui ci sono due punte veloci e mai a corto di fiato perclié. se bene appoggiato. Neumann può dare ritmo ad una gara anche per novanta minuti. Lo scorso anno fu detto che la sua era una fuga dalla Germania, un 'emigrazione di lusso dopo aver sbattuto la porta del Colonia, la società che lo lanciò nel 1972 e per la quale aveva disputato ben 184 partite. Tutte rose il calciatore, qualche spina l'uomo. -Non sono certamente un remissivo, ma neppure un piantagrane, non mi lascio mettere le gambe attorno al collo, come diciamo noi. e sotto questo aspetto in Italia state certamente meEnzo Masi