Assassini, ma di buona famiglia

Assassini, ma di buona famiglia INDAGINE POSTUMA SUI DELITTI DI ANGIO', MALATESTA E VISCONTI Assassini, ma di buona famiglia Passioni, vendette, ferocie inenarrabili nella storia delle tre grandi casate di Napoli, Rimini e Milano Come Gianciotto lo zoppo infilzò Paolo e Francesca - Cardinali torturati, assedi, giostre d'amore e di morte Ci sono nella nostra storta personaggi che furono maestri ai Borgia nel perpetrare secoli prima di loro ben più truci adulteri, assassini, ferocie inenarrabili. Leggendo il libro di Antonio Pei-ria Passioni di Palazzo (ed. SugarCo) si assiste a una specie di rincorsa di principi e principesse bramosi di superarsi in torve ferocie, in sfrenatezza sensuale. Nel libro di l'orna, forse con un taglio un po' scolastico, sono narrate le vironde di tre famiglie: gli Angiò di Napoli, i Malatesta di Panimi. I Visconti di Mila- no. A rappresentare gli Angiù c'è Giovanna I. donna senza regole morali, libidinosa sfrenata e bigotta. Sposata a otto anni con Luigi d'Ungheria, più giovane di lei. quando sali al trono nel 1343 incominciò le sue giostre d'amore e di morte. Per primo fece uccidere, buttato dalla finestra della camera da letto, l'ingombrante marito che s'infilò come un tordo sulle picche aguzze di una cancellala. Poi continuò a collezionare mariti (ne ebbe altri tre), ma soprattutto amanti, che non si contano. Era generosa con loro, mutata poi dalla Orande Caterina di Russia; li spremeva e li licenziava arricchendoli. Ebbe fedeltà solo per una famiglia. 1 Cabani. Padre e figlio erano stati suoi amanti e ciò fu sufficiente a papa Clemente V per mandarli a morte con supplizi feroci. Allucinato e furente il popolino di Napoli strappò I corpi già mutilati dalle mani del carnefici e ne fece brandelli. Qualcuno mangiò 1 cuori ancora palpitanti. Oltre al papi. Olovanna aveva nemici più vicini, per esemplo Agnese di Perigoni, figlia di Brunlsenda di Fola e di papa Clemente V. La fece uccidere da una cameriera con un clistere avvelenato. Sfuggi per caso alla vendetta di Urbano VI. napoletano, eletto da cardinali italiani. perche si era alleata a Clemente VII. eletto da cardinali francesi. Non si salvò da Carle di Durazzo. altro angioino, che la tenne prigioniera in Castel dell'Ovo prima di farla 1 assassinare da due sicari che , la soffocarono. Carlo di Durazzo si rivolse , poi contro Urbano VI araei dtandolo in un castello di Aversa dopo lo scempio che il papa aveva fatto di alcuni ! cardinali, prelati e loro parenti che stavano per tradirlo. Ne aveva affidati in parte al boia ! dicendo: .Esigiamo di udire le j toro grida e lamenti per tutta ] fa giornata: Li ascollò passeggiando e leggendo un libro di preghiere. .Durante l'assedio nel castello di Aversa. UrI bano VI trovò il modo di fuggire portandosi dietro i priI gionieri superstiti. Li fece uc| cidere. salare, essiccare al forI no. Poi li sedette, mummie terrificanti, su sgabellini col berretto di cardinale in testa. Il secondo capitolo di ferocie e dedicato ai Malatesta. rozzi e violenti terrieri, abili nel giocare col papa fino a diventare signori di Rlminl. Il capostipite. Mastino Malatesta. visse quasi un secolo, e oltre a infiniti bastardi ebbe tre figli legittimi. Malatestino. il primo, fu il più feroce dei tre. Era orbo e di aspetto terrificante. Distrusse con eccidi indescrivibili i Parcitadi. famiglia Ghibellina, poi mise gli occhi su Pano, difesa da Guido del Cassero e Angioletto da Carignano. Giocò d'astuzia. Li invitò ad una festa a Cattolica, mandò una barca a prenderli e quando furono al largo, gli fece legare un masso ai piedi e 11 gettò In mare. Non ci furono cronisti invece per narrare come Olanciotto, lo zoppo, uccise la moglie Francesca e 11 fratello Paolo: il poco che sappiamo ce l'ha raccontato Dante nel Canto V dell'Inferno, ma anni dopo. E si capisce tanta cautela da parte dei cronisti, con gente come i Malatesta ed i Da Polenta il silenzio era davvero d'oro. Pare, comunque, che la tresca tra Francesca e il cognato durasse da tempo, ed era comprensibile. Bellissima, sposata a quindici anni con un uomo che ne aveva trenta più di lei. zoppo e rozzo, si consolò con il bel Paolo e forse da lui ebbe la figlia Concordia finita poi suora di clausura a dodici anni. Come Gianciotto abbia consumato i uxoricidio-fratricidio non si sa: pare che lo zoppo abbia infilzato gli amanti con una sola schidionala, uno fra le braccia dell'altra. Non ebbe fastidi: si trattava pur sempre di un delitto d'onore. Infine, alla ribalta, arrivano i Visconti, col vescovo Ottone che per eliminare 1 Torriam non badò ai mezzi. Una bella famiglia, in cui il sangue scorreva più copioso del vino. Luchino, già sposato due volle, verso i quarantacinque sposò Isabella Firschi. dicias¬ settenne, bella e vivace, che si prese subito per amante il giovane Galeazzo, nipote del marito, dal quale ebbe due figli, che legalmente furono attribuiti al vecchio Luchino. Poi ebbe idea di sciogliere un voto a Venezia, ed 11 viaggio si trasformò in baccanale, con Isabella fra le braccia di Ugolino Oonzaga. Fu un viaggio tanto scandaloso che Mastino della Scala, dopo le orge veronesi, ne scrisse a Luchino II quale giurò di vendicarsi scatenando una guerra ai Gonzaga. Non potendo catturare Ugolino, decise di far fuori la moglie, come aveva eliminato Margherita Pusterla che aveva osato resistere alla sua corte. Ma Isabella lo prevenne, e lo uccise con una coppa di vino avvelenato. La fosca parentesi di Marco Visconti getta luce ancor più sanguigna sulla famiglia. Ra¬ pila al nipote Ottorino la moglie. Bice del Balzo, quando ne fu sazio la fece annegare nel fossato del castello e la mandò chiusa in un sacco al marito. Tragica, ma un po' rabelesiana. la storia di Bernabò Visconti, gran coureur de lemme*, che amava le popolane e le abbandonava poi ric- | che e protette. Fu però fero- | cernente moralista con due figlie naturali adultere: fece ; murar vive e morire di fame Bernarda e Andreola. quest'ultima badessa, e fece im- I piccare i loro amanti. Adorava i cani, morbosamente. Ne aveva cinquemila e non gli bastavano. Quando | pose l'assedio a Pavia ribelle, ed era sul punto di prenderla i per fame, seppe che i pavesi • intendevano mangiare 1 suoi ' cani. Tolse l'assedio e. con Pavia, salvò la sua muta di sr- 81181 Francesco Rosso ■: I I Roberto Malatesi», signore di Rimini (nacque a Fano nel 1442)