La scommessa di Cancun di Alfredo Venturi

La scommessa di Cancun OSSERVATORIO La scommessa di Cancun L'appuntamento e a Cancun. Messico, per il 22 e 23 ottobre. L'iniziativa e del presidente messicano José Lopez l'ornilo e del cancelliere austriaco Bruno Kreisky. Ma l'idea base scaturisce dal rapporto pubblicato poco più di un anno fa da Willy Brandt. Che cosa sosteneva nel suo rapporto l'ex cancelliere tedesco? Che la direttrice planetaria della crisi, l'asse di una instabilità ormai esplosiva, muove da Nord a Sud. non da Est a Ovest come la diplomazia tradizionale continua a credere. Che. insomma, la vera scommessa per la presente generazione sta nello squilibrio internazionale della distribuzione delle risorseDi questo parleranno, a Cancun. i capi di Stato e di governo di ventiduc Paesi. Al vertice Nord-Sud parteciperanno potenze industriali (Stati Uniti. Repubblica Federale di Germania. Giappone. Francia. Gran Bretagna. Canada. Svezia. Austria), accanto a Paesi diseredali del Terzo Mondo (Bangladesh. Costa d'Avorio. Guyana. Nigeria. Filippine. Tanzania) e a un gruppo di Stati più difficilmente classificabili: Jugoslavia. India, Cina. Algeria. Arabia Saudita. Brasile. Messico. Venezuela Ricci e poveri, insomma, con varie sfumature. La presenza di maggiore interesse diplomatico sarà quella di Ronald Reagan. rappresentante un Paese, e una politica, da sempre lontani da questo genere di ap¬ proccio globale alla tematica Nord-Sud. Per avere a Cancun la delegazione americana i messicani hanno dovuto rinunciare, com'era inizialmente in programma, a includere Cuba. E' vero che difficilmente gli Stati Uniti muteranno il fondo della loro politica verso il Terzo Mondo. Che. significativamente, appare parallela alia politica sovietica. Sono politiche fondale sul rapporto bilaterale piuttosto che sulla trattativa globaie: politiche selettive, dunque, che permettono di optare scelte ben precise a servizio di un'ottica di confronto e competizione Est-Ovest. Si tratta di uno spirilo esattamente opposto rispetto a quello del rapporto Brandt, e a quello che prevedibilmente passerà alla storia come -spirilo di Cancun*. Ma resta il fatto che. mentre Breznev ha declinalo l'invito alla conferenza messicana, lasciando capire che si tratta di materia interna al sistema capitalistico. Reagan parteciperà ai lavori: preceduto da una dichiarazione di Alexander Haig dagli accenti davvero nuovi. Ha dello infatti il segretario di Staio, subilo dopo la conferenza preparatoria dei ministri degli Esteri, che il vertice di Cancun sarà <■ un'occasione storica per un nuovo avvio dei rapporti fra le nazioni». Che di nuovo avvio ci sia bisogno non e solo Brandt a sostenerlo. Un pianeta in cui il reddito prò capile annuo oscilla fra i novanta dollari del Bangladesh e i 17 mila del Kuwait: in cui la speranza di vita e di 40 anni per chi nascce in Etiopia, di 76 per chi viene al mondo in Svezia o in Giappone: in cui l'analfabetismo degli adulti, nullo in Finlandia, in Australia e in Urss, raggiunge il 92 per cento nel Niger: in cui la mortalità infantile, cioè fino a un anno di età. supera il 200 per mille in Afghanistan mentre in Svezia non arriva al 10 E dopo anni di terzomondismo fumoso e inconcludente, oscillante come era fra la fiducia illuministica del i decollo economico » per tutti e le lamentazioni apocalittiche di chi non riusciva a scorgere se non prospettive di tipo mistico, quelli della commissione Brandt hanno avuto il merito di porre il gigantesco problema su basi nuove e concrete. Le ha riassunte recentemente, sul Times, un membro della commissione, l'ex primo ministro Edward Mei ih Indicando i punii da affrontarsi con urgenza: una politica alimentare contro la fame, un sistema di forniture energetiche per quei Paesi che non hanno ne il petrolio ne i mezzi per importarne, una tecnica coordinala di finanziamenti che risolvano, o almeno attenuino, il colossale indebitamento del Terzo Mondo. Orami capace, e qui sta la pragmatica concretezza dello • spirito di Cancun». di far precipitare la crisi del sistema bancario occidentale. Alfredo Venturi Povertà nell'America latina. Cambieranno i rappporri Nord-Sud?