Anche Pontecorvo «gira» negli Usa

Anche Pontecorvo «gira» negli Usa Il più schivo regista italiano torna sul set, forse con Redford Anche Pontecorvo «gira» negli Usa ROMA — Gillo Pontecorvo torna dietro la macchina da presa dopo lungo silenzio. Nato a Pisa or sono sessantun primavere, in 24 anni di attività cinematografica ha diretto soltanto cinque film, cosicché, sebbene ognuno di questi abbia prodotto un bel po' di rumore, si può dire che fra i nostri registi più impegnati sia quello meno prolifico. Mentre viene annunciato il suo prossimo lavoro, da realizzare negli Stati Uniti, è utile osservare la sua tabella di marcia: 1957. La lunga strada azzurra; 1959. Kapò; 1966. La battaglia di Algeri; 1969. Queimada; 1979. Ogro. A questi si potrebbe aggiungere un episodio ne La rosa dei venti. La casa del regista, a Roma, straripa di libri, giornali e riviste perché è. si. un accanito lettore ma è anche uno che conserva tutto. E' rientrato dagli Stati Uniti dove ha definito gli accordi con Dino De Laurentiis per il suo prossimo film, ne ha studiato gli ambienti e ne ha buttato giù una prima sceneggiatura. Vorrebbe intitolare questo nuovo lavoro Quaranta giorni di gloria. anche se per ora quello ufficiale è Made in America, se si vuole rispettare il titolo del best-seller di Peter Mass. autore anche di Valachi e Serpico. •/I protagonista del film — dice Pontecorvo — è il tipico americano alla ricerca del successo ad ogni costo. E' un giocatore di football che insegue disperatamente l'affermazione sportiva, la raggiunge ma può assaporarla solo per quaranta giorni, perché poi resta infortunato e deve rinunciare a proseguire-. Non è la prima volta che Gillo Pontecorvo riceve proposte per realizzare film in America. Alcuni dei suol precedenti lavori, soprattutto Kapò. ma anche La battaglia di Algeri, avevano avuto un ottimo successo anche negli Usa. Ma lui non si era mostrato entusiasta all'istante, - in alcuni casi ho esitato a lungo perché le proposte erano interessanti. Ma mi spaventava l'idea di dover operare in un ambiente culturale assai diverso- Ma questa volta la situazione è diversa. Pontecorvo lavorerà in un ambiente che in qualche modo gli è familiare, fatto di molti italiani: De Laurentis il produttore, Vincenzoni lo sceneggiatore e poi alcuni tecnici anch'essi italiani, risucchiati negli Stati Uniti da De Laurentiis. «Per il protagonista — dice Gillo — mi piacerebbe Robert Redford, ma pare che non sia disponibile e quindi abbiamo pensato a William Hurt che, anche fisicamente, è molto adatto al ruolo». Sul fatto che egli stia per tornare al lavoro dopo tre anni e che nel complesso della sua attività abbia realizzato un cosi scarso numero di film, dice: ./o sono sempre pieno di dubbi quando si tratta di scegliere un tema. Questo mi acca¬ de anche se mi viene proposto da altri. Le perplessità sono più o meno le stesse. Sulle prime mi metto al lavoro con interesse, poi mi accorgo che la storia mi sta diventando vecchia in mano e decido di rinunciarvi. Se non avessi di questi scrupoli, di film ne potrei fare molti, ma li farei senza convinzione.. A volte, però, non è sempre per i suoi scrupo¬ li. Spesso accade invece che sia la produzione a rinunciare al progetto. Comunque un fatto è certo: non appena è sul set. dietro la macchina da presa, tutte le perplessità svaniscono di colpo e Gillo fila via come un treno, come un rapido. • Quando il film è partito — dice — sono carico di entusiasmo e lo trasmetto a tutti gli altri, dagli attori alla troupe tecnica, e tutto procede quasi senza intoppi, senza indecisioni, a ritmo sostenuto. Solo alla fine, proprio come un corridore che ha tagliato il traguardo, mi rilasso'. Già. a questo proposito, anzi, c'è stato chi lo ha accusato di comportarsi in modo troppo severo con gli attori. Da costoro pretenderebbe infatti durissimi orari di lavorazione. Anche Marion Brando, all'epoca di Queimada. Io avrebbe criticato. Ma Oillo nega, dice che non è vero. • Certo debbo far rispettare certi tempi, ma non per questo mi comporto da schiavista. In quanto a Marion Brando gli debbo riconoscere un grandissimo senso professionale,. Molti altri registi cinematografici sono passati a lavorare per la televisione. Ma fra questi è assente Pontecorvo. Eppure trattative ce ne sono state. Non si sono concluse per l'eterna indecisione di Gillo? «£' un pubblico troppo diverso da quello del cinema. E anche se riconosco che la televisione è un mezzo di comunicazione immenso, preferisco il cinema. Ma il problema è sempre lo stesso. Io faccio soltanto cose di cui sono assolutamente convinto'. Quando si parla di Pontecorvo. per lo piU si dimentica di dire che egli, prima di La lunga strada azzurra, ha diretto un altro film che non viene citato nemmeno in molte sue biografie: Giovanna, una storia femminista ante luterani, realizzata 28 anni fa. Il film, ripescato di recente da un cine club romano, è stato giudicato un vero gioiello. E Gillo è d'accordo. .£' pero — dice — l'ho rivisto dopo tanto tempo e sono rimasto sorpreso io stesso di come resiste ancora al tempo. Regge benissimo. Il tema, la presa di coscienza femminista, ha il sapore dell'autenticità. Purtroppo è un film die è stato rovinato dal doppiaggio, un vero pugno nello stomaco. A quel tempo nessuno accettava voci dalla cadenza dialettale e dalla dizione non perfetta, cosicché alle operaie sono state date voci bellissime, melodio- Lamberto Antonelli se •