La sindrome di Pompei di Stefano Reggiani

La sindrome di Pompei La sindrome di Pompei In ira nelle possibilità reali la bomba N e s'avvicinano certe fantasie profonde e ansiose degli scrittori e degli uomini di cinema dentro l'era atomica. Personaggi che si svegliano in un mondo improvvisamente deserto di ogni segno civile, ultime spiagge con ultimi sopravvissuti, il seme dell'uomo che si consuma in vividi l'alo lungo il mare o la folla precaria già prossima a sparire come in quel racconto di Buz/ati sulla fine del mondo: -Un I pulito immenso comparve m ciclo . Paura che si veste di surrealismo, rin- j corsa verso solitudini salvatrici, verso ini- ! probabili sopravvivenze. Ma non solo. ; Con la possibilità della bomba N e con la ! sua capacità, più favoleggiata che reale, di colpire solo gli uomini e di risparmiare i le cose, la fantasia degli scrittori viene j realizzata al grado estremo di rarefa/io- > ne: nessun deserto di macerie, nessun | fuoco di bivacchi o battaglia di scampali, semplicemente un vuoto arredalo di lutiti il passato. Come in Dissipatio H.C. di Morselli che non per niente era un futurologo tanto dilettante e schivo da suicidarsi inedito coi suoi privati capolavori. Il personaggio di Morselli si trova in un mondo limpida¬ mente uguale a se stesso, ma senza abitami. E' verosimilmente passata una schiera di bombe N. lasciando tutto intatto .ill'infiiori dei cittadini. Se vuole compagnia, il sopravvissuto di Morselli deve cercarla nei manichini, deve acv.au stare gli oggetti, dialogare con le cose. Ma le «cose* non svino la cultura? E un mondo disabitato non è per avventura ancora un mondo? I.a tentazione più grave che la bomba N mette in moto nelle fantasie apocalittiche è legata alla sopravvivenza delle cose (manufatti, palazzi, arte). L'urlo di chi giudica la bomba N più infame dell'atomica non nasce da un giudizio morale (infamia c uguale), ma da una paura • colta'>. la presuma capacità selettiva della bomba N provoca un'attenuante perversa, una indulgenza autopunitiva che possiamo chiamare ►sindrome di Pompei». A Pompei la lava del vulcani' giunse in un soffio, dissipo gli uomini fermandoli nei gesti quotidiani, ma stampò la città nell'eterno. Conservò le botteghe e le ville, le strade e i giuochi, gli um e l'arte. Si può dire che oggi, nella crudele indifferenza alle vite passate, la città di Pompei i non sia «viva*, la più attuale tra quelle che le erano uguali e che nessuna distruzione ha conservato? Cosi la bomba N. di I fronte al potere totalmente devastatore j dell'atomica, sembra avere una perversa ' possibilità di appello. E" una bomba che può uccidere il Papa e i suoi collaboratori, ma salvare la cupola di Michelangelo e il colonnato del Bernini E* una ventata terribile che può eliminare tra ■ tormenti i capi dell'Urss e degli Usa. ma conservare integri per ; qualche futuro le cupole del Cremlino e il Campidoglio di Washington. E' un onda di radiazioni che può cancellare probabilmente tutti i parigini, ma non il l ouvre. i londinesi ma non il Bntish Muschio, i lontani abitanti di Leningrado, ma non l'Ileiniitage. I bibliotecari, ma non i libri: gli archivisti, ma non i film: i parlanti e non le parole. E" per questa tentazione autopunitiva ! e suicida, dove la cultura resta la nostra ; sola assoluzione per il futuro, è per questo pensiero odioso e profondo che la bomba N e più pericolosa della bomba atomica l'hanno capito in America i poj linci più avvertiti: essa è più terribile peri che più possibile Stefano Reggiani

Persone citate: Bernini, Morselli

Luoghi citati: America, Leningrado, Pompei, Urss, Usa, Washington