Le navi italiane giunte a Sète autorizzate a scaricare il vino di Piero Cerati

Le navi italiane giunte a Sète autorizzate a scaricare il vino Un segnale positivo dalla Francia dopo le pressioni del nostro governo Le navi italiane giunte a Sète autorizzate a scaricare il vino Il permesso è arrivato quando i capitani avevano già chiesto agli armatori il permesso di tornare indietro - Sdoganato il prodotto bisognerà attendere (almeno un mese) i risultati degli esami di laboratorio a Parigi DAL NOSTRO INVIATO SPf CIAU SETE — L'-Aragon- e 11 ■ Mistral.. due delle quattro navi italiane ormeggiate nel porto di Sete hanno incominciato Ieri alle 13.45 le operazioni di scarico del vino che hanno trasportato dalla Sicilia. Le altre due (la •Olorita» e 11 ■ Gleukos-, quest'ultima arrivata ieri mattina) verranno scannate lunedi. Dopo un'altalena di avvenimenti protrattasi per oltre 24 ore. dall'ufficio centra!* della dogana di Parigi e arrivata all'improvviso l'autorizzazione a scaricare le navi. Ormai più nessuno se l'aspettava: gli acquirenti francesi avevano ritiralo le autobotti In attesa ] sui moli dopo che 1 doganieri di Sete, applicando alla lettera 1 regolamenti, avevano trovato cavillose irregolarità sulle bolle di accompagnamento della merce bloccando tulle le operazioni di scarico. Incerti sul da farsi. 1 comandami delle navi avevano chiesto informazioni al loro armatori. -Restate in porto. Il vino non deve tornare indietro., era stala la laconica risposta. Poi. l'improvvisa autorizzazione. Il lavoro frenetico degli operai addetti alle pompe, il viavai delle autobotti dirette verso i deposili doganali, dove dovranno sostare in attesa del consueti esami di laboratorio per accertare ia qualità del vino importalo. • Una attesa che rafia da un mese a 45 giorni — spiega il signor Dhaineaut. l'agente francese dell'armatore della nave "Aragon" — com'è consuetudine qui a Site.. Altrove, infatti, i controlli sono molto più rapidi (secondo gli accordi Cee dovrebbero essere completati entro quattro giorni). A questo punto, dopo le • bagarres- dei giorni scorsi e il lungo braccio di ferro tra i <>>>>cin •vignerons» in agitazione e le autorità francesi, viene spontaneo chiedersi chi ha vinto questa prima fase della guerra del vino. Per Jean Huillet. capo del comitato d'azione, è ancora presto per pronunciarsi: • // blocco del vino sulle navi o l'autorizzazione a scaricarlo sono solo episodi marginali. Quel che conta sono le decisioni prese a Parigi dal governo, mercoledì scorso, per porre un freno a queste importazioni incontrollate: si tratta adesso di verificare quello che potrà accadere in futuro. A metà settembre potremo fare un bilancio'. Allora ci sarà una tregua in questa guerra? Il giovane viticoltore. 37 anni, sposato e padre di tre figli, animatore della protesta dei •vignerons». ribatte: .Guerra mi sembra una grossa parola. Comunque, per ora abbiamo sospeso ogni manifestazione. Sono sulla breccia da dieci anni, non da ieri Per il mio lavoro, per la mia terra, per difendere la mia cultura e la tradizione della mia gente, sono disposto a fare qualunque cosa-. Perche odia tanto il vino italiano? Scuote la lesta ricciuta prima di rispondere: • Bon. io non ce l'ho col vino italiano. Non ce l'ho con l viticoltori siciliani o pugliesi, povera gente, poveri come noi. che forarono duro per poche lire, lo mi batto contro il principio dell'importazione, che è sbagliato. Mi batto contro i speculativi dei grossi commercianti, dei capitalisti. 0''' politicanti, di quelli che vogliono metterci in ginocchio- Anche I on. George Sutra. deputato al parlamento euro P*° e consigliere di Mitter- "-"d per i problemi della vlti coltura, ritiene che nel mec canismo delle importazioni ci sia qualcosa di sbagliato: .La guerra dei poveri non fa bene a nessuno Ma gli episodi di questi giorni hanno messo in luce alcune deficienze nel meccanismo. L'Europa deve trovare il modo di superare questo scoglio. Dall'Italia arriva del buon vino, di cui i nostri produttori hanno bisogno per migliorare la ^-alttà del propAo prodotto. VM anche del vino pessimo. Ci sono trafficanti che si sono arricchiti in maniera incredibile pensando solo ai loro interessi. Tutto questo deve finire'. Per la gente del Midi, il vino è lutto. Da Marsiglia al confine spagnolo le vigne sono un orizzonte di filari che vanno all'infinito. Il vino è dappertutto, nei silos, nei treni merci, nelle autobotti. Cartelli violacei annunciano di Beziers che questa è «fa capitale del vino- Ogni tanto sui muri di una casa ai legge la scritta: .Bevete vino, la bevanda più igienica e sana'. E' una monocoltura ossessiva e brutale come lo sono il caffé e la canna da zucchero e il cotone in altre parti del mondo. Ne derivano una specie di nevrosi perenne e di squilibrio psicologico. Ogni evento che riguarda il vino eclissa sulle pagine dei giornali locali qualsiasi altra cosa accaduta nel mondo. L'importazione dei vini stranieri è denunciata da queste parti come la .peste comunitaria. Per difendersi, per difendere -la nostra cultura, la nostra tradizione — dice Huillet — siamo disposti a tutto: Anche alle azioni più assurde, come rovesciare nafta nelle cisterne di una nave italiana carica di vino? Sorride: -Su quel battello (!'• Ampclos>. partito da Macerala e arrivato a Sete lunedi scorso: n.d.r). c'erano due cisterne colme di vino "absolument infect". Avevamo preso dei campioni e li abbiamo tatti analizzare. Quel marciume non doveva essere bevuto da nessuno. Francesco Fornari (A pag. 8: La stagione amare del vino. Servizi di Livio aurato. Piero Cerati. Sergio Miravano.

Persone citate: Aragon, Francesco Fornari, George Sutra, Huillet, Jean Huillet, Mistral, Sergio Miravano, Sete

Luoghi citati: Europa, Francia, Italia, Marsiglia, Parigi, Sicilia