Morto il petroliere Moratti padrone della grande Inter di Angelo Moratti

Morto il petroliere Moratti padrone della grande Inter A 72 anni, stroncato da malore in villeggiatura a Viareggio Morto il petroliere Moratti padrone della grande Inter (Segue dalla l'pagina) Iw grezzo estratto in Medio Oriente, sicché costruendovi una raffineria c'è possibilità di lavorarlo, esportarlo, combinare buoni affari. Moratti trova chi lo finanzia e costruisce la raffineria di Augusta, chiamata Rasiom. Nel 1950 la Rasiom lavora 450 mila tonnellate di greggio. Dieci anni dopo la capacità lavorativa è decuplicata, continua ad aumentare, lui Rasiom acquista turbocisterne, si ramifica in aziende collaterali. Il 1955 è l'anno della presidenza dell'Inter, succedendo a Rinaldo Carlo Masseroni. «L'Inter era allora una squadra terribilmente simpatica, ma anche terribilmente matta*, ricordava Moratti. In effetti era una squadra malmessa e che annaspava nella seconda metà della classifica, dove gli allenatori arrivavano e partivano velocemente come nelle farse dell'antico teatro. In tredici anni di 'presidenza Moratti» l'Inter vince tre scudetti, due Coppe dei campioni e altrettanti titoli mondiali di club. Con Moratti l'Inter trova sterminata popolarità e diventa l'anii-Juventus del calcio italiano. Presidente della Juventus è l'avvocato Agnelli. C'è stima reciproca. Più che stima, tanto che accadono cose oggi diffìcili da credere. Succede, per esempio, che Agnelli tratta personalmente l'acquisto di John Charles e che Moratti manda in Inghilterra il suo manager Valentini con lo stesso scopo. Appena però sa che Charles interessa ad Agnelli, l'industriale milanese tronca le trattative per evitare un'asta fra Inter e Juventus. L'anno dopo lo stesso favore è restituito da Agnelli a Moratti per un altro calciatore inglese. Eddte Firmam. Intanto, il presidente dell'Inter continua ad ingrandire il suo impero industriale (altre raffinerie, miniere di lignite, una partecipazione chimica, interessi armatoriali, iniziative immobiliari) lavorando intorno alle quattordici ore al giorno al sedicesimo piano di un grattacielo del centro direzionale di Milano. Un ufficio sen- za fotografie di calciatori, alle pareti quadri di Brughel il Vecchio e di De Pisis. Una vasta scrivania, dittafoni, telefoni. Di là le segretarie, gli impiegati. Da questo ufficio il commendato^ Moratti comanda capuani di turbocisterne, ingegneri petroliferi, allenatori, direttori di fabbriche. Ha migliaia di dipendenti fra impiegati, operai, tecnici, calciatori. La valigia sempre pronta per volare dove c'è da concludere un affare. (Dicono di lui: «E* un uomo che non riesce a vivere rilassato»;. Ha modi cortesi ed è autorevole, ottiene quello che vuole senza alzare la voce. Oltre la passione del calcio, quella della caccia, pochi interessi culturali, una bella famiglia: la mo¬ glie, piena di stile, che era tele- j lanista in quella società svizzera dove lui era pianista, cinque figli, e un sesto adottato. Raramente fa sfoggio di mondanità, ma al matrimonio di una figlia sono invitati Agnelli. Merzagora. Compiili, Faichi. Furio Cicogna. Sei I960 arriva Helenio Herrera e l'Inter di Moratti vince e rivince, rinforzandosi ogni anno e poi. dice con orgoglio il presidente: «Cinque ce j li siamo cresciuti in casa: Bicicli. Boliln. Corso. 1-aieliciti. Mazzola». Ma troppe sigarette e troppo lavoro, e il commendatore ha già un infarto nella cartella clinica. «I medici mi hanno messo con le spalle al muro: diminuire il ritmo degli affari o lasciare la presidenza dell'Inter. Scelgo quest'ultima proposta». A metà maggio I96X lascia la suu Inter al vicepresidente Fraizzoli. Dall'ufficio al sedicesimo piano lontinua a dirigere il suo impero (agli inizi del Settanta la maggiore delle sue varie società, la Saras. in Sardegna, pare abbia un capitale di venti miliardi) Un'attività in espansione, irrefrenabile e nel 197) Moratti entra nel Corriere della Sera, socio della signora Crespi e dell'avvocato Agnelli, e manda uno dei figli nel consiglio di amministrazione. Lui continua ad occuparsi di petrolio e degli affari di sempre perché, dice: ■'Ognuno nasce per far bene un solo mestiere». Luciano Curino Milano. Angelo Moratti in una fotografia del 1964 con la Coppa Intercontinentale (Tel. Ansa)

Luoghi citati: Augusta, Inghilterra, Medio Oriente, Milano, Sardegna, Viareggio