Dinosauri all'asilo

Dinosauri all'asilo PENSIERI DI MEZZA ESTATE Dinosauri all'asilo Nostalgia di Wally Il caldo torrido mi deprime: e poiché, per vari motivi, tra cui il caldo stesso, non posso servirmi quale psicoterapia della dan/a su musica jazz, secondo il consiglio dato da Rcinhold Schiittlcr. professore di psichiatria sociale all'Università di Bonn, cerco di vincere l'apatia leggiucchiando tra libri egioriiali. Un po' di fresche/za mi viene dai Wally's Storie* (Harward University Press), ove Vivian G. Paley riporta comportamenti e discorsi di bimbi di cinque anni in un giardino d'infanzia. Wally. il bimbo di colore che dà il suo nome anche al titolo del libro, è il personaggio più sorprendente. Capita che. mentre il suo compagno Fred sta costruendo una torre coi dadi. Wally gliela butti giù correndo e urlando. Fred scoppia in pianto: ma Wally lo calma, dandogli una spiegazione del suo comportamento, in cui è evidente il ricordo di qualche racconto televisivo: "Sono un dinosauro e sto distruggendo la città». Fred, ricompostosi, gli osserva che prima avrebbe dovuto chiedergli il permesso. Ma Wally ribatte: «/ dinosauri non chiedono: Esempio stupendo di fantasia intcssuta di razionalità. C'è da mettere in imbarazzo Piaget e tutta la psicologia dell'età evolutiva, per cui i bambini piccoli non sarebbero inclini ad argomentazioni logiche. Wally. invece, ragiona in modo stringente. Che sia tutto da rivedere? Dovremo avviare una psicologia dell'età involutiva, allorché gli adulti perdono la consequenzialità dei bambini di cinque anni.-* E* tutt'altro che da escludere, se ci si guarda attorno e si trova, ad esempio, che per rimediare all'inflazione galoppante si va tutti in vacanza, rimandando di un -.cscogiil decisione: o si proclamano in agosto, epoca d'oro del turismo, scioperi di ristoranti, alberghi e servizi pubblici: o si esorcizza come demoniaca la decisione dello Stato X di costruire una certa arma, mentre si è seraficamente impassibili di fronte all'arsenale non meno pericoloso dello Stato Y. Nostalgia di Wally. Parola di Atatiirk Cade quest'anno il centenario della nascita di K un.il Atatiirk. il fondatore della nuova Turchia. Grande soldato, politico e riformatore, egli e una delle figure eminenti del nostro secolo. Sono celebri alcune sue riforme rivoluzionarie: l'abolizione del velo per le donne: il divieto dell'uso del fez: la sostituzione dell'alfabeto latino a quello arabo, che aveva provocato una frattura tra il turco scritto e quello parlata Ma non va dimenticato, credo, un suo fallito tentativo di rinnovamento. La riforma dell'alfabeto suggerì ad Atatiirk quella della lingua, per eliminarne le frequenti forme di origine aiaba. persiana e. in genere, alloglotta, sicché risultasse la "bellezza» del turco, elevandolo "all'alto rango che merita tra t linguaggi del mondo». Atatùrk non era molto colto: e tanto meno si intendeva di linguisti¬ ca: si affidò quindi a esperti che tuttavia, come spesso capita, voi 1 mi strafare. Su coloro che proponevano di eliminare soltanto le parole straniere per cui ci fosse l'equivalente turco, prevalsero quelli che volevano la purificazione radicale, imponendo addirittura il conio di nuove parole, mai esistite prima. Nonostante i rischi di incomprensione e con supremo sprezzo del ridicolo ci si sforzava di evitare i termini non «puri» anche d'uso quotidiano. Quando il grande riformatore, tuttavia, si rese conto che un discorso preparatogli per la seduta inaugurale dell'Assemblea nazionale sarebbe parso ai deputati formulato in una lingua straniera, ebbe il difficile coraggio del buon senso. Così fu abbandonata la politica della purificazione radicale: e ci si accontentò di «naturalizzare» i termini per cui non c'era corrispondente turco. Colmando la frattura tra linguaggio scritto e parlato, questa rientrata riforma rafforzò nondimeno il sentimento nazionale. Memento per i politici che si beano del loro gergo «mandarino». Habermas deluso I giornali tedeschi hanno dato notizia delle dimissioni di Jùrgcn Habermas da direttore dell'Istituto Max Planck per le ricerche sociali di Monaco. Habermas è uno dei principali esponenti della seconda generazione della Scuola di Francoforte, sorta negli Anni Venti a opera di Adorno. Horkheimer, Fromm. Marcuse, e sostenitrice di un ncomarxismo profondamente permeato di temi hegeliani. Alcuni dei primi «francofortesi». finita la guerra, tornarono in patria dall'esilio americano cui li aveva costretti il nazismo: e tra gli allievi di questo secondo periodo ci fu appunto Habermas (nato nel '29). che condivise con i maestri, ormai al tramonto, la fama loro donata dalla contestazione studentesca. Alcuni scritti di Habermas degli Anni Sessanta (come: Mutamenti di struttura della sfera pubblica. Conoscenza e Interesse. Tecnica e scienza come ideologia) furono infatti una delle basi su cui gli studenti tedeschi (e poi anche i nostrali) impostarono il loro tentativo di rivoluzione, traendone idee e argomenti. Come molti apprendisti stregoni, anche Habermas non si rese conto che nella sua determinazione delle condizioni di .rivoluzionamento delle società tordo-capitalistiche c'erano i presupposti dcll'«azionismo» terroristico. Fu sorpreso e delusa quindi, dalle prime manifestazioni di questo: ed a ciò si deve il suo passaggio, nel '71. da Francoforte a Monaco. Ma nella nuova sede egli continuò a elaborare il suo sogno teorico di un sistema politico e comunicativo esente da strutture di «dominio» e con una vtappropriazione della partecipazione politica da parte delle masse». Non interesa qui l'utopia. Ma sorprendono, in un filosofo così democratico e allergico al «dominio», i motivi delle attuali dimissioni. Il primo è quello di non essere riuscito ad imporre le sue concezioni personali: un tribunale l'ha co- stretto a riprendersi all'Istituto quattro collaboratori del suo predecessore, ch'egli aveva licenziato per supposta incapacità 11 secondo e che non ha ottenuto una cattedra ad honorem nell'Università di Monaco, nonostante le sue ripetute richieste. Sic transit... Però, quale coerenza tra il pensatore e l'uomo! La rapina fiscale Lo Stato assistenziale, il gran mito del nostro secolo, sta sempre più rivelandosi un fallimento, perché ottiene risultati contrari a quelli che si proponeva: mentre voleva offrire i servizi a tutti, e senza spesa, in realtà aumenta le tasse per offrire soltanto disservizio. Di ciò si rendono ormai conto tutti: e si cercano, sia pur a fatica, i rimedi. In tale prospettiva pare rientrare anche l'articolo 7 del nuovo decreto legge sul contenimento della spesa pubblica, il quale riguarda l'aumento delle tasse di frequenza all'Università. Era ora che. come nel resto del mondo, le tasse universitarie fossero adeguate ai costi. Ma il cantiere demagogico dello Stato assistenziale è duro a morire. Lo stesso decreto, infatti, prevede anche una tassa suppletiva di iscrizione annuale per gli studenti le cui famiglie abbiano un reddito supcriore ad una certa cifra. Così costoro non solo pagano già le normali tasse proporzionali al reddito, bensì sono sottoposti ad una nuova gabella per lo stesso servizio — gli studi universitari — che altri, che già pagano meno tosse, hanno ad un prezzo inferiore. Ce chi ha visto nella tassazione a cui lo Stato assistenziale sottopone i suoi sudditi una applicazione del lavoro forzata Nelle forme più raffinate ad esso si aggiunge la rapina. Francesco Barone

Luoghi citati: Francoforte, Monaco, Turchia