In tredici a tavola di Mario Ciriello

In tredici a tavola In tredici a tavola I membri dell'Opec si ritrovano per discutere un problema: il mercato è più ricco di petrolio che di dollari Petrolio ed Economia mondiale. Abbinare questi due temi è sempre un compito ingrato, primo perche è impossibile offrire spiegazioni semplici e chiare, secondo perche quanto giova alla collettività nuoce spesso all'individuo. Sferzato dall'inflazione, esapserato dal prezzo della benzina e del riscaldamento, il cittadino non accetta con indulgenza l'idea che alcune di queste pene siano benefiche: e tanto meno crede a chi gli addila I primi barlumi di luce alla fine del tunnel energetico. Eppure, è la verità. Il mondo sta cominciando a trovare un .modus vivendi, con il petrolio. E' In tale evoluzione che va cercato il motivo della riunione straordinaria dell'Opec prevista per mercoledì 19 a Oinevra. Le nazioni del cartello più colpite dalla frana nelle vendite (due esempi: la Nigeria ha ridotto la produzione di due terzi, la Libia l'ha quasi dimezzata) vogliono che l'Arabia Saudita cessi di contribuire alla sovrabbondanza internazionale con i suoi 10 milioni e 200 mila barili al giorno. Il governo di Riad non respinge a priori la richiesta, ma e disposto a considerarla soltanto come parte di un •pacchetto-, che a lungo termine dovrebbe rivelarsi vantaggioso per tutti. Opec e consumatori. I sauditi vogliono un .congelamento., più o meno totale, dei prezzi fino alla fine dell'82. .congelamento- al quale seguirebbe, con 1"83. una loro moderata .indicizzazione-. Questi importanti passi non possono perù essere compiuti se l'Opec non restituisce prima ai suoi prezzi l'unita infrantasi verso la fine degli Anni 70. A tale .scopo Yamanl pare pronto a innalzare il proprio greggio da 32 a 34 dollari il barile, e ad abbassare la produzione a otto milioni e mezzo di barili se colerò il cui prezzo e oggi 40 lo diminuiranno a 38 o 37. Si avrebbe cosi una convergenza attorno ai 34 dollari invece dei 36 di oggi: il prezzo dell'.arabico leggero* saudita tornerebbe ad essere il .prezzo di riferimento.. Pare previsioni sul possibile esilo della Conferenza è tempo perso: si può dire tuttavia che anche l'Opec — e non e facile annonizzare gli interessi di tredici nazioni tanto diverse — mostra una più sagace consapevolezza delle nuove realtà energetiche. Il passato e iHissato. le vecchie equazioni non sono più valide. Neppure l'esuberanza della valuta americana, che dovrebbe lasciare quest'anno nei forzieri Opec un surplus tra gli 80 e i 100 miliardi di dollari, smorza le apprensioni. E' un surplus mal distribuito, i super-ricchi, come i sauditi e gli Emirali del Oolfo. ne hanno il grosso: e tutti comunque lo vedranno assolligliato dalle crescenti importazioni. 8i naviga verso acque mai solcate, la storica transizione energetica e cominciala prima del previsto. I prezzi Opec hanno arrestalo quello si ruttameli to irruente delle risorse petrolifere che durava ormai da vari decenni, hanno tmpo- dtoupnPcrssndnsmbl2nOczmrcpprSlnttsunllrbsto decisioni dolorosissime ma. a lungo termine, salutari. La domanda globale di greggio nelle nazioni industriali e calata neH'80 di ben la per cento e continua a calare. La discesa più forte la si e avuta negli stati Uniti, che in cinque anni hanno diminuito dal 35 al 33 per cento la loro quota di |h'troiu> del mondo non comunista. La Exxon già prevede che. nei Paesi industriali e non industriali, la richiesta resterà stabile, attorno ai 50 milioni di barili il giorno, per i prossimi dieci anni. Il caro-petrolio ha costretto le società industriali a rallentare la crescita, anche perche nessun governo ha trovato un modo migliore per fronteg- ; giare l'Inflazione: ma. allo stesso tempo, proprio perché i prezzi dei greggio erano alti, queste slesse società hanno cominciato a risparmiare 1 energia e a trovarne di nuova, m varie forme. Secondo alcuni calcoli, la recessione, almeno nella sua intensità attuale, contribuirebbe nella misura di circa il 50 per cento alla diminuita domanda di jietrolto. E' ovvio pertanto che una qualsiasi convalescenza ecomimica, soprattutto se accompagnala da tagli alla pròdazione saudita, potrebbe ri- ; deslare le tensioni sul mercato del greggio, por fine ad un'eventuale moratoria dei prezzi. Tuttavia, sia pure con infinita prudenza, si osa sperare. Per molti motivi. Perché la conservazione di energia e il ricorso a nuove fonti hanno spiccato il volo con maggior slancio del pensato. Perché le nazioni Industriali, pur volendo una ripresa, non la vogliono eccessiva, bruciante, auspicano uno sviluppo modesto ma costante. (L'ideale sarebbe una crescita del 4 per cento l'anno, alimentata da una del 2 per cento nel consumo d'energia). Infine, perché lutti. Opec e clienti, cominciano a capire che risparmi e produzione di petrolio sono complementari, che devono procedere di pari passo, nell'interesse comune. n pericolo è che tutti questi progressi, voluti o fortuiti, impigriscano gli statisii. ne corrodano la volontà il coraggio. Sarebbe una tragedia, perché la transizione energetica naufragherebbe, scagliandoci tutti In un Mae istmi n di sventure economiche, e politiche, sempre più calamitose. Mario Ciriello

Luoghi citati: Arabia Saudita, Libia, Nigeria, Riad