Sconfitto il fango con licenza di uccidere

Sconfitto il fango con licenza di uccidere Con una nuova terapia, la «plasmaferesi», di Amanita falloide non si dovrebbe più morire Sconfitto il fango con licenza di uccidere Condizione indispensabile per la salvezza è che l'intossicato sia trasportato al più presto in ospedale (trascorse le 48 ore non c'è più nulla da fare) • Con un separatore cellulare (a Torino ce ne sono 4) i medici gli sostituiscono il plasma intaccato dal veleno o , a 5 o è Di •falloidina' e •amanitine». i tenibili veleni doli'/*mani fa falloide, non si muore più: a patto che gli Intossicati siano sottoposti ad un nuovo tipo di cura, la • plasmate resi. I cui risultati sono definiti •ampiamente positivi'. Ne ha dato notizia mercoledì un'Inconsueta pubblicità, apparsa sulle colonne de La Stampa, firmata dalla responsabile del centro trasfusionale A vis. prof. Anna Massaro. Com'è noto, a differenza di altre qualità di funghi tossici, 1 sintomi d'avvelenamento provocati àaiì'Amanita falloide (nausea, vomito, diarrea) compaiono 10-12 ore dopo l'Ingestione. 81 tratta di un veleno cosi potente che sono sufficienti due bocconi di polpa, cotta o cruda, per provocare la morte dell'Incauto ricercatore. Le terapie tradizionali, tra le quali Iniezioni di penicillina e neomlcina. acido noetico, diuresi forzata, si sono dimostrate troppo blande, quasi «cure d'appoggio» piuttosto che interventi essenziali per salvare vite umane, specialmente se applicate In ritardo. Troppo spesso, secondo i responsabili del reparti di rianimazione e terapia Intensiva, la responsabilità della morte ricade, oltre che sull'Incompetenza e sulla leggerezza di chi si ciba di un alimento sconosciuto, anche su una diagnosi frettolosa o incauta. La dott. Donatella Lajolo. aluto primario all'Aris, spiega: • /( veleno entra in circolo subito, ma, durante le prime 20 ore, non produce guai troppo seri all'organismo'. In seguito l'attacco diventa spietato, il fegato in particolare si satura di tossine e ne subisce l'azione distruttrice. Le cellule si disgregano e liberano un enzima, la ■ fronza mi nari., che. normalmente, si trova nel sangue In dosi minime. 30-35 Unità Intemazionali. Nel giro di pochissime ore tali valori balzano alle stelle, con una concentrazione di quell'enzima pari a centinaia, migliaia di Unita. Il processo di decomposizione del tessuto cellulare ha ormai raggiunto proporzioni drammatiche. • Talvolta, solo in quel momento il medico che ha in cura il paziente intossicato (spesso t sintomi sono stati scambiati per quelli di una banale gastroenterite) si rende conto della gravità del caso e lo manda in un centro specializzato'. Ha cosi inizio una lotta disperata contro 11 tempo. Se dall'Ingestione non sono ancora trascorse 48 ore, vi è la certezza della guarigione, altrimenti «non rimane che sperare'. All'Intossicato viene collegato un apparecchio, il •separatore cellulare., il cui funzionamento è molto semplice. La macchina riceve II sangue, asportato come durante una normale trasfusione, e una centrifuga ne separa 1 vari componenti. Il plasma, composto per 11 93 per cento di acqua, rimane In superficie perche più leggero, mentre precipitano le parti solide, globuli e piastrine. E' proprio 11 plasma il veicolo di proteine, albumina, sali minerali e anticorpi, elementi che nutrono e difendono l'organismo. Ma è anche veicolo di sostanze dannose. E' dunque sufficiente eliminare 11 plasma per asportarne 1 veleni contenuti. Piastrine e globuli, miscelati al plasma di un donatore sano, vengono riimmessi nell'organismo. Oc corrono In media 3 ore per sostituire due litri di plasma. l'vtestcssmndrsagsldsssSI II 11 IMI 111 II 1110 III I II 111 II 1111111111 II ! 1111 H , 11111 I l'Intervento va ripetuto 3-5 volte nel giorni seguenti. La terapia è detta appunto - pia- sma fere si.. t • La dotazione di «separatori cellulari' a Torino è modesta, soprattutto considerando che sono utilizzati anche per numerose altre malattie: l'Aris ne possiede uno. due la Banca del Sangue, un quarto è nel reparto di ematologia dell'Ospedale Molinette. Altri sono a Biella, Cuneo. Novara. Anche alla Banca del Sangue, diretta dal prof. Peyrettl. si è persuasi della validità della .plasmaferesi.. confermata dall'esito dei 13 casi trattati lo scorso anno: tutti 1 pazienti si sono salvati. Ma l'equipe di specialisti (i medici Curtl, Sardi e la dott. Vallauri) sot¬ tolinea a sua volta l'esigenza di una diagnosi precoce: •/( medico che eventualmente sbaglia yer eccesso di prudenza non rischia nulla. Nessuno lo rimprovererà mai perché in circostanze sospette ha dimostrato troppo zelo. L'aiuto primario del Centro di rianimazione delle Molinette, dott. Graziella Massano. precisa: .Il vero guaio accade nei casi opposti, quando cioè al ritardo di un nostro intervento si sovrappone il fatto che in genere /'Amanita falloide viene ingerita da intere famiglie. Attendere per ore che la macchina si liberi per essere sottoposti al trattamento, può significare morte certa quando già ri è a un passo dalla guarigione'. Carlo Novara

Persone citate: Anna Massaro, Aris, Carlo Novara, Donatella Lajolo, Graziella Massano, Vallauri

Luoghi citati: Biella, Cuneo, Novara, Torino