Davide, gli Apostoli e altre visioni

Davide, gli Apostoli e altre visioni A BRESCIA OTTANTACINQUE DOCUMENTI DI PITTURA SACRA DEL '700 Davide, gli Apostoli e altre visioni BRE8CIA — Il Duomo Vecchio di Brescia, la cui severa suggestione romanica aveva già valorizzato al massimo, sedici anni la. le affocature cromatiche, l'estro eterodosso del Romanino in una memorabile mostra, ospita fino a ottobre un'altra vasta, bella rassegna di ben 85 documenti di pittura sacra settecentesca. E' una lodevollsaima manifestazione di «tutela», dall'organica ricognizione al recupero restaurativo di un tessuto, locale e di importazione, diramaio in luoghi sacri maggiori e minori della città, integrato da opere (bozzetti o repliche »ln piccolo») dei musei di Trieste. Verona. Modena. Si tratta naturalmente, in quel tessuto, delle maglie fondamentali costituite dall'ar, redo pittorico mobile, in un i secolo che vede, specie nella ! prima metà, illustrala dalla < grande figura — spirituale e culturale — del cardinale e vescovo Angelo Maria Queri• ni. una vasta opera di trasformazione in molti interni di .chiese bresciane: la necessaI ria connessione con la deco' razione .immobile., e più In generale con la fervida prò- i dutlività profana, cui danno mano gli stessi artisti delle j pale sacre, e offerta dalle puntuali pagine storiche e critiche in catalogo di Bruno Passamani, coordinatore del gruppo di giovani studiosi cui si deve questo ottimo apporto alla storia dell'arte a Brescia (L. Anelli. P. V. Begni Redona. R. 8tradlotti). Naturalmente spiccano alla mostra i fasti cromatici veneti, non univoci ma svariami nel tempo e nelle persone, dal Celesti al Pellegrini, dal Tiepolo maggiore al Pittoni a Oiambetlino Cignaroli. l'eclettico accademismo bolognese di Giacomo Zoboli e di Francesco Monti, la nobiltà plelislico-classica di quello romano nel suo massimo rap- I presentante. Pompeo Baioni; I ma soprattutto affascina l'or- i ganlco configurarsi, per organica presentazione, di varie situazioni lungo il secolo, per gruppi di opere legale a vari ! •cantieri» chiesastici, situa- I /.ioni quasi sempre di intreccio fra i ricchi modelli via via I importati e la produttività lo- I cale. Giustamente il Passamani sottolinea in catalogo i fondamenti di questo intreccio e di queste situazioni: -Oscillazione continua tra pittoricismo veneziano e classicismo i di ambito bolognese-romano-. in cui Brescia, terra veneta di confine, sembra volere affermare una propria autonomia culturale, in ciò sorretta dal suo cardinale Querini. uomo • romano» di apertura europea, importatore del bolognese-romano Zoboli con la co- , lussale .4.«unfa del Duomo, e soprattutto del Batonl. D'altra parte, è un'oscillazione che. all'epoca, non e solo legata all'origine degli artisti: basterebbe il raffronto in ino- 1 stra fra tre opere per la cap- ' pei la del Sacramento in 8. Agata (1724). le due storie di | Da fide ed Elia del veneziano • internazionale» Pellegrini. I capolavori di .sprezzatura.. | sfrangiatura, umore pittorico. e l'Addolorata e Cristo morto del veronese Balestra ima accademico romano di 8. Luca), con la sua meditata no- | biltà pietistica, la netta semi pliflcazione delle superfici cromatiche. E° ovvio che questa oscilla ! zione si precisi anche nel »lo- i cali». Esemplare in proposilo e la situazione d'esordio rap- j presentata dalle lunette con Storie di S. Teresa, dell'estremo '600. da 8. Pietro in Ollveto: con le forme, colori, luci visionarie, vibranti dell'avvenirista veneziano Celesti, cui fanno eco le vivaci pastose cromie del muranese Oiovan- ni Segale, mentre l'altro ve neziano Angelo Trevisani ri- propone ancora I contrasti drammatici bruno-rossastri dei •tenebrosi» seicenteschi, e il bolognese Domenico Carretti accademizza ed edulcora la tradizione del Quercino: In tal compagnia, esordisce il più dotato del bresciani della prima metà del secolo. Oiuseppe Tortelli, con una scelta ancora seicentesca nella direzione drammatica del Trevisani. Nell'opera successiva, ben presentata in mostra. Il Tortelli volgerà invece sempre piU a un denso, lussuoso barocchetto, memore di Sebastiano Ricci. L'oscillazione, nei modelli d'importazione (e pur nella comune coerenza di cromia •chiara», fresca, in se indifferente alla «sacra emozione»), giunge al massimo nelle grandi pale, fra quarto e quinto decennio del secolo, di S. Maria della Pace, dove si susseguono i bolognesi Zoboli e Monti, due capolavori del Batonl e lo splendente Pittoni. A raffronto, da S. Oiuseppe vengono le tele dei bresciani Francesco Silvani. Antonio Dusi. Pietro Scalvini. intorno e oltre la metà del secolo, in cauto e abile equilibrio fra sacra accademia e morbidezze cromatiche veneteggianti. Rimangono da ricordare due momenti, due episodi alti ma autonomi nella loro reciproca contrapposizione: ancora da S. Oiuseppe due dei dodici Apostoli del Cifrondl. longhlanamente noto per i suoi •pitocchi* preludenti al Ceruti, e anche qui coerente nella sua pittura .povera., unica dotata di emozione e commozione, di questi protocristiani senza lenocinli, un poco invasati ma senza teatralità ebrei erranti in una natura spoglia: e dalla piccola chiesa periferica di S. Silvestro a Folzano (un gesto singolarmente .snob, della committenza bresciana) il grande Battesimo di Costantino del Ttepolo del 1757-59. un'opera tacciata dalla critica moderna — che l'aveva riscoperta solo nel 1909 — di frigidità accademica, di puro mestiere, ma che il restauro in occasione della mostra ha finalmente rivelato in tutto il suo impegno, fervido e minuzioso ad un tempo, di invenzione cromatica. Una partitura da grande orchestra lungo tutta la gamma armonica del colore, dal clangore pieno dei blu. rosso e giallo ore al più delicato sussurro dell'ombra colorata. Marco Rosei - i prsdcddccc Pompeo Batonl: «lai Presentazione al Tempio» (particolare) alla mostra «Brescia pittorica 1700-1760: l'immagine del sacro»

Luoghi citati: Brescia, Modena, Trieste, Verona